MESSINA. «Se con una media di 8mila tamponi giornalieri abbiamo 1.000 contagiati al giorno, vuol dire che un siciliano controllato su 8 risulta positivo (la media di ieri è di uno su sette, ndr). Quanti ce ne sarebbero se ne facessimo 20mila, come avviene in Campania?». A porre l’interrogativo al Governo regionale sono i deputati regionali del M5s Valentina Zafarana e Antonio De Luca, che intervengono con una nota dopo le roventi polemiche sulla zona “arancione”, prendendo di mira l’operato di Nello Musumeci e di Ruggero Razza

«Far credere che dietro la definizione di “zona arancione” per la Sicilia ci siano motivazioni politiche o, peggio, partitiche, è un atto gravissimo, irresponsabile, privo di ogni logica. Un messaggio indegno di rappresentanti istituzionali, di qualsiasi livello – commenta Zafarana – Se veramente si fosse voluto favorire le regioni “amiche”, per quale motivo la Puglia dell'”amico” Emiliano sarebbe in zona arancione, e la Liguria del “nemico” Toti sarebbe in zona gialla? E Vincenzo De Luca, che avrebbe voluto le misure più stringenti possibili per la propria Regione, tanto da vararle adesso autonomamente? È “nemico” anche lui? Bastano questi semplici esempi per distruggere qualsiasi ridicola ipotesi complottista», prosegue la deputata, che fa riferimento “agli appena 59 milioni spesi dalla Regione per potenziare la rete ospedaliera (su un totale di 160 erogati dallo Stato) e al numero di posti letti attualmente attivati in terapia intensiva”.

«Nell’ultimo report disponibile, quello su cui si è basato il DPCM di ieri – spiega – l’Istituto Superiore di Sanità già classificava la Sicilia “a rischio elevato di una trasmissione non controllata di SARS-CoV-2, con molteplici allerte di resilienza e alta probabilità di progressione”. Cosa segnalava l’ISS? Carenza di risorse umane, incapacità di realizzare una indagine epidemiologica completa, percentuale di positività al tampone in aumento. Quindi i freddi e indipendenti numeri, già descrivevano la gravità della situazione in Sicilia, con centinaia di nuovi focolai che non si riusciva a tracciare. Stupirsi oggi, o fare finta di non saperlo, dimostra solo disonestà intellettuale. A fronte di dati oggettivi, che sia Razza che Musumeci conoscevano benissimo,  è chiaro a chi spetta fornire delle spiegazioni, e magari chiedere scusa, alle migliaia di siciliani proprietari di bar, ristoranti e attività di varia natura che domani non potranno alzare la propria saracinesca».

A intervenire anche il deputato regionale Antonio De Luca: «Andavano aumentati posti letto e tamponi e invece è arrivato solo l’aumento delle pensioni e dell’assegno di fine mandato dei deputati dell’Ars. Musumeci dovrebbe essere rosso di vergogna. Scaricare le proprie responsabilità sul governo nazionale è un atto di irresponsabilità politica che non ha precedenti e che dimostra tutta la sua inadeguatezza».

«Il Governatore – proseguono i due deputati – dovrebbe spiegare ai siciliani quali misure, sul fronte dell’aumento dei posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, la Regione siciliana ha predisposto, adottato e posto in essere, visto che il nuovo piano ospedaliero Covid è stato presentato solo ieri (avantieri, ndr). Così come dovrebbe spiegare quali forme di tracciamento dei pazienti Covid ha adottato sino ad oggi. Musumeci, più che cercare scuse, si assuma le responsabilità delle proprie azioni», concludono. 

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