MESSINA. Otto vittime, quattro dispersi, un territorio che si sbriciola e frana sotto la furia degli elementi, sempre più costanti nella frequenza e devastanti nella forza e negli effetti: è successo ad Ischia, sabato 26 novembre, di mattina, quando il fango che ha devastato una zona di Casamicciola Terme. E’ successo anche a Messina, svariate volte, la più tragica l’1 ottobre del 2009, a Giampilieri e Scaletta, con i trentasette morti che ancora gridano vendetta. Perchè potrebbe accadere di nuovo. Anzi, accadrà. Lo dice espressamente il Pai, piano d’assetto idrogeologico. Perchè Messina sconta una precaria condizione idrogeologica, determinata sia dalla conformazione, con l’alternarsi di colline e fiumare (in massima parte edificate le prime e “tombate” le seconde), che soprattutto dall’opera di antropizzazione (leggi cementificazione selvaggia e assenza di opere di urbanizzazione). E quindi la domanda non è “se”, ma “quando”. Quando franerà disastrosamente di nuovo qualcuno dei 406 dissesti censiti nel territorio comunale, quando le montagne riverseranno fango nelle 133 aree a rischio a fianco dei torrenti

Dal punto di vista geologico, il territorio messinese è definito come “particolarmente soggetto a crolli”. La suscettibilità alle colate rapide di fango e detrito è generalmente elevata, ad eccezione della zona sud del territorio comunale, dove è molto elevata”, scrivono i tecnici dellʼEnea, l’agenzia nazionale per l’energia e l’ambiente, in uno studio del 2013. Le frane e i dissesti sono stati censiti nel Piano d’assetto idrogeologico, aggiornato per l’ultima volta nel 2010 (il comune di Messina ha chiesto un aggiornamento del piano in cui sono stati aggiunti oltre 1500 nuovi dissesti). Cosa dice il Piano? Niente di buono: ai 406 dissesti censiti sul territorio comunale, con varie classi di pericolosità, corrispondono 326 situazioni a rischio. Che differenza c’è tra pericolosità e rischio? La prima è la probabilità che un dato evento accada, il secondo le conseguenze su persone e cose. Nel territorio comunale di Messina, per i 406 dissesti censiti, sono state individuate cinque classi di pericolosità. In particolare:

  • 34 aree ricadono nella classe a pericolosità molto elevata (P4) per una superficie complessiva di 75,57 ettari
  • 178 aree ricadono nella classe a pericolosità elevata (P3) per una superficie complessiva di 132,14 ettari
  • 114 aree ricadono nella classe a pericolosità media (P2) per una superficie complessiva di 237,30 ettari
  • 74 aree ricadono nella classe a pericolosità moderata (P1) per una superficie complessiva di 41,74 ettari
  • 6 aree ricadono nella classe a pericolosità bassa (P0) per una superficie complessiva di 10,14 ettari.

Sulla base delle classi di pericolosità, e delle infrastrutture presenti all’interno del perimetro delle relative aree, sono stati perimetrati i singoli elementi a rischio con relativo livello d’attenzione da R1 a R4. Complessivamente sono state individuate 138 aree a rischio molto elevato (R4) per una superficie complessiva di 17,00 ettari, 89 a rischio elevato (R3) per 5,23 ettari, 100 aree a rischio medio (R2) di superficie complessiva di 6,63 ettari e 35 a rischio moderato (R1) per 2,35 ettari. Cosa vuol dire Che una grossa parte del territorio cittadino si trova sotto scacco delle frane. Ma la situazione è ancora peggiore di quella che racconta il Piano d’assetto idrogeologico, che si limita a censire le aree in cui la colline sono franate ed il rischio per gli insediamenti vicini e quindi fotografa quello che è accaduto. Chi svela quello che accadrà è lo studio dell’Enea che invece delle colline ha mappato la “suscettività”: i versanti che prima o poi franeranno per le caratteristiche che possiedono. Sfortunatamente, a Messina ce ne sono parecchi.

Di seguito, tutte le aree a rischio idrogeologico con dissesti già censiti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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