MILAZZO. Diciassette indagati della Raffineria di Milazzo nell’ambito di un’inchiesta sulla morte di sette operai dell’indotto. Decesso causato, secondo la tesi dell’accusa, dalla presenza di fibre di amianto e gas letale sul luogo di lavoro.

A presentarsi venerdì 23 giugno  davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Barcellona sarà solo il rappresentante legale della Ram per “responsabilità amministrative” (legge 231). Le accuse per l’azienda mamertina sono legate alla morte di due operai dell’indotto e lesioni colpose per un terzo. Se la sua difesa non sarà convincente si terrà il processo. I diciassette indagati sono tutti dirigenti della Ram che si sono susseguiti tra il 1984 ed il 2010, insieme ad alcuni imprenditori che hanno lavorato in subappalto all’interno della struttura. Sono accusati di sette le morti “silenziose” avvenute tra il 2006 ed il 2013 . L’ipotesi è di omicidio colposo.

I lavoratori si chiamavano Salvatore Currò, Francesco Di Maio, Giuseppe Pollicino, Salvatore Saporita, Salvatore Scolaro, Nunziato Sottile e Aldo Colosi, tutti deceduti per patologie oncologiche o legate a problemi polmonari come broncopatie, fibrotorace. L’inchiesta della Procura di Barcellona è coordinata da procuratore capo Emanuele Crescenti.

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