MESSINA. Nonostante le piogge (poche) di dicembre, i bacini idrografici siciliani hanno il 18% in meno di acqua rispetto allo stesso mese del 2023, che già si contraddistingueva per essere stato decisamente avaro di precipitazioni, e molti siti sono quasi in secca. Tradotto, le falde acquifere siciliane sono pericolosamente carenti d’acqua, e se non è ancora siccità conclamata, lo si deve all’influsso, (i cui effetti si sentono ancora) dell’anomalo surplus pluviometrico di maggio e giugno 2023. Che però è destinato ad esaurirsi, e quindi se la seconda stagione delle piogge di febbraio e marzo sarà come la prima (settembre-ottobre), la prossima estate saranno guai seri, col rischio concreto di siccità severe in tutta l’isola.

E’ quanto emerge dall’analisi dei dati di riempimento provenienti dagli invasi e dighe dell’isola, pubblicati dalla Regione Siciliana. E il quadro che si presenta è allarmante. Non solo il 18% di acqua in meno rispetto a un anno fa, ma anche il fatto che su 29 siti, diciannove siano in deficit anche rispetto al mese precedente. Poi ci sono i casi preoccupanti: la diga Pozzillo, sul fiume Simeto, che ha una capacità di 150 milioni di metri cubi di acqua, a gennaio ne presentava la miseria di poco più di tre, mentre quella Disueri, sul fiume Gela, su una capienza di 23,60 milioni di metri cubi, ne presenta solo 0,52, così come l’invaso Cimia, che potrebbe contenere dieci milioni di metri cubi, oggi ne ha solo 0,71. La diga Comunelli, sul corso d’acqua omonimo, è invece completamente asciutta:  tutti gli invasi hanno non solo la funzione di acqua potabile e per uso irriguo, ma anche di produzione di energia elettrica.

Tutto ciò ha generato un razionamento nell’erogazione dell’acqua che è già in atto: a partire da lunedì 8 gennaio, Siciliacque, società partecipata (al 25% della Regione Siciliana e al 75% dal privato Idrosicilia S.p.A) che nell’Isola si occupa del servizio di sovrambito, ha ridotto la portata d’acqua del 10% e in alcuni casi del 15% a 39 Comuni che si trovano nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo (più due Consorzi di Bonifica, Agrigento 3 e Caltanissetta 4), collegati direttamente al Fanaco o ad altri acquedotti alimentati da questo invaso. Dal 12 gennaio, ultimati alcuni interventi sul sistema acquedottistico Garcia, sono stati coinvolti nel piano di riduzione anche 15 Comuni del Trapanese.

Nonostante Messina non dipenda da Siciliacque (che gestisce l’acquedotto dell’Alcantara, dal quale Messina non si serve, ma la sorgente alle pendici dell’Etna sulla quale la partecipata ha raccolto i dati è la stessa da cui nasce il Fiumefreddo, l’acquedotto che insieme a quello della Santissima(a Fiumedinisi rifornisce la città di acqua), l’Amam ha spiegato che in città, a causa delle scarsissime precipitazioni da luglio ad oggi, c’è già il 30% in meno di acqua disponibile al consumo, dato che da cento anni non pioveva così poco: le  conseguenze, in città, si sono palesate già in concomitanza con le festività natalizie., coi rubinetti “a mezzo servizio” per più settimane.

Una situazione diametralmente opposta a quella che si era verificata nei primi mesi del 2021, quando piogge di intensità e durata eccezionale avevano riempito i bacini fino alla capienza massima, assicurando acqua per il resto dell’anno, e scongiurando il razionamento idrico durante i mesi più caldi. Ipotesi che oggi è invece sempre più probabile, se non ci saranno una fine dell’inverno e una primavera molto più piovose del solito

 

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