Di Andrea Marchello

MESSINA. Quanto spende Messina nella tutela e nella valorizzazione di beni ed attività culturali? Poco, pochissimo. Con tutto ciò che ne consegue anche a livello economico. A dirlo sono i dati (riferiti al 2017, ultima analisi disponibile) analizzati da Openpolis che, grazie ad “openbilanci” (strumento che raccoglie ed analizza i bilanci dei comuni italiani), permette di avere una panoramica generale e specifica per singole voci di spesa. Per quanto riguarda i comuni più popolosi, vale a dire quelli con oltre 200mila abitanti, la città dello Stretto si piazza penultima (dopo Napoli), con appena 14,45€ pro capite, unica realtà insieme al capoluogo partenopeo a non superare nemmeno i 15€ di spesa.

Ad andare male è però l’intero Mezzogiorno, dove si spendono meno di 20€ pro capite in tutela e valorizzazione di beni ed attività culturali. Tra le 3 più grandi città della Sicilia Messina è ultima, superata da Palermo (17,55€ pro capite) e Catania (dove si spendono 19,85€). Per dare un termine di paragone, a Messina si spendono 35,54€ pro capite in meno di Genova e ben 49,85€ in meno di Padova. A guidare la classifica è Firenze, che spende 117,51€ per abitante. Un’adeguata valorizzazione di beni ed attività culturali permette ai comuni di avere indietro un ritorno anche in termini economici, e chi spende di più lo sa bene.

Se consideriamo la spesa della totalità dei comuni italiani – non solo dei capoluoghi – Messina si piazza in un poco confortante 3159° posto, superata in ambito metropolitano da realtà come Cesarò (3010° con 15,33€ pro capite) o Castel di Lucio (2059° comune italiano per tale spesa pro capite con 23,48€). A piazzarsi meglio tra i comuni del messinese è stato Gallodoro (secondo in Sicilia), che in tutela e valorizzazione di beni ed attività culturali ha speso la bellezza di 457,60€ pro capite, rendendolo il 38 comune in tutta Italia per tale spesa.

 

 

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