MESSINA. Dopo la tragedia di Casteldaccia e i gravissimi danni subiti in tutta la Regione per il maltempo, il Comune di Messina corre ai ripari annunciando lo sblocco dei fondi per interventi immediati lungo le fiumare cittadine. Il sindaco Cateno De Luca ha disposto infatti con un provvedimento d’urgenza lavori di bonifica e pulizia nei 50 torrenti messinesi grazie agli 8 milioni e 100mila euro del programma “Agenda Urbana”. Fra gli obiettivi anche e soprattutto la demolizione di tutte le case e i fabbricati costruiti su greti e letti dei torrenti che possano creare intralcio ai corsi d’acqua e alla contestuale ripulitura. A coordinare gli interventi sarà il vicesindaco Salvatore Mondello.

Situazione di allerta anche per i circa 250 corsi d’acqua della provincia, molti dei quali primi di manutenzione e argini, con molte abitazioni costruite a ridosso o addirittura all’interno dal greto. Fra i torrenti da monitorare con maggiore attenzione, il torrente Fiumedinisi, tra Alì Terme e Nizza di Sicilia, il torrente Pagliara, tra Roccalumera e Furci Siculo, il torrente Savoca, tra Furci e S. Teresa di Riva, ma anche quello di Letojanni e il San Giovanni di Giardini.

A lanciare l’allarme sui rischi di dissesto idrogeologico in città, nei giorni scorsi,  è stato anche l’ex ingegnere capo del Genio Civile, ed ex consigliere comunale, Gaetano Sciacca, che su Facebook ha postato una foto di una costruzione a cinque piani che sta per sorgere a San Saba: «Non diamo la colpa al povero cittadino che non sa e non conosce quali sono i potenziali rischi di una zona né è obbligato a saperlo – scrive – Chi invece ha obblighi e responsabilità sono le Istituzioni e gli Enti a ciò preposti. Dobbiamo chiederci se chi sapeva ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare. La foto che pubblico spero che renda l’ idea di cosa voglio significare. Siamo a Messina vicino a un torrente anzi ai margini di un corso d’acqua. C’è chi ha dato l’autorizzazione preoccupandosi solamente se la costruzione rispettasse i 10 metri dall’argine fregandosene degli evidenti e conclamati rischi di tutti i tipi presenti: idraulico (a ridosso di un corso d’acqua ancorché a 10 metri dall’argine); geologico (ai piedi di una scarpata e un versante instabile); marino ( a pochi metri dal mare che é peraltro in forte erosione), idrogeologico (nel tratto terminale di un bacino interessato nel tempo da incendi e abbandono) e ambientale (meno di 150 metri dal torrente e 300 dalla costa ). Ma tutto autorizzato e quindi lecito nella forma ma non certo nella sostanza. Ditemi voi a questo punto se accadrà la tragedia perché vi posso garantire che è solo questione di tempo, ebbene di chi sarà la responsabilità, chi pagherà, chi risarcirà le eventuali vittime ignare e i danni che si avranno? Chi?»

 

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