MESSINA. Presentata questa mattina la proposta di deliberazione consiliare che impegna l’amministrazione ad “assumere azioni conseguenti allo schema di regionalismo differenziato“, come ad oggetto. “Il regionalismo differenziato prevede l’assegnazione di risorse maggiori alle regioni che hanno un Pil più elevato, (attualmente Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che insieme producono il 50% del Pil nazionale) riducendole a quelle che hanno una capacità contributiva minore, con ripercussioni evidenti per il Mezzoggiorno d’Italia“, ha dichiarato il consigliere comunale di LiberaMe Alessandro Russo che, insieme al gruppo consiliare del centrosinistra, ha presieduto la conferenze.

“La riforma del governo potrebbe compromettere l’unità del nostro Paese”, continua Russo, seguito dal collega del Pd Felice Calabrò che, invece, ne spiega la questione di legittimità: “Per certi aspetti questa proposta di Governo va contro la carta costituzionale“, dichiara in riferimento all’art. 119 della Costituzione: “I Comuni, le Province, le Città Metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al loro territorio. […] La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante“.

“La Costituzione offre una specifica tutela ai territori che dispongono di “minore capacità fiscale per abitante” per evitare che le differenze di reddito, e quindi di gettito fiscale, possano determinare una sperequazione nella erogazione e nella fruizione da parte dei cittadini di servizi pubblici ritenuti essenziali su tutto il territorio nazionale”, si legge, infatti, nella proposta di delibera.

“Appaiono evidenti anomalie nell’attuazione della riforma del federalismo fiscale rispetto ai principi costituzionali, sia in tema di calcolo del corretto “fabbisogno standard” (specificamente nel campo dei servizi sociali e degli asili nido) che in merito al meccanismo perequativo a causa di un livello di perequazione al momento parziale, pari al 50%, laddove l’art. 119 Costituzione prevede la perequazione integrale”, continua la delibera.

“Questa delibera vuole accendere i riflettori perché tutte le città prendano esempio da Messina“, ha continuato il consigliere Alessandro De Leo (Più Europa), nonostante la regione Sicilia non viene toccata direttamente dagli “Acordi tra Stato e Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna” in quanto a Statuto speciale. “Viene intaccato, però, il fondo perequativo, danneggiando l’intero sistema a favore delle regioni più ricche: in questo modo chi ha di più avrà ancora più risorse invece di aiutare chi ha di meno“, aveva spiegato Alessandro Russo nella premessa.

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