MESSINA. Un lungomare accanto alla Real Cittadella, un porticciolo, una torre da 87 metri d’altezza, ma anche un “parco del mare” (parco propriamente detto, con vegetazione endemica e “filamenti di alberi e arbusti”), una “foresta pietrificata” descritta come “quasi bosco, boschetti e zone d’ombra”, e dune artificiali di mitigazione delle infrastrutture: il tutto ad accompagnare la stazione che sarebbe sorta alla fine di via Santa Cecilia.

“Sarebbe” perchè il progetto di stazione marittima di via Santa Cecilia, che avrebbe cambiato il volto del waterfront cittadino del centro, è rimasto solo sulla carta.

Dieci anni fa, nel 2011, il comune di Messina, nell’ambito del programma “Porti e stazioni”, pubblicava sulla Gazzetta ufficiale europea il “Progetto integrato per la riqualificazione urbana dall’area stazione marittima-Santa Cecilia”, un piano integrato per la ristrutturazione e la riqualificazione urbana dell’area, con tanto di premio da 120mila euro per il primo classificato (il team guidato da Favero & Milan Ingegneria, sul cui sito però non c’è traccia del progetto).

Quello messinese, nel 2011, era uno dei più importanti piani di riqualificazione urbana fronte mare su scala internazionale, per dimensione dell’area (lunghezza di 2.360 m, profondità massima di 403 m, per una superficie di 828.200 mq), e prevedeva, nel progetto vincitore, un porto turistico (progettato da Idrotec) con spiaggia balneare, spazi per il tempo libero e un albergo, più centro servizi e il parco urbano, di ricucitura tra la Real cittadella e il Porto storico. Il Centro servizi, a 150 m dalla costa, sarebbe stato articolato in un contenitore a sud (auditorium, acquario, museo del mare) e in una torre a nord di 87 m (uffici, servizi, due sale proiezioni, caffetteria).

Ambiziosissima la seconda fase del progetto: operabile solo dopo il trasferimento delle aree ferroviarie, si sarebbe articolata in diversi quartieri tematici: il residenziale «Verdemare», orientato verso lo Stretto; alcune aree a maggiore densità e intensità funzionale, come «piazza Europa», con volumetrie a destinazione direzionale e ricettivo/alberghiera intorno a una piazza verde, dove un vasto specchio d’acqua ricordava le perdute fontane sette e ottocentesche per cui la città era famosa; il quartiere «Cittadella», con prevalenti funzioni produttive, e il «Verde Abitare», un sistema di green loft. Previsto, infine, un parco lineare (terrazza mare, fascia di orti urbani, acqua park).

Cosa resta oggi di quel progetto? Una serie di suggestivi rendering (disponibili quelli dello studio di architettura Atelier(s) Alfonso Femia e dello studio Pica Ciamarra associati, ma non quelli dello studio vincitore) e nient’altro.

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