MESSINA. Si è svolto questa mattina, 2 dicembre, presso l’aula magna del rettorato, l’evento “Un eroe del nostro tempo”, organizzato dall’Università degli studi di Messina in ricordo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel quarantennale della strage di via Carini, in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.

L’incontro è stato moderato dal giornalista, Nuccio Anselmo, che ha aperto ricordando gli eventi di quella tragica giornata e la vita di Dalla Chiesa, contraddistinta dalla lotta al terrorismo e a Cosa Nostra. Sono seguiti i saluti istituzionali da parte del Rettore, Salvatore Cuzzocrea, che ha poi introdotto  Simona Dalla Chiesa, interrogandosi sul ruolo delle istituzioni e su quello delle famiglie e citando le parole del generale Dalla Chiesa: “Certe cose non si fanno per coraggio, ma per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli.”

“Sicuramente quella frase ha un grande valore. C’è dentro tutto.” Ha ammesso la Dottoressa Dalla Chiesa, che ha anche parlato dei condizionamenti e le difficoltà vissute in adolescenza, sottolineando però, “non ci sarebbe mai venuto in mente di contestare le scelte di papà.” “Quando si nasce e si cresce in una famiglia come la mia,” ha spiegato, “si impara a far propri prima di tutto certi valori e a convivere con tutto quello che ne può derivare. Dopo è stato pesantissimo. Ma avevamo due possibilità: nutrire la rabbia e provare disgusto, non solo verso la mafia, ma anche verso le istituzioni che lo avevano abbandonato, oppure attingere ai suoi valori per dire: “non sei morto invano.”

L’incontro è poi continuato con una contestualizzazione storica a cura del professore Luigi Chiara, ordinario di Storia contemporanea dell’Ateneo Peloritano, con le parole di Emanuele Crescenti, Procuratore della Repubblica del Tribunale di Palmi e con il ricordo del Generale  Riccardo Galletta, Comandate Interregionale Carabinieri “Culquaber”, che ha elogiato anche le tecniche di indagine moderne del generale Dalla Chiesa.

Il professor Chiara ha ricordato il ruolo fondamentale del generale anche nel caso dell’omicidio di Placido Rizzotto (prima di lui si era detto un suicidio) e in quello di De Mauro ma anche le critiche rivolte a causa dei poteri speciali conferiti durante la lotta alle Brigate Rosse, per poi tornare a parlare delle indagini sul traffico di droga e il conseguenze riciclaggio del denaro da parte della mafia, sottolineando che Dalla Chiesa tornò a Palermo “sulla base di un ammonimento: “Sappiate che quando andrò a Palermo certamente avrò a che fare con i fili che legano la corrente andreottiana alla mafia.”
Chiara ha poi posto l’accento sulla sparizione delle carte di Dalla Chiesa, scomparse sia dalla cassaforte in casa che dalla valigetta nera che il generale portava sempre con sé, e sulle intercettazioni in cui si parla dell’omicidio di via Carini come di “un favore.”

“Per fortuna però, anche dopo l’omicidio Dalla Chiesa, Palermo non è espugnata,” ha evidenziato il professore, che ha poi continuato: “La risposta dello Stato e delle istituzioni è una risposta che si concretizza a partire dal 416 bis.” Proprio sulla reazione di Palermo si è soffermata anche la dottoressa Dalla Chiesa, che spiega il legame tra la città e il padre attraverso il suo lato più umano e il suo modo di rapportarsi con gli studenti, gli operai, i tossicodipendenti e le loro famiglie.
“Aveva capito che la guerra alla mafia si portava avanti con un cambiamento delle teste e della cultura.” Ha poi raccontato anche come il funerale del padre sia stato organizzato molto velocemente e in un modo che le è sembrato sin troppo sbrigativo, come se si volesse portarlo subito via da Palermo per far sì che non se ne parlasse più. “Ma non avevano fatto i conti con una Palermo che ha trovato la forza, la capacità e l’amore per reagire e per segnare, con una presenza che sarebbe continuata negli anni, la sua partecipazione e la sua gratitudine per quell’uomo che aveva lottato per loro.” “Palermo non è stata espugnata perché da quel momento è partita una rinascita della società civile.”

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