Se le ultime vicende sono bizzarre, quelle della Multiservizi srl è addirittura comica. Nel 2002 la giunta provinciale decide di entrare per motivi oscuri ai più in una srl di Enna, acquisendone il 4, 86% delle quote (oltre 63mila euro di capitale sociale), e impegnandosi fino al 2050. Per far cosa? “Servizi di vigilanza ambientale sul territorio”, spiega l’oggetto sociale della srl, che in breve tempo scompare dai radar di palazzo dei Leoni: le ultime comunicazioni sociali risalgono al 2007, dopodiché la società non ha fornito i dati aggiornati. Non solo: all’atto dell’uscita, nel 2012, le quote sociali non risultano assegnate. Il diritto di recesso, che si immaginava abbastanza celere, è del 2015.

La Vigilanza venatoria srl è invece in fallimento. La Provincia ci ha messo il 6, 50% delle quote mediante “atto di scissione” del dicembre 2010, contribuendo ai quarantamila euro di capitale sociale. Due anni, e la decisione di uscire, con delibera di consiglio. La gara, manco a dirlo, è andata deserta, e i 2600 euro di azioni ancora a carico di palazzo dei Leoni. Combinazione, così come la Multiservizi, anche la Vigilanza venatoria srl (che avrebbe dovuto occuparsi di controllo su caccia e sulla pesca), ha sede ad Enna.

Poi ci sono i Gal, gruppi d’azione locale, società consortili pubblico/privato per lo “sviluppo economico del territorio”, che è come il prezzemolo e sta bene su tutto. La Provincia aveva partecipazioni nel Gal Nebrodi (9,38% di quasi 109mila euro, corrispondenti a 10.200 euro), in quello di Castell’Umberto (20% di 16.250, pari a 3250 euro) e nel Gal Valle Alcantara, con il 12,5% di 85.732 euro, che corrispondono a poco più di diecimila euro. Per tutt’e tre, l’adesione è del 1998, la decisione di liquidare le quote del 2014. Nel 2015 vengono bandite le gare per la vendita delle azioni, che ovviamente vanno deserte.

Stesso epilogo per il veloce passaggio nella Consortile Taormina Etna, con adesione per atto di fusione nel 2006 e decisione di uscirsene nel 2015. Gara come da copione deserta, ma quote almeno da spiccioli: 231 euro, il 2% di 11500 euro di capitale sociale. Fuga ancora più veloce dalla sconosciuta Quarit scpa, anche questa nel campo evidentemente fruttuoso dello sviluppo territoriale, nella quale si decide di entrare nel 2006 e fuggire a gambe levate cinque anni dopo, nel 2011, dopo aver acquistato un 4% di quote nel capitale sociale di 125mila euro. L’assemblea straordinaria dei soci se la prende comoda, e accetta la richiesta di recesso a maggio 2015. 

L’ultima è Innovabic, società in cui Comune e Provincia hanno il 33% ciascuno, e l’Università detiene il 34 del capitale sociale da 71.321 euro. Innovabic è ancora parecchio attiva, ma palazzo dei Leoni nel 2014 ha deciso di uscire comunque, dopo la sua adesione nel 1997: la sua partecipazione vale 23.536 euro, ma non l’ha acquistata nessuno: anche questa gara, come tutte le altre, è andata deserta.

Per ultimo, le richieste inascoltate: la Provincia è anche socia dell’Associazione Ente Teatro, in liquidazione: secondo l’allegato al bilancio, palazzo dei Leoni ha inviato “richieste relative allo stato liquidatorio, ma il liquidatore non ha riscontrato le note”. Stessa musica per il Consorzio Centro Turismo Culturale: “richieste di informazioni non riscontrate”, si legge mestamente nel bilancio.

 

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