MESSINA. «Rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi». È quanto dice il presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) Giuseppe Busia, che nella sua relazione annuale in merito all’attività dell’Ente, illustrata ieri mattina. Per quanto riguarda il Decreto sul Ponte dello Stretto, in particolare, Busia lamenta al Governo di non aver accolto alcuni emendamenti proposti dall’Anac in sede di conversione del decreto.

Di quali emendamenti parla Busia? Quelli che ha illustrato e proposto il 19 aprile in audizione di fronte alla Camera dei Deputati: partendo da un assunto“Il decreto legge N. 35 sul Ponte sullo Stretto di Messina, essendo entrato in vigore facendo proprio il progetto dei privati del 2011, ha determinato una posizione di vantaggio del Contraente generale privato. E’ stato riconosciuto come valido nel 2023 il progetto del 2011, evitando la gara pubblica, senza aver risolto il contenzioso precedente”.

Nel dettaglio, sul apporto di concessione del ponte, Busia ha sottolineato “la mancanza di precisi parametri di verifica di sostenibilità economica della realizzazione dell’opera”, ma soprattutto che il decreto legge “non prevede che la realizzazione dell’intervento sia collegata a vincoli di sostenibilità economica, con la conseguenza che i costi dell’opera potrebbero subire dei notevoli aumenti anche in ragione di ulteriori richieste e prescrizioni che dovessero essere formulate dal contraente generale”. Questo perchè, ha spiegato Busia, “dovrà essere valutato l’impiego di nuovi materiali di costruzione. Si rammenta, inoltre, che nel corso dell’ultimo biennio, sia il Parlamento che il Governo, sia anche questa Autorità hanno affrontato la materia del “caro materiali” nell’esecuzione degli appalti pubblici di lavori, che sono stati interessati da incrementi molto significativi del costo delle materie prime, pari anche al 20%-30%“. Ulteriore avvertenza: “a seguito del necessario intervento di integrazione e adeguamento, il progetto definitivo, approvato nel 2011, potrebbe risultare sensibilmente modificato anche sotto il profilo sostanziale, con un significativo incremento del valore economico di realizzazione dell’opera”.

Il progetto definitivo del 2011 di Eurolink, contraente generale dei lavori del ponte, dovrà essere integrato con apposita relazione del progettista che ne attesti la rispondenza al progetto preliminare “e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione dell’opera“. Questo, secondo Busia, provocherebbe “un implicito riconoscimento, valido alla data di entrata in vigore del decreto legge, del suddetto progetto definitivo”, nonostante il contenzioso ancora in corso sul quale “non risulta essere stata raggiunta una transazione”. La conseguenza di ciò è piuttosto importante: “in ordine alla sospensione dei giudizi civili pendenti con il contraente generale e con gli altri soggetti affidatari di servizi connessi alla realizzazione dell’opera nel periodo riservato alla conclusione della procedura transattiva, occorre attentamente valutare il fatto che tale riconoscimento implicito dell’attuale validità del progetto definitivo di proprietà del contraente generale offre, di fatto, a quest’ultimo un notevolissimo potere contrattuale nell’ambito della definizione del contenzioso pregresso ed altresì nella determinazione delle eventuali varianti e del loro costo“.

Anche dal punto di vista ingegneristico emergono cautele: “Occorrerà, infine, tener conto dei notevoli cambiamenti indotti dall’evoluzione tecnica, per cui sarebbe almeno opportuno prevedere che il progetto venisse realizzato con i metodi e gli strumenti elettronici di modellazione BIM (Building Information Modeling, ndr)“. La stessa cautela si registra sul rischio che il ponte diventi un’incompiuta: “Con particolare riferimento al profilo del rischio, si segnala l’opportunità di prevedere che il rischio di costruzione sia integralmente assunto dall’impresa aggiudicataria al momento della stipula del contratto e/o di un ulteriore atto aggiuntivo al contratto originario, come integrale accettazione del progetto”.

Questo capitolo è stato particolarmente approfondito: “si sottolinea l’importanza di prevedere la perentorietà dei termini di ultimazione dell’opera e alle penali, la verifica in ordine al mantenimento da parte del contraente generale dei requisiti di idoneità tecnica e morale”, ha relazionato Busia, aggiungendo che “Si evidenzia, inoltre, l’opportunità di valorizzare ulteriormente la figura del contraente generale, prevedendo nell’atto aggiuntivo da stipulare le seguenti clausole: a) che saranno a totale carico del contraente generale gli oneri riconducibili a carenze progettuali, mentre gli saranno riconosciuti gli eventuali maggiori costi e tempi unicamente se conseguenti a varianti rese necessarie da forza maggiore, sorpresa geologica o sopravvenute prescrizioni di legge o di enti terzi; b) l’obbligo per il contraente generale di fare fronte a eventuali criticità che dovessero sorgere nel corso dell’intervento”.

E i costi? Parecchia perplessità l’Anac l’ha riservata anche a quelli: “Riguarda l’attuale impossibilità di conoscere i costi attendibili rispetto alla realizzazione dell’opera, in quanto i dati informali circolati risultano ancora imprecisi, e in ogni caso non potranno ritenersi plausibili fino alla stesura della relazione di adeguamento e integrazione del progetto definitivo (pur volendo considerare l’importo del 2011, si arriva a circa 13 mld, lontano da alcune cifre circolate sui 16mld)”. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha parla, a seconda delle occasioni, di sette miliardi (a settembre scorso), di 10 miliardi (il 26 maggio) o di “intorno a 14 miliardi” (due giorni prima, il 24 maggio).

 

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments