SAN FILIPPO DEL MELA. Il sindaco Pasquale Aliprandi, 58 anni, si è dimesso. Le sue dimissioni sono state trasmesse ieri sera dagli avvocati Marcello Scurria e Carmelo Vinci, al segretario comunale e al Prefetto di Messina. Ieri notte Aliprandi è finito agli arresti domiciliari insieme al suo vice Giuseppe Recupero per la vicenda dell’iter autorizzativo Parco Commerciale, “La città della moda, del commercio e della tecnologia”, destinato a sorgere nella contrada Archi del comune di San Filippo del Mela. Oltre a loro risultano indagati anche Giuseppe Pietro Cocuzza, ex sindaco pro tempore, e Massimiliano Ragno, ex consigliere comunale. Per entrambi la procura di Barcellona aveva chiesto la misura ma è stata rigettata dal gip Fabio Gugliotta che ha emesso l’ordinanza in quanto “non risultano rivestire attualmente incarichi all’interno della compagine comunale”. Con le dimissioni di Aliprandi potrebbe adesso venire meno l’esigenza della misura cautelare in ordine all’ipotesi di reiterazione del reato: da semplice cittadino non avrebbe possibilità di ripetere il presunto comportamento delittuoso. Con le dimissioni il Tdl potrebbe rimettere l’ormai ex sindaco in libertà.

L’ipotesi dell’accusa è che i quattro avrebbero ritardato l’esame di un’istanza, presentata dalla società Area srl al Comune di San Filippo del Mela nel dicembre 2006 per ottenere l’autorizzazione commerciale e la concessione edilizia per la realizzazione di un parco commerciale, prospettando degli impedimenti procedurali, tutto per ottenere denaro. Nel mezzo, infatti, ci sarebbe il passaggio di 12mila euro.

 Il procedimento scaturisce dagli accertamenti del Ros nell’ambito di un’indagine sul contesto criminale nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto e dei territori della fascia tirrenica. A seguito di spunti investigativi arrivati anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, l’attenzione degli investigatori si incentrava sull’avvocato Rosario Pio Cattafi. Indagando su di lui gli investigatori scoprono avrebbe manifestato interesse anche nella realizzazione del centro commerciale di Archi. Gli investigatori intercettano diverse conversazioni  ma i toni sono sempre accorti  tra lui e il consulente della società Giuseppe Giuffrida: “Hanno avuto dei contatti telefonici – scrive il gip – caratterizzati dall’utilizzo di un linguaggio allusivo e mai diretto”. Scoprono anche che il consulente della società si era rivolto a lui “per dirimere la matassa dell’iter autorizzativo della richiamata iniziativa imprenditoriale”. Dalle intercettazioni non emergono mai nomi e fatti specifici ma da una conversazione emerge come Giuffrida avesse difficoltà dell’atteggiamento di uno degli indagati e lo invitava a contattarlo: “perciò fai quello che devi fare e lo fai tu … va bene? .. perciò chiamalo tu … al limite”

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