MESSINA. La I Biennale dello Stretto si è conclusa con numeri importanti: dal 30 settembre al 5 ottobre ci sono stati 35 talk, 120 relatori, 10 lecture. Per l’evento hanno lavorato 150 persone distribuite tra Genova, Milano, Parigi, Reggio Calabria, Campo Calabro, Messina, 85 patrocini, 75 architetti invitati. Dal 30 settembre al 15 dicembre si sono avute 10mila+ presenze registrate presso il forte Siacci di Campo Calabro sede della mostra. Sullo Stretto si è posata una lente capace d’ingrandire lo spazio geografico e culturale sia per chi ci abita dentro sia per chi è esterno ai luoghi. La lente utilizzata è di tipo multifocale così da permettere visioni vicine e visioni lontanissime, temi di prossimità e temi continentali, sguardi locali e sguardi globali. Questa modalità del vicino e lontano, della permanenza e della nostalgia dei luoghi, ha trovato uno straordinario impalcato concettuale nella lecture conclusiva alla Biennale del 18 dicembre attraverso le parole dell’antropologo Vito Teti. Le molteplici visioni di progetto restituiscono un mosaico di relazioni tra luoghi e temi, una mappa di connessioni esemplari e a volte sorprendenti. Un riposizionamento mediterraneo dello Stretto come attrattore e insieme trasmettitore di pensiero creativo, elaborazione progettuale  e sintesi culturale. Nell’ambito della Call to-Action internazionale lanciata per la prima edizione de La Biennale dello Stretto, i curatori, Alfonso Femia e Francesca Moraci e il coordinamento scientifico (Salvatore Greco, Francesco Messina, Giovanni Multari, Michelangelo Pugliese, Gaetano Scarcella, Giorgio Tartaro, Ilario Tassone e Luciano Marabello Roberta de Ciechi) hanno assegnato i premi tra i progetti pervenuti alla Call, due premi a i cases studyes delle due città Cervia e Genova e quattro  premi internazionali a Studi Professionali che agiscono tra ricerca e progetto in ambito internazionale . I premi suddivisi nelle sezioni under 35, Fotografia, Architettura, Paesaggio, Realismo immaginario, Design, Arte, Scrittura, Video, Cities Case Study, tutti  nella cornice del tema delle Tre Linee d’acqua, hanno lanciato sguardi progettuali vicini e lontani, in mediterranei distanti e in spazi geografici di prossimità come il nostro stesso Stretto. Tanti i progetti capaci di individuare formule innovative di pensiero e di suscitare il desiderio di rigenerare il territorio dello Stretto con la cultura.

Tra i premi delle Città Metropolitane e il Premio internazionale vediamo, attraverso le immagini, quei progetti che hanno intuito lo Stretto nella sua doppia natura di deposito delle immagini-archetipo delle idee e di trasmettitore di suggestioni per altri futuri dell’Area e per le altre rive mediterranee.

 

Premio Città Metropolitane dello Stretto-Sezione Realismo immaginario e Premio Internazionale

LAPS Architecture “I Ponti dello Stretto”

Salvator-John A. Liotta, Fabienne Louyot_Parigi

Uno studio internazionale con sede a Parigi e con un respiro interpretativo dei luoghi e delle declinazioni contemporanee  della mediterraneità e che in Sicilia abbiamo conosciuto per gli interventi alla Farm Cultural park di Favara (Ag)

“Dopo tanti dibattiti e idee oggi il ponte è rimasto una collezione di visioni. Come si legge nella relazione della proposta “Il progetto dei Ponti dello Stretto è una provocazione critica dell’idea che di  ponti lo stretto ne debba avere o uno o nessuno. Crediamo che bisogna andare al di là di questa visione contrapposta monoteistica/atea del ponte. Il progetto ritiene che un modo per farlo è di pensare i ponti al plurale, rispondendo  ai temi sui quali la Biennale dello Stretto invita a riflettere. Un progetto di infrastruttura architettonica che sposa l’idea di promozione del turismo lento, mobilità dolce, una rete di fili e ponti sospesi di ultima generazione unirà dodici forti abbandonati sulle due sponde  che saranno oggetti di recupero e costituiranno i punti di partenza e arrivo di un percorso turistico che propone una nuova visione del vivere lo Stretto. I Ponti dello Stretto nella loro presenza filiforme incarnano un’idea di turismo lento in quanto per attraversare lo Stretto sarà possibile farlo a piedi o in bicicletta”.

 

 

 


 

Premio città metropolitane Sezione Progetto Architettura

Bergmeisterwolf – “BOE CULTURALI“

(Studio Bergmeisterwolf di Gerd Bergmeister e Michaela Wolf con sede a Bressanone e a Rosenheim)

“Storia, geografie, cultura e fenomeni naturali dello Stretto sono assunti e rielaborati nel progetto. Le capsule di acciaio riciclato sono rivestite da un pattern composto di pannelli colorati di plastiche di riuso e pannelli solari che riproducono e rielaborano disegni e composizioni geometriche tradizionali. Un progetto Visionario che unisce una missione culturale e una missione ecologica per la valorizzazione delle acque dello Stretto.“

 


 

Premio citta metropolitane Sezione  Realismo immaginario

Carmelo Baglivo – BAN “Oasys City”

 

“Architetture positive e propositive che crescono sulle città esistente offrendo riparo. Sono riserve urbane per la protezione e lo sviluppo del territorio, di rispristino e conservazione della rete ecologica, di ricerca sulla città inclusiva. Strutture temporanee e parassitarie che si sviluppano dove ci sono architetture abbandonate come viadotti e tralicci”

 


 

Premio Città Metropolitane dello Stretto-Sezione design

Pietro Carlo Pellegrini. “Colombaie mobili”

Pietro Carlo Pellegrini _studio di architettura e design Lucca

 

Il progetto proposto si pone l’obiettivo di incentivare lo scambio di messaggi tra gli Stretti, messaggi di condivisione, di complicità e di attivismo culturale dedicato al Mediterraneo e a tutto ciò che esso rappresenta nella storia dell’uomo. Unire le diverse etnie e culture con un mezzo di trasporto antico, dove l’uomo scrive e porge al piccione viaggiatore il messaggio, che grazie al volo sarà consegnato ad un altro. La partenza e l’arrivo del piccione sono pensati in una piccionaia, ispirata ad un’architettura rurale tipica del mediterraneo: il trullo. Le varie piccionaie non si distinguono per la forma, ma per i colori che rappresentano i luoghi in cui sono localizzate. Un’architettura caratteristica di partenza ed allo stesso tempo un arrivo localizzata nei 4 stretti simbolo del mediterraneo.

 


 

Premio Città Metropolitane dello Stretto-Sezione design

Migliore + Servetto “Texturia Mari”. La grande Nassa, il teatro delle identità

Ico Migliore e Mara Servetto studio di architettura e design Milano

 

Texturia Mari è un neologismo, una parola nuova che racchiude storie  e miti legati al Mar Mediterraneo. Si può tradurre con trame, incroci, memorie dei Mari perché, citando Braudel, il Mediterraneo è “mille cose insieme”. È una trama multiforme e variopinta che parla di Mediterraneo, di Sicilia e Calabria, di Italia, ma anche dei paesi del Medio Oriente che hanno lasciato qui tracce indelebili. Dallo Stretto, Fulcro del Mediterraneo, la Nassa inizia il suo viaggio e compie le sue tappe. Lungo le coste della Sicilia e della Calabria si trovano infatti le boe, ormeggi ospitali, connessioni fisiche tra la terra e il mare. Texturia Mari è un amplificatore del patrimonio invisibile e della cultura locale, è un teatro delle identità, un luogo di confronto e di dialogo dove si svolgono incontri, performance culturali dalla danza al teatro dalla musica al design.

 

 


 

 

Premio Città Metropolitane dello Stretto-Sezione Paesaggio

Benno Albrecht, Lorenzo Fabian e di Jacopo Galli . IUAV Venezia “Atlante Mediterraneo”

 

Tra le lenti che consentono visioni più allargate e che confrontano e relazionano lo Stretto alle altre rive mediterranee vi è lo studio dell’Atlante Mediterraneo che programmaticamente dice: “Per affrontare le sfida della contemporaneità e gli scenari del futuro è necessario costruire un atlante che coltivi un rinnovato approccio analitico multidisciplinare capace di mettere a sistema il dato geografico con la lettura socio-economica”.

 

 


 

Premio Città Metropolitane dello Stretto -Sezione Arte

TechneLab Collettivo

 

Il premio è per tutte le installazioni d’arte presente al forte Siacci a cura di TechneLab Collettivo, ma l’opera simbolica che riassume il senso e lo sguardo aperto alle connessioni che la prima Biennale dello stretto ha voluto e ha realizzato è forse l’opera di Ninni Donato “Qui non sbarcherà mai nessuno “. Il testo dell’opera usa la frase di Mussolini pronunciata nel 1937 nel suo viaggio in Sicilia e con semplici tagli e parole barrate nell’installazione artistica, la frase specchiata nell’acqua diventerà qui “Qui… sbarcherà …Nessuno “, Nessuno è il viaggiatore per eccellenza e colui che vuole conoscere e connettersi con ciò che offre l’esplorazione.

 

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