MESSINA. C’è un fantasma che si aggira nei pressi di Palazzo dei Leoni. Ed esige quasi duecentomila euro. Si chiama Sogas, la fallita società che gestiva l’aeroporto di Reggio Calabria: la ex Provincia regionale, oggi Città metropolitana, della società è nella compagine societaria dal 1977 detiene ancora il 14,96% delle quote, del capitale sociale da 3 milioni e centomila euro. Azionariato del quale l’ente ha tentato in tutti i modi di disfarsi, addirittura dal 2011, senza mai riuscirlo a fare. E che oggi torna a battere cassa.
Nel 2015, all’indirizzo di Palazzo dei Leoni è arrivato un decreto ingiuntivo da 194.480 euro, che deriva da una delibera dell’assemblea straordinaria dei soci di giugno del 2014, in cui la Provincia veniva obbligata a pagare la somma. E la Provincia impugna il decreto, che va davanti al tribunale di Reggio Calabria, e vi rimane giusto il tempo perchè il foro si dichiari incompetente in materia, e rinvii tutto a Catanzaro, sezione specializzata in materia di imprese, ma non prima di aver revocato il decreto ingiuntivo. Per resistere al tribunale di Catanzaro, vengono chiamati gli avvocati Salvatore Giambò, Guido Barbaro e Fabio Sfravara. Nel frattempo, a ottobre del 2016, per la Sogas viene dichiarato il fallimento, e tutti i giudizi pendenti, compreso quello della ex Provincia, passano in mano alla curatela fallimentare. Contro la quale, oggi, Palazzo dei Leoni resiste in giudizio.
E’ solo uno dei problemi che derivano dall’abbraccio mortale della Sogas, dal quale l’ex Provincia tenta di divincolarsi addirittura dal 2011. Senza riuscirci. Il 19 novembre 2015, infatti, era stato predisposto il bando per la vendita delle azioni: a gara regolarmente espletata per la vendita delle azioni da 463mila euro, però, di compratori non se ne è presentato nemmeno uno.
A quanto ammontano i debiti della Provincia nei confronti della società che gestiva il Tito Minniti? Ad agosto 2014, la Sogas aveva chiesto 429mila euro per ripianare la perdita d’esercizio, e ulteriori 927mila euro per un prestito obbligazionario stipulato nel 2012. Cifre che il commissario straordinario della Città metropolitana Filippo Romano, nel 2015, ha deciso di impugnare, insieme al decreto ingiuntivo che oggi torna a farsi vivo.