MESSINA. Il Tar di Catania ha rigettato la richiesta di sospensiva per il ricorso presentato dal legale Santi Delia che mirava all’annullamento dell’ordinanza con cui il sindaco di Messina Cateno De Luca ha chiuso le scuole una settimana fa.

Di seguito la nota del legale sulla vicenda:

La decisione del T.A.R. Catania riguarda la valutazione dei presupposti di estrema urgenza che, stante la durata dell’ordinanza, erano addirittura anticipati rispetto ad un vero e proprio giudizio.

A fronte di provvedimenti di durata di appena 5 giorni, il TAR ha limitato la valutazione dell’esistenza di tale presupposto di estrema e massima urgenza circa la difesa del diritto allo studio, ritenendola soccombente rispetto al bene salute ed alla sua tutela.

E’ chiaro, tuttavia, che, per tutti, famiglie, bambini ed operatori che lavorano all’interno della scuola, non posso che condividere come tale bene, ove davvero in pericolo, sia sempre prioritario.

Ciò che stupisce, tuttavia, è che sia stato ritenuto tale a fronte di una situazione che, secondo i dati del Provveditorato di Messina è tutt’altro che allarmante essendo ben al di sotto (con un massimo di 0,34% di casi per le scuole medie) di tutte le grandi città Italiane. Tutte, nessuna esclusa.
Stupisce ancora di più allora, a fronte di tali dati, che Messina sia l’unica grande città ove la protezione del bene salute valga solo per l’attività didattica in presenza e non per tutte le altre ordinarie attività che sono consentite in “zona arancione”. Tutti i nostri bimbi, difatti, continuano a fare l’attività sportiva consentita, la scuola calcio, il tennis, escono a fare shopping con i propri genitori, etcc. E’ solo con amarezza, allora, che non si può che constatare come a Villafranca, Roccalumera o Barcellona tutti gli altri bambini continuano ad andare a scuola mentre a Messina, no.

Sono, d’altra, parte, gli stessi argomenti che, lo stesso giorno, lo stesso T.A.R. Catania, ma con altro Presidente, ha affermato sospendendo la decisione del Sindaco di Paternò.

In quel caso, il Presidente Daniele Burzichelli (decreto n. 814/20) ha rilevato che “la circostanza, non meglio precisata, che parte dei contagi interessino la popolazione scolastica non appare di per sé indicativa di una particolare deviazione da quanto accade in ambito regionale o nazionale, così come, alla data del provvedimento (9 novembre 2020), l’incremento significativo dei contagi costituiva, purtroppo, un fenomeno che riguardava l’intero territorio nazionale e, conseguentemente, l’intero ambito regionale; c) come osservato in fattispecie analoga dal T.A.R. della Puglia (Sede di Bari, Sezione III, decreto monocratico n. 680/2020 del 6 novembre 2020), la decisione assunta dal Sindaco di Paternò “interferisce, in modo non coerente, con l’organizzazione differenziata dei servizi scolastici disposta dal sopravvenuto D.P.C.M. in data 3 novembre 2020, il quale colloca la” Sicilia “tra le aree a media criticità (cosiddetta ‘zona arancione’)”, anche tenuto conto che “persino per le aree ad alta criticità (cosiddette ‘zone rosse’)” è prevista “la didattica in presenza nelle scuole elementari”.

Sulla stessa linea, come è noto a tutti, le decisioni dei TAR Calabria e Puglia.
La speranza, dunque, è che si spieghino presto le differenze tra i bambini messinesi e tutti gli altri.
Che non si riesca a far studiare i nostri bambini, a ben vedere, è una sconfitta di tutta la comunità.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments