MESSINA. Slitta al 30 di aprile il termine che il comune di Messina si è imposto per tentare di raggiungere un numero sufficientemente alto di transazioni coi creditori (i grossi creditori) per abbattere del 50% il debito da mezzo miliardo accumulato negli anni.

Come mai la proroga (la terza)? Perchè le transazioni, a quanto pare, non sono andate a buon fine (e perchè ci sarebbero 17mila creditori da contattare, incontrare e convincere a rinunciare a metà del loro credito): il primo termine era previsto per il 28 novembre, quasi subito “scivolato” per la fine del 2018, il 31 dicembre. Poi la seconda proroga, fino alla fine di febbraio, data alla quale evidentemente la percentuale di creditori convinti a rinunciare alla metà di quanto gli spetta da anni non ha soddisfatto Palazzo Zanca. E quindi è arrivata una ulteriore proroga, stavolta fino al 30 aprile.

La “road map” che l’amministrazione si era data prevedeva di chiudere entro la fine del 2018 coi 147 creditori che vantano un credito superiore a 50mila euro, per un ammontare complessivo di 82 milioni di euro sul totale del debito, quindi entro il 31 marzo, con le medesime modalità, con i creditori che vantavano un credito inferiore a 50mila euro e fino a 1000 euro, per chiudere entro dicembre 2019 con il resto dei creditori, quelli che vantano un credito inferiore da meno di mille euro: per loro il Comune rinuncia alla transazione, e pagherà il debito per intero. Le somme sono piccole, spesso poche centinaia di euro, ma i creditori sono oltre diecimila.

Un contrattempo potrebbe sorgere con chi ha invece già accettato la transazione, riducendo di metà il credito nei confronti del Comune, che secondo gli accordi sarebbe stato pagato in due rate, il 40% a aprile di quest’anno e il saldo col 60% dell’importo ad aprile del prossimo. Ebbene, il pagamento della prima rata è slittato a giugno: una beffa per chi i soldi che gli spettavano, pochi, maledetti e subito, già li pregustava dopo averli attesi per anni e avere ridotto le pretese della metà. Chi non avesse accettato la transazione, invece, sarebbe stato pagato “a rate” fino al 2033.

Tra l’altro, nella delibera di metà novembre, sulla rimodulazione del piano di riequilibrio, l’amministrazione aveva stabilito di proporre al consiglio comunale di dichiarare il dissesto finanziario se entro il 31 dicembre 2018 non fossero stati sottoscritti gli accordi con numero di creditori di almeno il 70% dell’intera massa debitoria. Cosa che ovviamente non è avvenuta.

A quanto ammontano i debiti del Comune? Sono oltre diciassettemila i creditori che attendono di essere pagati. Da anni. Alcuni da decenni. E “avanzano” più di 220 milioni di euro. E’ il totale dei debiti che Palazzo Zanca ha accumulato negli anni e sancito da sentenze definitive ed esecutive. Ma sono un pugno di creditori a detenere più dell’80% del totale dei debiti del Comune (qui la classifica dei primi dieci): in 511 attendono 112 milioni, mentre 147, potenzialmente i più “facoltosi”, sono titolari dei debiti sopra i 50mila euro, che in totale ammontano a 82 milioni. Poi c’è la “minutaglia”, che in decenni il Comune non è riuscito a smaltire: 22 milioni di debiti da “responsabilità extracontrattuale”, che derivano da 1928 sentenze, e l’incredibile numero di 14699 sentenze (vinte) di opposizione a contravvenzioni, che dal punto di vista finanziario incidono però per soli quattro milioni di euro.

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