MESSINA. Se non fosse tristemente vero, ci sarebbe da ridere a leggere, da parte di un’amministrazione comunale, ”si tratta in sostanza non di un diserbo stradale fine a se stesso, ma di un servizio strumentale alla raccolta di rifiuti”. Non ce lo siamo inventati, l’hanno scritto davvero, in un comunicato a nome “l’amministrazione comunale”, con vaghe e non troppo riuscite pretese di ironia, in risposta ad un articolo di LetteraEmme, questo, in cui si è scritto, contratto di servizio alla mano (riportato come screenshot), che il comune di Messina paga la scerbatura due volte, una con la Tari e un’alta con una prossima gara da 150mila euro.
Il comunicato, tra una fumosa frase e l’altra, non fa altro che confermare quanto LetteraEmme ha scritto: esiste una “scerbatura strumentale alla raccolta dei rifiuti, e una “fine a se stessa”, qualsiasi cosa voglia dire “fine a se stessa”. La quale cosa denota, a parte un notevole fegato nell’affermarlo, anche una sufficienza nella lettura di questa sventurata città da far cadere le braccia, come se non bastasse un giro in qualsiasi angolo della città, eccettuati forse qualche centinaio di fortunati metri quadrati, per accorgersi che il maggior ricettacolo di immondizia sono proprio le erbacce che crescono ormai spontanee dappertutto, da mesi se non addirittura da anni, e che quindi, a parte i rami degli alberi e qualche fortunata siepe, tutto il resto, fotografie a testimonianza, rientrerebbe a pieno titolo nella “scerbatura strumentale alla raccolta dei rifiuti”. Tipo questa nella fotografia in copertina, scattata meno di una settimana fa in cui, per non sbagliare, a terra è rimasta sia la scerbatura che la spazzatura.
Poco male, ci penserà il vento.
A questo punto, però, una domanda sorge spontanea. Dato che “amministrazione comunale” sostiene che “è evidente che la MessinaServizi può svolgere un servizio di diserbo solo se, ed in quanto il servizio sia finalizzato alla raccolta dei rifiuti stessi“, e che “tale precisazione deriva direttamente dalla Legge”, che “tale principio evidentemente non è noto alla redazione di Letteraemme, che invece pretende di affermare che il Comune farebbe pagare con la Tari anche la scerbatura del verde, commettendo un errore marchiano che denota la mancata conoscenza della Legge“, concludendo con “per il fermo e costante rispetto della Legge, la scerbatura del verde pubblico (intesa come taglio del verde nelle strade, aiuole, ville, piazze, spartitraffico etc.) è distinta dalla raccolta dei rifiuti“,ci chiediamo: secondo quale principio di legge è MessinaServizi (che “amministrazione comunale” ha spiegato, con giudizi trancianti su quello che LetteraEmme sa o non sa della legge, che non può farlo) ad avere effettuato la scerbatura di Villa Dante, con tanto di post di congratulazioni da parte del sindaco Cateno De Luca?
Come è possibile che, come riporta un servizio di Gazzetta del sud, “Prosegue incessante l’attività di Messina Servizi sul fronte scerbatura. Dopo il lavoro massiccio nelle ville e nei cimiteri, la società sta colmando i ritardi causati dall’emergenza covid 19. Interventi a sud e a nord. Completate piazza Unione Europea e la villetta a San Licandro”? Cioè, MessinaServizi (che per il servizio in questione ha affidato un incarico da 200mila euro all’esterno) può occuparsi del verde o no?
E, ancora, è previsto dalla legge che, come riportava l’ufficio stampa del comune di Messina il 27 giugno 2019, a Villa Sabin gli interventi “fossero stati concertati con MessinaServizi”?
E’ vero quanto si legge sul sito di MessinaServizi il 25 maggio, in piena “fase due, per cui “prosegue senza sosta in tutta la città l’attività straordinaria di spazzamento, scerbatura e disinfezione da parte di Messina Servizi Bene Comune in alcuni villaggi, ville comunali e negli spazi urbani”?
Insomma, sono servizi che MessinaServizi può svolgere, o come sostiene “amministrazione comunale” lo vieta la legge? E se fossero servizi straordinari, è concepibile che una partecipata del Comune non sia in grado di portare avanti l’ordinario, per cui c’è bisogno di una gara da 150mila euro, però può occuparsi dello “straordinario?
Ovviamente, come ormai è costume di questa amministrazione, una volta che qualcuno solleva il problema, è tutto un florilegio di coniugazioni al futuro: “ci accingiamo a modificare il contratto di servizio di MessinaServizi per affidare alla società in house anche il servizio di cura e taglio del verde pubblico”. Quello, cioè, che fino a due righe prima era oggetto di contestazione (e sarà oggetto di una gara da 150mila euro), ed era vietato dalla legge, nel prossimo futuro diventa permesso (con un ulteriore affidamento da parte del Comune alla sua società partecipata, quindi non coperto dai 46 milioni di Tari). Tutto chiaro?
Di seguito il comunicato integrale.