MESSINA. Il turismo a Messina, come in tutto il mondo, ha subìto un brutto colpo a causa della pandemia: dal 2019 al 2020 le presenze di viaggiatori che hanno fatto tappa in riva allo Stretto sono diminuite di circa l’80%, un trend che adesso si punta a far risalire e che nel 2021 ha registrato un leggero miglioramento. Emblema di questa situazione sono le città di Taormina e Giardini Naxos, dove d’estate si indirizza uno dei flussi maggiori di turisti che decidono di sostare nella provincia messinese. Purtroppo, però, la Sicilia deve fare sempre i conti con la destagionalizzazione, e in maniera ancora più accentuata il territorio messinese, la cui attrattiva maggiore sono le spiagge. In più, gli albergatori sono preoccupati per il conflitto in Ucraina.

Se nel 2018 e nel 2019, infatti, i turisti che alloggiavano a Giardini Naxos in media superavano il milione, nel 2020 se ne sono contati poco più di appena 300mila. Nel 2021 il trend sembra risollevarsi, ma ancora distante dai numeri a cui era abituata la costa ionica: intorno ai 500mila. Per il 2022? «Prevediamo un lento inizio, poi un’estate (luglio e agosto) dedicata al turismo di prossimità (così come l’anno scorso, con siciliani e italiani in maggioranza) e un settembre e ottobre per cui stiamo già prendendo diverse prenotazioni straniere – commenta il presidente dell’Associazione Albergatori di Taormina, Gerardo Schuler – Ci sarà sicuramente una ripresa, ma dipende rispetto a che cosa: saremo ancora sotto a quelli che erano i dati relativi al 2019, ma possiamo dire che quest’anno sembra vedersi un primo segnale rispetto alla fine del tunnel in cui ci siamo imboccati nel 2020».

Secondo il presidente dell’Associazione Albergatori di Giardini Naxos, però, anche se le previsioni fanno ben sperare, ci potrebbe essere un nuovo problema da affrontare: «L’andamento della guerra. Sicuramente dopo il Covid la gente ha tanta voglia di uscire e di viaggiare, ma resta il punto interrogativo riguardo la situazione che si vive in Ucraina, che se dovesse continuare potrebbe influire negativamente. Chi viene da oltre oceano, infatti, non capisce che il conflitto si trova molto distante rispetto all’Isola, ma pensa solo che sia in Europa». Su questo problema concorda anche il presidente dell’Associazione Albergatori di Messina, Giuseppe Minniti, preoccupato sulla perdita di diversi operatori dell’Est a causa della guerra. D’altra parte, la speranza è quella di tornare ad una normalità dal punto di vista della stagionalizzazione. Uno dei problemi con cui deve confrontarsi l’intera provincia messinese è, infatti, quello della destagionalizzazione: in inverno e in autunno non si possono sfruttare le strutture ricettive balneari e questo fa sì che manchi un flusso di turisti per una parte considerevole dell’anno solare. «Sento parlare di questo problema da oltre quarant’anni. La stagionalità, rispetto a vent’anni fa, si è allungata, grazie anche agli sforzi fatti con gli aeroporti e i trasporti. Purtroppo durante la pandemia si ha avuto un crollo. Speriamo di tornare a lavorare a pieno regime nel 2023, riempiendo sette o otto mesi, mentre per quest’anno speriamo di passare dai due mesi e mezzo della pandemia ad almeno cinque o sei».

Per Minniti, quello della destagionalizzazione è un problema da risolvere concentrandosi su diversi fattori, come quello dei trasporti e della diminuzione dei costi: «Si potrebbero creare locali per eventi o fiere nei quali è possibile dare vita ad ambienti che non sono solo destinazione turistica ma anche congressuale. Per dare al turismo quell’aspetto relazionale». Secondo Schuler, manca un’attrattiva alternativa da scegliere, anche quando piove e le giornate non sono utili per andare in spiaggia. Un’alternativa che potrebbe essere quella di acquario in riva allo Stretto nella città di Messina, ipotesi già sorta e che potrebbe venire realizzata nel waterfront (qui un articolo con costi e benefici). «Messina ha delle attrattive che vengono toccate solo marginalmente, mentre un acquario sarebbe un ottimo appeal. Un’offerta in più che farebbe la differenza – commenta Schuler – In particolare, avrebbe una sua valenza turistica per le escursioni che si potrebbero organizzare, magari combinandole con una visita dei tre punti importanti di Messina: piazza Duomo, il Museo e i Colli San Rizzo. Un acquario rappresenterebbe un plus per i turisti. Immagino l’appeal che avrebbe, con visite anche in lingua (a Taormina i turisti stranieri rappresentano l’85%). Attirerebbe turisti per tutto l’anno».

«Le escursioni che partono da Taormina vanno sempre in altre direzioni, mentre Messina viene vista sempre come città di solo transito – continua il presidente dell’associazione Albergatori – Sarebbe interessante creare percorsi turistici a Messina, anche coinvolgendo i colli San Rizzo per vedere la città dall’alto. Da Taormina c’è poco più di mezz’ora di auto per arrivare a Messina, eppure ci dirigiamo verso Siracusa che dista due ore. Mi auguro che questa lodevole iniziativa vada in porto. Noi albergatori di Taormina non possiamo che essere d’accordo, anche per incentivare il turismo nel periodo invernale. Ci vuole una sede di programmi che attirino i turisti nelle giornate di condizioni meteo avverse». Pur condividendo l’ipotesi di un acquario, Russotti sottolinea però come sia «difficile che una sola struttura possa risolvere il problema della destagionalizzazione, anche se questa rappresenta comunque una proposta valida. Dipenderebbe molto dall’importanza della struttura: similare a quella di Genova o di minore impatto? È sicuramente un’attrattiva importante, anche perché Messina si presta. Servono anche infrastrutture e altre iniziative importanti. Io parto comunque dal presupposto che Messina vada caratterizzata, e secondo me questo sarebbe un buon punto di partenza per il turismo».

«Io credo che la realizzazione di un’opera che vanta costi considerevoli vada fatta sulla base di numeri: se in una città come Genova funziona è perché la spesa prevista è tre volte superiore rispetto alle ipotesi circolate per Messina – commenta, invece, Minniti – Io prima metterei a reddito le attrattive che già abbiamo e poi penserei alla viabilità e ai servizi che la città offre, perché se la gente arriva e poi non sa come muoversi, questo rappresenta un problema. Una spesa da decine di milioni di euro come quella di un acquario dovrebbe venire dopo».

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