MESSINA. Quanti immigrati ci sono in Sicilia? E da dove vengono? E quanti di essi lavorano? C’è veramente “l’invasione di migranti”, che “ci rubano il lavoro”, come buona parte degli italiani pensa e parecchi politici sembrano voler far credere? A rispondere è il sesto rapporto “Migrazioni in Sicilia” relativo al 2018 stilato dal centro di studi sociali “P. Arrupe” di Palermo su dati Istat.

In Sicilia, al primo gennaio 2018, gli stranieri sono appena il 3,8% della popolazione, quindi 193.014 persone. Di questi, i temutissimi migranti non sono che che un decimale: le prime cinque nazionalità (rumeni quasi il 30% degli stranieri residenti, seguiti da tunisini al 10,5%, marocchini al 7,8%, cingalesi col 7,0% e albanesi col 4,5%) rappresentano poco meno del 60% degli stranieri residenti in Sicilia, mentre con le prime 20 nazionalità si raggiungeva quasi l’88% degli stranieri. (clicca qui per scoprire le 133 diverse etnie che vivono a Messina)

Perchè così tanti rumeni, che rappresentano ormai quasi un terzo degli stranieri residenti nell’Isola con una crescita straordinaria negli ultimi 10 anni (da oltre 17mila e 500 del 2008 a circa 60mila nel 2018)? A tale risultato, peraltro comune al resto d’Italia, ha contribuito la crescente quota di famiglie che chiedono servizi di cura e di assistenza domiciliare. La crescita della popolazione vecchia in Sicilia (gli over 80 sono più che triplicati negli ultimi 10 anni superando nel 2018 le 300mila unità), si scontra infatti con servizi pubblici inadeguati o comunque insufficienti rispetto alle esigenze delle famiglie.

Tra l’altro, la presenza straniera contribuisce lievemente ad alzare il numero di nascite. In un contesto di denatalità (dal 2002 ad oggi le nascite si sono ridotte di un quinto passando da poco più di 51mila nel 2002 a circa 41mila nel 2017), il numero di neonati stranieri è cresciuto da circa 950 nascite straniere nel 2002 a 2.397 nel 2017. Al 2017 la quota di nascite straniere in Sicilia è pari al 5,8% del totale delle nascite con un andamento in continua crescita in termini percentuali.

Nessuna invasione, quindi. E per quanto riguarda il “ci rubano il lavoro?”. Possibile, visto che in percentuale gli stranieri hanno un tasso di occupazione superiore a quello degli italiani (61,2% contro 58,2%). Nel 2018 gli stranieri occupati, secondo l’indagine dell’Istat, sono 2.455 mila, e rappresentano il 10,6 per cento degli occupati in totale. Però è vero anche il contrario: gli stranieri presentano un tasso di disoccupazione maggiore (14,0%) rispetto a quello degli italiani (10,2%). Più dinamici dei nostri connazionali anche dal punto di vista imprenditoriale: alto tasso di il lavoro indipendente, seppure circoscritto a imprese piccole o piccolissime e principalmente dedite al commercio. Meno diffuse, ma significative appaiono le imprese nel settore agricolo. La maggior “propensione” imprenditoriale si rileva nella provincia di Palermo (che contiene un quarto delle imprese straniere registrate in Sicilia) seguita da Catania (17,3%) e Messina (13,8%).

Per fornire un valore degli occupati dipendenti nella regione si fa riferimento all’archivio delle dichiarazioni lavorative dell’Inps.

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