Era un lunedì anche il 16 gennaio del 2017, quando Lettera Emme debuttava online per la prima volta. Sembra una vita fa. È una vita fa. Oggi soffiamo sulla sesta candelina, e il mondo è un posto diverso da quello che era sei anni fa. Molto diverso. Più brutto. Più incattivito. Una pandemia e subito dopo una guerra (per chi ci crede, due dei quattro cavalieri dell’Apocalisse ce li siamo giocati…) hanno reso tossica l’atmosfera informativa e oggi come mai prima il giornalismo è con le spalle al muro, inerme di fronte ai colpi che subisce (principalmente per colpe ascrivibili ai giornalisti, ma questa è un’altra storia), incapace di ritrovare forza e dignità perse per strada, con un muro apparentemente invalicabile davanti. Chi fa informazione non può far finta di niente, perché, soprattutto oggi, il peso e la responsabilità di essere attendibili, accurati, non è più un vezzo, ma una necessità: questo, se si vuole che il giornalismo abbia un futuro, per quanto incerto e nebuloso.

Noialtri di LetteraEmme abbiamo risposto nell’unica maniera che conosciamo: facendo giornalismo. Buon giornalismo. E quello che abbiamo imparato, lo abbiamo condensato in quella piccola follia da incoscienti che sono stati i tre numeri (i primi tre numeri) di LetteraEmme Magazine. Una scommessa di quelle che non devi avere tutte le rotelle a posto per fare. Cento pagine con articoli long form, gratuite, in una città in cui le statistiche dicono che si legge poco e male. Bisogna avere fegato per andare controcorrente. Avere fegato e crederci. Ci abbiamo creduto, abbiamo avuto ragione. Noi e voi, i nostri lettori, che avete decretato un successo che è andato oltre ogni nostro sogno più pornografico: ogni numero è stato conteso, le copie in distribuzione, quasi diecimila, esaurite nel giro di una decina di giorni, con richieste che non siamo riusciti a esaudire (ma ci stiamo attrezzando).

E quindi grazie. Grazie a chi ci ha letto, sfatando il mito secondo cui in città non si legge e fare del buon giornalismo è una perdita di tempo e soldi (e confermando un vecchio assunto secondo il quale, probabilmente, se non si fa una cosa è perché l’offerta non è all’altezza delle aspettative). Grazie a chi ci ha sostenuto: a tutti gli inserzionisti che hanno sposato a scatola chiusa un progetto, scommettendoci sopra con l’unica certezza della reputazione che ci siamo costruiti addosso in questi sei anni, e a chi si è aggiunto dopo aver valutato che valeva la pena di associare il loro nome a un prodotto di qualità. È grazie a loro se LetteraEmme Magazine è stato, è, e continuerà a essere un free press.

Per chiarirci: LetteraEmme Magazine non ha prezzo, ma ha un costo. Il costo di chi ci scrive (e impagina, e fa le fotografie, e le illustrazioni, e i contributi esterni), il costo della professionalità che ha acquisito negli anni, ma anche, molto più banalmente, il costo di stampa e quello di distribuzione (evitiamo il piagnisteo sul costo della carta, quadruplicato nel giro di un anno…). Per questo, in occasione del quarto numero, che sarà pubblicato in primavera, lanceremo una campagna di sottoscrizione volontaria per sostenere il magazine (che continuerà comunque a essere gratuito). Starà ai lettori, a chi vorrà, valutare quanto vale la qualità del prodotto. Un euro, dieci, cento: anche zero euro. La nostra dedizione, e la qualità del giornale, quelle saranno uguali. Di diverso ci sarà che sarà bello sapere che lì fuori c’è qualcuno che ci tiene, e che riconosce le cose buone quando le vede (e le tocca, e le legge, e si arriccia soddisfatto il baffo, magari riflettendo compiaciuto sul fatto che non ci sono molte esperienze simili in altre città).

In arrivo tanti cambiamenti anche per il sito, che nei prossimi tempi subirà un piccolo grande aggiornamento, con l’obiettivo di renderlo più leggibile, snello e funzionale. In questi giorni siamo già al lavoro per risolvere i problemi tecnici che ci avete segnalato sul caricamento delle pagine; nelle prossime settimane ci dedicheremo al restyling della grafica e dei contenuti. Non mancheranno le novità, a partire da quella newsletter che vi preannunciamo ogni anno e che quest’anno realizzeremo sul serio (giuriamo). Poi in cantiere c’è ancora tanta roba: progetti “in giro per l’Europa”, nuove rubriche, approfondimenti, una nuova sede a mo’ di factory e tanto altro che vi racconteremo a tempo debito. Mettetevi comodi, versatevi un drink, rilassatevi e brindate con noi: con Claudia, Franz, Andrea, Marino e Alessio, con chi c’era prima e con chi ci sarà dopo, e con chi, e sono tanti e tante, ogni giorno ci dà una mano per andare avanti con la stessa grinta, competenza, puntualità e ferocia di questi cinque anni. Teniamoci compagnia, che questa città ne ha bisogno.

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