Il giorno tanto atteso è arrivato: tra sfarzi ed eccessi, si è sposata ieri l’influencer Chiara Ferragni.

L’evento è stato pubblicizzato in ogni modo possibile, tanto che tutti o quasi ne conoscono le informazioni di base. La Ferragni ha scelto come location Noto, terra natale della nonna, per il suo vestito ha optato per Mariagrazia Chiuri, e quindi Dior, mentre per le damigelle è stata la volta della stilista Alberta Ferretti.

E lo sposo? Pare abbia scelto il rapper Fedez che, nonostante la notorietà tra gli adolescenti italiani, in questa operazione pubblicitaria è sempre stato in secondo piano. Più basso di Chiara, più riservato, più bruttino (mi si consenta l’opinione personale); la presenza di Fedez sembra abbia meno rilevanza di quella dei gadget creati per l’evento.

Ma poco importa, la vera star è lei. Cremonese, classe 1987, già dal 2009 le piace elaborare dei look con cui farsi fotografare, nel frattempo le potenzialità del web crescono e anche l’uso degli smartphone, incrementando così il successo del blog personale di Chiara, “The Blonde Salad”.

Il resto è quello che vediamo oggi sui social: una scalata che ha dell’incredibile, un progetto di marketing così ben studiato da avere oggi milioni di followers che conoscono nei dettagli l’intera vita privata (o la sua rappresentazione) della Ferragni e della sua famiglia. Se la Ferragni ha iniziato indossando e pubblicizzando abiti di marchi noti, a un certo punto, si è ritrovata a dover saziare dei followers mai paghi, finendo così, in breve tempo, col vendere se stessa nel girone dei social. Si concede e non tralascia nessun momento: il fidanzamento, la gravidanza, la minaccia di aborto, la nascita del figlio e il matrimonio.

“The Ferragnez” è il logo che hanno inventano per l’evento. Si trova ovunque: sull’aereo privato, sugli inviti, sulle tavolate imbandite di un evento dove qualsiasi cosa urla “non sappiamo più come spendere i nostri soldi!”. Persino la beneficenza che faranno con i regali degli invitati è stata trasformata dalla coppia in uno strumento pubblicitario. In definitiva possiamo solo chiederci che fine abbia fatto il concetto di riservatezza, ma soprattutto che epoca strana stiamo vivendo se la mercificazione di tre vite, compresa quella di un neonato, è la chiave per avere successo.

 

 

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