MESSINA. Una lettera al sovrintendente del Teatro di Messina, Egidio Bernava (e per conoscenza all’assessore regionale al Turismo, Anthony Barbagallo, e al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone), per avere lumi sui criteri di una scelta: è quella scritta da Giampaolo Chillè in merito alla selezione per un posto di esperto a titolo gratuito delle sezione Arti Visive dell’Ente regionale, alla quale aveva partecipato. A conquistarsi il titolo, una settimana fa, è stato infatti Giuseppe La Motta, il cui curriculum, secondo lo “Storico dell’Arte ed esperto di Arti Figurative (de iure e de facto)”, non corrisponderebbe alla competenze richieste. Ma ecco cosa scrive Chillè al Sovrintendente del “Vittorio Emanuele”.
Con la presente, chi scrive, chiede lumi su una vicenda, dai tratti singolari, di seguito sunteggiata, che lo ha visto coinvolto e che ha come protagonista l’Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina.
Il 30 gennaio scorso l’Ente pubblicava un Avviso relativo alla nomina biennale di “Esperto a titolo gratuito della sezione Arti Visive”. Per tale finalità gli interessati – cito alla lettera l’Avviso stesso – “con adeguato curriculum artistico e professionale e in possesso di specifica esperienza” dovevano far pervenire entro le ore 12.00 del 28 febbraio, relativa istanza corredata da curriculum vitae e da una copia di un documento d’identità. Pertanto, possedendo i requisiti culturali e professionali necessari allo svolgimento di tale incarico, nonché titoli di studio universitari strettamente attinenti, il 27 febbraio, alle ore 15.14 a mezzo p.e.c., come richiesto dal suddetto Avviso, inoltravo all’Ente Teatro la mia “manifestazione di interesse”. Mercoledì primo marzo, ad appena 24 ore dalla scadenza dei termini previsti per la trasmissione delle istanze di interesse, apprendevo dalle pagine di un quotidiano on line che il soprintendente Egidio Bernava ed il commissario straordinario Salvatore Jervolino, di comune accordo, avevano individuato, in tempi da record, in tale La Motta l’Esperto di Arti Visive ricercato dall’Ente Teatro.
Giacché l’articolo non riportava il nome del prescelto, ma solo il cognome, inserivo quest’ultimo sul sito del Kunsthistorisches Institut di Firenze e sul Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale, per capire di che settore delle arti figurative La Motta fosse esperto, dal momento che a me tale cognome non diceva assolutamente nulla. Non ottenendo alcun risultato provavo subito dopo a cercare sul più comune Google qualche informazione in merito, associando il cognome a termini come arte, mostra, esposizione e similari. Anche in questo caso, però, non ottenevo ahimè alcuna risposta. Impegnato in altre faccende, mi disinteressavo della questione, fino a quando da un puntuale articolo pubblicato dalla Gazzetta del Sud on line, a firma di Nuccio Anselmo, apprendevo che il nome di La Motta era Giuseppe. La questione però non mutava. Di chi si trattava? Possibile che in oltre venti anni di attività in ambito storico-artistico non mi fossi mai imbattuto in questo “collega”? Possibile, è ovvio, ma quanto mai improbabile. In effetti osservando con attenzione la foto del prescelto pubblicata sulla Gazzetta del Sud, recuperavo il ricordo di un incontro avvenuto in uno studio privato con un signore garbato e distinto, che non mi fu presentato come esperto d’arte ma come membro della sezione messinese di un noto club service. Non avendo ulteriore tempo da dedicare all’argomento, in mancanza di notizie ufficiali provenienti dall’Ente stesso (che tuttavia non negava affatto quanto riportato dalla stampa), facevo le mie personali considerazioni e ritenevo la faccenda definitivamente chiusa, benché in un modo, a mio avviso, a dir poco bizzarro. Il giorno dopo, tuttavia, dopo l’ennesima richiesta di informazioni perpetratami in merito al neo esperto dell’Ente Regionale da amici e colleghi, apprendevo che questi ha rivestito il ruolo di presidente regionale dell’Unicef, ruolo certamente lodevole, ma che nulla mi pare abbia a che vedere con le arti visive. Per arti visive, infatti, si intende per definizione una molteplicità di attività creative quali la pittura, la scultura, la performance, la body art, la video art, l’happening, la land art, l’assemblage ed altre ancora. Avendo risposto ad un avviso pubblico riguardante la ricerca di un “esperto” ossia di un individuo che possiede precipue competenze in un determinato settore, e possedendo evidentemente titoli scientifici e competenze specifiche, non posso, pertanto, esimermi a questo punto dal chiedere, quale diretto interessato ma anche quale comune cittadino che ha a cuore la res publica e le sorti della propria città, quali criteri – obbligatori per legge – siano stati adottati per l’individuazione della figura in questione che, ribadisco, non è quella di generico “operatore culturale”, così come La Motta viene definito dai mass media, ma di “esperto di arti visive”, come espressamente riportato nel bando. Benché l’Avviso pubblico precisasse che non erano previste attribuzioni di punteggi o altre classificazioni di merito, immagino che la scelta effettuata, al pari di quelle che seguiranno, relative ad altre figure professionali, sia stata compiuta esclusivamente sulla base di parametri oggettivi e coerenti, e non certo per altre recondite ragioni. Sebbene l’Avviso parlasse semplicemente di “Manifestazione di interesse”, tale interesse era rivolto precipuamente alla selezione ed individuazione di un “Esperto di arti visive”. Ordunque, quali sono stati i criteri che l’Ente ha preso in considerazione per valutare quale “esperto” chi si è dichiarato disponibile a svolgere tale incarico? Stante la curiosa decisione presa, infatti, ritengo non solo opportuno, ma assolutamente necessario, esplicitarli, anche al fine di fugare qualsiasi tipo di perplessità, non solo da parte di chi scrive. Per la stessa ragione, sarebbe utile anche la tempestiva pubblicazione del curriculum presentato dall’esperto individuato, sì da poter comprendere le ragioni della scelta e magari confrontarlo con quelli degli altri aspiranti. Del resto tale ultima richiesta è legittimata dall’obbligo posto a carico di qualsiasi Ente Pubblico di rendere noto nell’apposita sezione “Amministrazione trasparente” del sito internet istituzionale i nominativi, tra l’altro, di eventuali esperti e collaboratori, nonché i rispettivi curricula ed eventuali retribuzioni.
Trattandosi di una nomina effettuata da un Ente Pubblico, inoltre, immagino che sia stato redatto un atto nel quale sono state messe in luce le ragioni della scelta effettuata, e che sia stato formulato anche un giudizio di merito. Ebbene, anche questi dati sarebbe utile fossero resi noti, non solo a me ma a tutti. Qualora si fosse trattato della scelta di una figura di governo e/o burocratica, non mi sarei certo posto alcun interrogativo, conoscendo le dinamiche che sottendono a tali nomine; dal momento però che ad essere ricercato dall’Ente Teatro era ed è un “esperto”, ossia uno “specialista”, il discorso cambia radicalmente. Pertanto, posto che il dottor La Motta, al quale vanno i miei apprezzamenti per l’attività filantropica svolta, ha avanzato la propria candidatura ritenendosi un esperto d’arte e che il soprintendente Bernava e il commissario Jervolino hanno ravvisato nel curriculum di La Motta titoli, esperienze e competenze superiori o più adeguate a quelle di chi scrive, desidero essere edotto in merito tanto alle competenze artistiche del neo esperto, che a questo punto devo immaginare assolutamente superlative, sia alle modalità adottate da chi ha operato la scelta. Perché se dette competenze e conoscenze di La Motta non sono palesemente almeno pari alle mie e nessun criterio oggettivo e imparziale è stato adottato da chi lo ha selezionato, mi sentirei profondamente adontato e vilipeso nel mio ruolo di storico dell’arte da chi ha effettuato questa nomina, e in veste di partecipante ad una selezione pubblica.
Dio non voglia che debba scoprire proprio in questa occasione che una specializzazione in Storia dell’Arte, un dottorato di ricerca nella stessa disciplina, nonché anni di insegnamento universitario e accademico di materie storico-artistiche, e decine di pubblicazioni, curatele di mostre e di cataloghi, e la partecipazione a convegni scientifici in Italia ed all’estero, non fanno di me un esperto di arti visive e neanche uno storico dell’arte ma un esperto di ingegneria genetica o di chimica industriale. Potrei davvero rischiare di avere una crisi d’identità!