MESSINA.”Hanno stabilito che io debba essere ammazzato”: L’affondo contro i sindacati è arrivato alle 21:40, tre ore dopo l’inizio del suo comizio show a Piazza Municipio, aperto con uno spettacolo di cabaret e terminato con l’annuncio di un ritiro spirituale sui colli con il Consiglio Comunale.

Mentre tutti attendevano un riscontro sulle dimissioni del sindaco De Luca, annunciate già tre volte e messe quindi nero su bianco lo scorso venerdì (ma con tanti se e molti ma), il primo cittadino ha lasciato l’argomento ancora in sospeso, incentrando il suo discorso fiume sul bilancio del comune, sulla condizione economica di Palazzo Zanca, sull’eterno conflitto con i consiglieri e sulle partecipate, in un attacco a 360 gradi verso tutto e tutti, con dinamiche assai simili a quelle della campagna elettorale che lo ha visto trionfare.

Il primo momento di tensione arriva quasi all’inizio del comizio, quando i lavoratori  interinali dell’Atm espongono in mezzo alla folla lo stesso striscione che due giorni prima avevano esposto a Palazzo Zanca:  “Ci hai messo in mezzo a una strada ma nessuno di noi ti ha minacciato”. De Luca lo vede, non gradisce la contestazione e ordina di rimuoverlo. Qualche ora dopo il bis: i lavoratori cercano di far sentire la propria voce, di fatto senza insulti né eccessi, ma De Luca alza la voce e dopo vari tentativi di metterli a tacere ordina alle forze dell’ordine di farli allontanare e di identificarli (“Voglio sapere chi siete!”).

Poco dopo l’invettiva contro i sindacati, ai quali riserva le critiche più feroci, con tanto di accuse gravissime. Il suo j’accuse inizia con il sindacato della Polizia Municipale, prosegue con le guardie venatorie e finisce quindi con la replica a Uil, Cisl e Cigl, che nei giorni scorsi lo avevano accusato di aver fatto perdere  92 posti di lavoro in 92 giorni. Dati che il sindaco smentisce categoricamente prima di passare al contrattacco. Pesantemente.

I sindacati hanno stabilito che io debba essere ammazzato”, denuncia a proposito della conferenza stampa dello scorso 25 settembre, “in cui vengo ammazzato senza processo”. “Alcune situazioni rasentano l’associazione a delinquere. Sanno che è illegale (parlando delle assunzioni, ndr) ma bisogna aizzare le persone”, continua.

Non è chiaro se De Luca intenda “ammazzato” politicamente o se davvero sia stato minacciato, anche se poi rincara la dose: “Sono venuti a cercarmi e mi volevano ammazzare”, prosegue, facendo riferimento a un episodio avvenuto in Municipio e a due casi che sarebbero avvenuti fuori da due chiese, durante i quali sarebbe stato minacciato proprio dagli interinali dell’Atm. “Sono venuti a cercarci e mi dovevano ammazzare, hanno invaso Palazzo Zanca, hanno preso un nostro assessore (Dafne Musolino, ndr) e sono entrati nella sua stanza con fare minaccioso, questi galantuomini”.

Non ci spaventiamo né della mafia né degli attacchi mafiosi”, ribadisce nuovamente, accusando quindi i segretari generali dei sindacato di disonestà intellettuale e di “aver massacrato meritocrazia e speranze”. “Anche a Santa Teresa hanno tentato di ostacolarmi, ma li ho fatti stare con due piedi in una scarpa”, conclude, ricevendo l’ennesimo applauso fragoroso dalla folla, che lo acclama con una star del rock.

 

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