Un ricordo d’infanzia mi sovviene nell’ascoltare uno dei telegiornali in questi giorni. Mi trovo bambino a Castel di Tusa, in quella casa dei nonni materni per me rimasta la placenta psicologica della mia vita, e le zie, nello scorgere lo stato di estrema confusione in cui ho ridotto il mio spazio ludico si dicono rassegnate: U picciriddu oggi fici ‘na casamìcciula!”. A quel tempo mi sfuggiva del tutto il senso di quella parola misteriosa, e solo dopo tanti anni, studente di Filosofia, scopersi che nel luglio del 1883 un devastante terremoto aveva distrutto il centro di Casamicciola nell’isola di Ischia, provocando la morte di circa milleottocento persone, tra le quali persero la vita i genitori e la sorella di Benedetto Croce, che rimase indenne pur riportando dell’evento un ricordo traumatico destinato ad accompagnarlo per tutta la vita.

Nel novembre 2022, in questi giorni strani del nostro presente, una devastante frana staccatasi dal monte Epomeo ha provocato la distruzione di molte case a Casamicciola Terme, lasciando oltre duecento persone sfollate e otto morti, il cui numero è destinato a crescere a giudicare dagli ancora numerosi dispersi (otto morti, quel furbone del ministro Salvini lo aveva già previsto due giorni prima che si giungesse a tal numero di vittime, quando se ne contava ancora una. Costui deve divinare il futuro nelle interiora degli animali sacrificati…).

Anche per questa seconda sciagura molti media sono tornati a parlare di “disastro naturale”, e la cosa mi pare indicativa dello stato confusionale in cui versa molta stampa. Disastro naturale, voi dite, ma stiamo scherzando? Questo è un “disastro culturale” fatto e finito!

Procediamo con ordine. Nell’Isola di Ischia, a fronte di una popolazione di poche migliaia di persone nel 1883, vivono oggi ventimila abitanti. L’isola è splendida, è facile farsi prendere dalla tentazione di costruire la propria abitazione in luoghi alti, che consentano di ammirare il panorama isolano e marino da posizioni privilegiate. Da qui la corsa alla cementificazione più o meno selvaggia di plaghe che meriterebbero di rimanere incontaminate. Il monte Epomeo è uno dei luoghi più suggestivi, e per ciò preso d’assalto da questi amatori degli ampi orizzonti…

Come ci ricordava su Repubblica, ancora in tempi non sospetti, Paolo Biondani, “C’è un partito in Italia che vince sempre le elezioni. Si presenta sotto diversi colori politici, quasi tutti, esclusi il verde e il rosso vivo degli assessori urbanisti della Bologna di una volta, della primavera di Napoli dopo Mani Pulite, della Sardegna salva-coste. È il partito del cemento. Un partito trasversale che domina da decenni il territorio nazionale, dalle grandi città alle coste di mari, fiumi e laghi, dai centri turistici alle periferie degradate. La sua forza, sotto tutti i governi, è misurata dai numeri e tabelle che pubblichiamo in queste pagine. Sono dati oggettivi, non opinioni: la quantità di terra, la superficie di suolo naturale, che ogni anno viene consumata, sfruttata, ricoperta da una crosta artificiale di calcestruzzo e asfalto.

https://espresso.repubblica.it/inchieste/2022/10/03/news/cementificazione_dati_italia-367866980/

C’è dunque del marcio nella politica urbanistica complessiva del nostro (Bel) Paese? Si, c’è del marcio. I piani regolatori distruggono progressivamente le città, e le sanatorie ricorrenti a ogni piè sospinto contribuiscono a rafforzare le sciagurate, direi genetiche, allergie e intolleranze di molti, troppi italiani alle legalità e al rispetto delle regole.

Sono di parte se dico che i partiti di destra hanno da sempre cavalcato questo orientamento del lassez faire, lassez passer, le monde va de lui même? Bene, se lo sono ci sarà forse un qualche motivo di verità in quanto affermo. In nome del liberalismo (sic) Berlusconi e i suoi tristi epigoni hanno praticato negli ultimi decenni una intollerabile tolleranza verso ogni forma di evasione, di scorciatoia, di sanatoria di abusi. Non mi sfugge tuttavia che anche amministratori di orientamento opposto siano stati spesso contagiati da questo modello e indotti a scimmiottare lo stile dei “liberali”…

È, o dovrebbe essere, viceversa evidente che alcune aree del Paese non sono abitabili, lo richiedono al contempo la natura stessa e il diritto alla vita delle persone, e che quanto viene spacciato come “abusivismo di necessità” è in realtà il turpe favoritismo accordato da un ceto politico-amministrativo corrotto a elettori furbetti dei quali guadagnarsi il consenso.

Quale modello di Stato vi piace, amabili lettori, quello che prescrive i vaccini, che detta le regole, che vigila sulle inosservanze, che si sforza di ammortizzare gli squilibri sociali, che lavora per i beni comuni e per l’integrità territoriale del Paese? O quello che teorizza e pratica le sanatorie, che strizza l’occhio ai no vax e agli evasori, che parla dello Stato come di un Moloc famelico sempre intento a “mettere le mani nelle tasche degli italiani”? Quale di questi due modelli può assicurare un futuro dignitoso al nostro angolo di mondo?

Hic Rhodus, hic salta. A voi la scelta…..

 

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