MESSINA. Ieri, 9 luglio, LetteraEmme pubblicava in apertura un articolo dal titolo “Com’è finita col secondo palazzo di giustizia (male, è finita)“, in cui, traendo informazioni dalla delibera di giunta 238 del 7 maggio scorso, si ricostruiva la vicenda lunga quattro anni (che si inserisce in 34 anni di storia) di un protocollo d’intesa, scaduto a febbraio, per la costruzione del secondo tribunale. Nel pomeriggio, sono arrivate le precisazioni dell’assessore ai lavori pubblici Salvatore Mondello, che volentieri riportiamo integralmente. A margine, e in risposta, le considerazioni della redazione di LetteraEmme.
“Con riferimento all’articolo pubblicato in data odierna, 9 luglio 2021, su Letteraemme, dal titolo “Com’è finita col secondo Palazzo di Giustizia (male, è finita)”, l’Assessore ai LLPP Salvatore Mondello fa presente quanto segue. “Chi, in questi tre anni ha imparato a conoscermi, sa bene che rifuggo dalle polemiche, che non mi appartengono caratterialmente e che portano via tempo prezioso, che preferisco destinare alla mia città. Tuttavia mi sembra opportuno, in presenza di notizie parziali che riguardano il mio lavoro, soprattutto se veicolate a mezzo stampa e dunque dirette ai cittadini, produrre tutte le informazioni corrette e complete, anche se ritengo che tale operazione andasse fatta a monte, sentendo tutte le parti in causa. In tal senso, non risultando alcuna richiesta d’informazioni allo scrivente, al fine di chiarire i contorni della vicenda, mi sembra corretto riportarne di seguito l’iter circostanziato. In data 13 giugno 2019, con prot. n° 184361, l’Amministrazione ha inviato nota formale al Ministero della Giustizia, all’Agenzia del Demanio ed al Ministero della Difesa, con l’intento di convocare un tavolo tecnico dal quale poter fare emergere in maniera netta la strada da seguire, mettendo un punto fermo circa la prosecuzione dell’attività tecnico amministrativa del nuovo Palagiustizia. In data 23 giugno 2019, unitamente al Sindaco si è partecipato ad un tavolo tecnico presso il Ministero della Giustizia, alla presenza di tutti gli attori coinvolti nel Protocollo d’intesa. Si è chiarito che lo stesso presentava criticità e dunque non poteva funzionare sotto il profilo tecnico, economico, temporale e pratico. Per tale motivo, pur avendo il Sindaco ritirato la proposta alternativa formulata dall’Amministrazione Comunale, i Sottosegretari alla Difesa ed alla Giustizia hanno deciso di valutare la stessa ed hanno aggiornato il tavolo al 30 settembre 2019 per ulteriori approfondimenti. Durante tale periodo, si è avuto il cambio di Governo, circostanza che fisiologicamente comporta ritardi nella ripresa delle attività e che quindi ha portato alla convocazione del Sindaco e del sottoscritto solo in data 16 gennaio 2020, alla presenza del Sottosegretario alla Giustizia, a quello della Difesa, all’On. Pietro Navarra ed all’Esperto del Sindaco Avvocato Alberto Vermiglio. In tale sede, si è chiarita la condizione di stallo in cui era ed è il Protocollo d’intesa, si è ottenuto l’impegno di definire in maniera netta la situazione, avendo risposte per iscritto anche da parte dell’Agenzia del Demanio, che dal canto suo avrebbe dovuto procedere con la elaborazione della progettazione; è stata anche espressa l’intenzione da parte del Ministero della Difesa, di voler procedere con gli adempimenti del Protocollo stesso. Durante tutto l’iter sopra indicato, non si è riusciti a chiarire l’aspetto più importante della vicenda, ovvero il reale costo dell’operazione ascritta al Protocollo d’intesa. Nonostante tale dato determinante sia stato formalmente richiesto con nota prot. n. 20397 del 23 gennaio 2020, a tutt’oggi non vi è alcuna traccia di risposte concrete da parte dell’Agenzia del Demanio che, interpellata, ricordando gli impegni assunti duranti gli incontri con tutti gli attori firmatari del Protocollo, sulla questione specificava che non doveva alcun riscontro al Comune di Messina, situazione espressa chiaramente con nota prot. n. 43060 del 12 febbraio 2020 – nella quale si legge – ‘È doveroso chiarire che il committente dell’opera pubblica definita nuovo Palagiustizia da realizzarsi nella città di Messina è il Ministero della Giustizia. La scrivente Agenzia svolge infatti unicamente il ruolo di stazione appaltante, incaricata dall’Amministrazione committente di coordinare le attività tecnico-amministrative necessarie alla realizzazione dell’intervento. E dunque al suddetto Ministero, che ha convocato la riunione dello scorso gennaio, che l’Amministrazione Comunale potrà rivolgere ogni richiesta di informazioni sullo stato del procedimento’ – conclude il documento.
In sintesi – prosegue l’Assessore Mondello – è stato asserito che il Protocollo d’intesa non ha alcun valore. Ulteriore conferma del disimpegno da parte dei firmatari del Protocollo è riscontrabile nella nota del Ministero della Difesa prot. 4423 del 30 gennaio 2020 e n 139238 del 23 giugno 2020 con le quali si conferma la non disponibilità dell’Esercito a trasferire il proprio Ospedale in altra sede. Infine, con nota 140881 del 24 giugno 2020, il Presidente della Corte d’Appello dott. Michele Galluccio, per conto della Conferenza Permanente ex art. 3 DPR 133/2015, chiede a tutte le autorità sottoscrittrici il Protocollo, di adottare le iniziative ritenute opportune in relazione allo stesso, ivi compresa l’eventuale revoca con salvaguardia dell’importo dello storno di finanziamento originariamente previsto. In data 7 maggio 2021 la Giunta Comunale con Delibera n. 238, ha preso atto che non è pervenuto alcun assenso alla proposta formulata da questa Amministrazione da parte degli Enti Ministeriali e che il Protocollo d’intesa è scaduto in data 08/02/2021, senza che siano state poste in essere le attività che erano in esso previste. Contestualmente si è dato mandato al Dipartimento Servizi Tecnici di avviare una manifestazione d’interesse finalizzata ad acquisire proposte di aree da destinare alla realizzazione del secondo Palazzo di Giustizia o di immobili da utilizzare per la stessa finalità. Infine, nonostante gli impegni assunti dal Governo (e da alcuni Parlamentari cittadini) di verificare la percorribilità della proposta progettuale dell’Amministrazione De Luca, non è stato dato mai alcun riscontro; ciò ha determinato la scelta ponderata di percorrere eventuali altre soluzioni.
Per tutto quanto sopra, che si auspica chiarisca correttamente l’intera dinamica della questione, il sottoscritto riconosce l’utilità delle critiche quando sono costruttive e finalizzate alla risoluzione dei problemi; rammaricano invece le espressioni che sanno di sentenza accolta con compiacimento, (“male, è finita”), per sottolineare una presunta incapacità dell’Amministrazione, incorsa in ostacoli oggettivi e certamente non provocati, piuttosto che contribuire ad una corale collaborazione (stampa compresa), per arrivare alla migliore definizione possibile della vicenda. Antepongo sempre l’interesse della città alle polemiche, ma tanto si doveva, per chiarezza e per onestà intellettuale”.

 

La risposta di LetteraEmme:

Accogliamo volentieri le precisazioni dell’assessore Salvatore Mondello, del quale abbiamo sempre apprezzato, e continuiamo a farlo, i toni pacati e la ricerca del dialogo costruttivo. Giova però precisare (noi, stavolta), che pur avendo più volte riletto l’articolo in questione, non siamo riusciti a trovare alcuna delle “notizie parziali” che l’assessore lamenta. Anche perché, essendo l’articolo basato sulla delibera di giunta 238 del 7 maggio, tutte le notizie sono tratte dall’atto amministrativo, firmato proprio da Mondello.

La ricostruzione dell’assessore, quindi, non solo non smentisce alcuna delle affermazioni riportate all’interno dell’articolo, ma anzi le conferma in toto (e non poteva essere diversamente, data la fonte istituzionale), approfondendo giustamente qualche passaggio che per necessità di sintesi (scriviamo articoli, non sentenze, forse ogni tanto è bene sottolineare l’ovvio) è riassunto ma mai omesso.

Apprendiamo, tra l’altro, che la circostanza per cui nella delibera non è riportata, né in maniera documentale, né in maniera informale, l’affermazione rilasciata dal sindaco Cateno De Luca in commissione consiliare, secondo la quale il Palagiustizia alla caserma Scagliosi sarebbe costato 40 milioni e avrebbe richiesto dieci anni di lavori, è confermata dall’assessore, che infatti spiega che “non si è riusciti a chiarire l’aspetto più importante della vicenda, ovvero il reale costo dell’operazione ascritta al Protocollo d’intesa”. Il che non è quello che è stato affermato in commissione il 5 agosto 2019, in cui si era espressamente parlato di costi.

Quanto al compiacimento rilevato nella frase del titolo riportata tra parentesi (“male, è finita”, letteralmente), è una libera interpretazione dell’assessore, e come tale non la commentiamo, prendendone semplicemente atto. Ci limitiamo a sottolineare l’esito di tutta la faccenda: per la terza o quarta volta, in trentaquattro anni, un procedimento parte, va avanti e a un certo punto si arena. E si deve ricominciare da capo. Controllando “male” sul dizionario, la definizione è piuttosto prossima a quello che è accaduto a Messina negli ultimi tre lustri e mezzo.

Per ultimo: l’assessore Salvatore Mondello, in premessa, lamenta che non ci sia stata “alcuna richiesta d’informazioni allo scrivente”. Ebbene, la richiesta d’informazioni è arrivata lo scorso anno, in una conferenza stampa (e Mondello le stava fornendo), ma purtroppo da parte del sindaco De Luca è arrivato la bizzarra imposizione di non rispondere alla domanda (“non voglio che si risponda sul Palagiustizia“, testuale), con conseguente scontro col giornalista che la domanda l’aveva posta. Una ulteriore dimostrazione dell’importanza delle conferenze stampa, in cui si fanno domande per approfondire un tema, e dell’inutilità dei comizi e dei soliloqui, in cui oltre all’autoreferenzialità rimane assai poco.

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Roy
Roy
10 Luglio 2021 7:29

A zuchiti st’ovu