TAORMINA. La costruzione del distretto culturale della Magna Grecia, attraverso l’individuazione dei soggetti che opereranno all’interno del progetto e il riconoscimento Unesco dell’identità culturale della cultura ellenica quale bene immateriale dell’Umanità.
È questo l’obiettivo del convegno internazionale “Economia per la Cultura-Cultura dell’Economia”, ospitato domenica 20 ottobre a Palazzo Ciampoli e preceduto dal tavolo di confronto sullo stesso argomento a Monreale, il giorno prima.
A confronto il magistrato Paolo Coppola, il filoso Giulio Maria Chiodi, il giurista ambientale Giovanni Cordini, la filosofa Caterina Resta, il mecenate Antonio Presti. Ha condotto i lavori l’assessore regionale ai Beni Culturali Aurora Notarianni.
Il convegno ha costituto la tappa siciliana di un ciclo di conferenze internazionali, in programma in Italia tra il 23 ottobre (apertura a Napoli) e la primavera prossima quando a chiudere i seminari itineranti, ancora una volta a Napoli, ci sarà anche il presidente nazionale greco. In Sicilia, è stato promosso da Legambiente regionale col patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali, Sac Società Aeroporti, Sicindustria, Camera di Commercio di Palermo ed Enna e la Camera di Commercio di Messina.
I distretti culturali sono la geografia intorno la quale l’Unione Europea sta disegnando le nuove linee di sviluppo e finanziamento del territorio, ridefinendo i confini delle aree geografiche di riferimento, non necessariamente ancorate ai confini statali e nazionali. Il distretto sarà quindi l’istituto col quale l’Europa si confronterà per veicolare le risorse economiche. Definire il distretto culturale della Magna Grecia ha quindi il duplice obiettivo da un lato di costruire il “contenitore” necessario a mettere insieme tutti i soggetti, pubblici e privati che concorrono allo sviluppo del territorio, e ancorare questo sviluppo alla cultura, in un momento in cui i processi culturali sembrano sotto dimensionati. Centrale, quindi, in questo sviluppo, recuperare l’eredità greca e latina nella nostra cultura, perché fondata sul Mediterraneo.
“L’obiettivo del progetto è fare il progetto – ha spiegato Paolo Coppola, presidente del tribunale del lavoro di Napoli e tra i principali promotori delle conferenze Unesco – perché se si parla di distretti culturali da 15 anni e il progetto non c’è, vuol dire che c’è un problema. Subito dopo, sarà necessario individuare una cabina unica di regia nazionale, che gestirà l’assetto territoriale dei distretti, definiti sulla base delle caratteristiche di omogeneità del patrimonio enogastronomico, delle eccellenze produttive e dell’identità culturale data in primo luogo dal patrimonio archeologico. Sarà fondamentale l’interazione tra il mondo delle imprese, quello degli operatori culturali e quello delle istituzioni per definire una struttura, che deve essere costruita dal basso, partendo dalle necessità dei territorio. Per questo le conferenze sono itineranti nelle varie regioni del sud Italia ma non soltanto. Abbiamo ad esempio il patrocinio della Regione Marche, che sui distretti culturali lavora già da tempo. Nei prossimi giorni c’è in programma una interrogazione parlamentare, poi le audizioni alla Camera ed al Senato, mentre la prossima primavera proprio a Napoli si celebrerà la giornata mondiale della lingua ellenica, recentemente istituita dal parlamento greco”.
“Abbiamo scelto come simbolo della conferenza siciliana il simbolo di due ruote dentate che si sostengono in un ingranaggio proprio a simboleggiare il rapporto necessario tra economia e cultura – prosegue il magistrato – Spesso è proprio questa interrelazione che fa nascere il bisogno di classicità. Il mondo produttivo sta cambiando, andiamo verso la scomparsa del lavoro umano, verso l’intelligenza artificiale e la robotizzazione massiccia. Sarà sempre più necessaria, quindi, la fase dell’ideazione. E questa deriva soltanto dalla cultura classica. In questo senso la riforma della scuola è stata fallimentare: va verso lo sviluppo delle abilità tecnologiche e non difende lo studio della lingua e della cultura classica. Perciò promuoviamo il distretto culturale della Magna Grecia e per questo vogliamo che questo distretto diventi quello centrale, nell’ambito della ridefinizione europea”.
“Assistiamo ad una tecnocrazia ed una iperburocraticazione che soffoca il sistema e ingenera situazioni poco controllabili, profondamente estranee alle finalità per cui la burocrazia viene concepita – ha spiegato il professore Giulio Maria Chiodi, filosofo di fama internazionale – Andiamo poi verso una massificazione sempre più spinta. Soltanto la cultura classica aiuta a sviluppare il senso critico che riesce ad apportare i correttivi a questi andamenti. Nella Magna Grecia è nata la cultura classica ancor più che in Grecia: le prime scuole filosofiche, la struttura delle polis come quella di Siracusa. Oggi però sono si tratta di aree periferizzate, il Mediterraneo da punto di incontro delle società è diventata periferia. Ma tutto si regge comunque sulla cultura greca, che non è soltanto filosofia e letteratura. Il mondo greco ha continuato a informare la nostra società anche nelle fase successive: pensiamo alla cristianizzazione dell’Europa, che si è realizzato attraverso il neo platonismo che ha generato le prime teorizzazioni della religiosità, ma anche l’umanesimo è una ripresa della cultura greca. Ma soprattutto i greci ci hanno insegnato a pensare, così come i romani ci hanno insegnato a governare. Il mondo latino ha assimilato la grecità, portando due realtà non presenti nella cultura greca: il senso delle istituzioni quindi il diritto, sulla base di una distinzione capitale che noi abbiamo completamente dimenticato: la differenza tra legge e il diritto”.
Il professore Giovanni Cordini, docente di diritto ambientale all’Università di Pavia, ha sottolineato la necessità che i distretti culturali siano costruiti “dal basso”. “In questi anni abbiamo assistito al fallimento delle riforme che sono partite dall’alto, come ad esempio l’introduzione dell’insegnamento della cultura ambientale nelle scuole e la riforma dell’articolo 9 della Costituzione. Oggi siamo in un momento di ridefinizione degli assetti statali, sulla necessità di una riduzione della spesa complessiva. Il distretto culturale va nella direzione opposta perché mette raggruppa tutte le forze territoriali. In questa fase di ripensamento delle organizzazioni territoriali e di come il territorio può realizzare reddito, fondamentale sarà l’internazionalizzazione, un aspetto che il riconoscimento dell’Unesco consente idealmente, fattivamente lo fanno i distretti. Occorre però che tutte le sinergie intelligenti del territorio contribuiscano“.
“Sarà fondamentale il coinvolgimento delle istituzioni accanto alle imprese e alle associazioni – ha spiegato invece l’assessore Aurora Notarianni – ma avranno il compito fondamentale di “prendersi cura” del progetto, di garantirne la continuità e non disperdere le istanze che arrivano dal territorio. Il primo passo è quindi quello di individuare i territori che costituiranno i distretti, su base regionale e interregionale. I Beni culturali stanno facendo la loro parte”.
“All’amministrazione dei Beni Culturali – interviene Maria Elena Volpes, direttore generale del Dipartimento regionale Beni Culturali – viene sempre più chiesto di porre l’accento sulla valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale ed archeologico, dopo 40 anni di recupero e conservazione. Oggi è questa la nuova sfida che ci pongono e per affrontarla i percorsi Unesco sono uno strumento formidabili, perché consentono di costruire una offerta culturale che non è soltanto la fruizione del bene, del reperto,del museo, ma della cultura che vi sta intorno. Chi viene in Sicilia deve venire a conoscere la nostra cultura nel suo complesso. Una cultura che è appunto quella greca e latina innanzitutto”.
A Taormina, come detto, è stato Palazzo Ciampoli a fare da cornice agli interventi, tra gli altri, della professoressa Caterina Resta e del mecenate Antonio Presti, che hanno approfondito la tematica della grecità nella cultura e nel diritto moderni, la necessità di difendere e recuperare l’insegnamento greco e latino nelle scuole per arginare il fenomeno sempre più dilagante dell’analfabetismo di ritorno, del “genIocidio” e della eccessiva tecnocratizzazione.
A Palazzo Ciampoli, su cui Assessorato e Comune di Taormina lavorano per un protocollo volto alla maggiore fruizione, è stata per l’occasione inaugurata la mostra “Invisibili”. La struttura quattrocentesca perfettamente conservata si arricchisce perciò di pregevoli reperti recuperati dai fondali dei mari siciliani e finora non esposti ma conservati nei magazzini dei musei palermitani e agrigentini.
A margine, il direttore del Parco Archeologico Naxos Vera Greco ha annunciato che il polo museale ha ottenuto, grazie all’opera dell’Assessore Notarianni -la nuova definizione di Parco Naxos-Taormina: non verrà quindi “duplicata” la struttura né creata una nuova e autonoma, ma sarà lo stesso parco di Giardini Naxos a valorizzare anche i siti e il patrimonio culturale di Taormina.