MESSINA. L’ordinanza “coprifuoco”, firmata ieri sera dal vicesindaco Salvatore Mondello (che fa le veci di Cateno De Luca, assente fino a lunedi per “motivi familiari”), che prevede locali chiusi all’una quattro giorni su sette e niente bevande alcoliche da asporto dopo le 20 fino al 30 giugno, ha prevedibilmente scatenato una ridda di polemiche, sia da parte di politici che di esercenti, che vedono a serio rischio prosecuzione le loro attività, già compromesse da due mesi e mezzo di lockdown dovuto all’emergenza coronavirus.

Il primo è stato Duilio Bello, gestore dello storico Le Roi, locale della galleria Vittorio Emanuele meta degli intenditori del buon bere. “Prendere esempio da altre città, per imporre nuove regole restrittive, vuol dire non conoscere la propria città. Vuol dire non sapere che la nostra gente, alle 20, ancora sta lavorando. Vuol dire non sapere che d’estate, a Messina, chi può va al mare, e tornati stanchi sole, si esce in seconda serata. Vuol dire non sapere che la città si “sposta” letteralmente dal centro alla litoranea al primo caldo. Noi abitualmente chiudiamo a giugno, a nessuno verrebbe in mente di venire in Galleria a morire di caldo in piena estate, quindi ci beccheremo altri 60 giorni di chiusura, ma su questo siamo abituati, di solito. Di solito perchè ci arrotoliamo le maniche tutto l’anno, perchè abbiamo preso da 17 anni questo impegno, di esserci, di dare un valore ad una Galleria abbandonata da anni, e sempre mal gestita. Di solito appunto, perchè fra queste nuove restrizioni, il calcio la sera, il caldo e tutto, proviamo a tenere duro, ma stavolta è dura da digerire, davvero. Siamo arrivati all’ultima settimana (circa) assieme. Vi preghiamo di far attenzione agli orari. Se doveste avere il piacere di trovarci, fatelo un pò prima, ve ne saremo grati. Intanto, entro poche settimane, noi vogliamo delle risposte solide, delle garanzie dall’amministrazione, dobbiamo lavorare in serenità alla riapertura, dobbiamo dare il nostro meglio. Se ciò non dovesse in qualche modo esser garantito, abbandoneremo per sempre la galleria. E non lo faremo in silenzio, assolutamente no. Speriamo bene, per noi, per il vostro posto di ritrovo, per la galleria, e per i nostri cari amici”.

Anche i gestori del Retronouveau, ormai unico club a Messina in cui è possibile ascoltare musica dal vivo di alto livello (spesso internazionale) lanciano un grido d’allarme: “Per il nostro locale, come molte altre attività in città è a rischio chiusura permanente, purtroppo gli strumenti governativi per rilanciare le piccole imprese sono assolutamente insufficienti, questa nuova stretta non fa che mortificare quasi ogni sforzo per guardare in prospettiva ottimista il futuro. Teniamo duro, vi aspettiamo nella nostra terrazza, aiutateci a mantenere in piedi l’unico Live Club di Messina e provincia”.

Anche la politica si è scatenata in un fuoco di fila contro l’ordinanza e i suoi effetti: prima, a qualche ora dalla pubblicazione del documento, è stata Cambiamo Messina dal basso: “Cosa succederà adesso? Che come al solito a pagare saranno coloro che le regole le rispettano e le hanno sempre rispettate.Immaginiamo uno scenario. Ore 19:57: rifornimento nei locali e/o supermercato per l’acquisto di birre e roba varia alcoolica. Ore 20:00 viene proibito l’asporto, e quindi per le massime autorità cittadine il pericolo di contagio da Covid-19 (di questo si parla nell’ordinanza) da un lato e di coma etilici dall’altro è oramai scongiurato. In questo delirio, chi è che ci va di mezzo?
I cittadini e gli esercenti he le regole le hanno sempre rispettate, anche e soprattutto in questa fase e che pagano colpe non loro. Pagano, soprattutto, le colpe di un’amministrazione che sembra essere in grado di fare la voce grossa solo con i più deboli (tipo i video dei senza fissa dimora al Palacultura, per intenderci), ma poi per evitare l’atteggiamento irresponsabile di qualche singolo, chiude la città e la socialità. Con danni incalcolabili.
Per questo, chiediamo a chi voglia condividere un percorso di protesta rispetto a questo delirio, di scriverci nelle prossime ore. C’è bisogno di fare sentire forte la voce di una città che non si piega alla logica perversa del “o proibizionismo o il caos” ma che esige di essere amministrata con lungimiranza e rispetto. Tutto il resto è un qualcosa che nel 2020 dovrebbe essere preso nemmeno lontanamente in considerazione”.

Molto caustico Alessandro Russo del Pd: “Il rischio del contagio non è in alcun modo derivante da particolari orari del giorno o della notte: il rischio del contagio da Covid-19 non è più grave se si acquista una birra dopo le 20, né è più marcato dopo le 1.30 della notte. Il vero, essenziale punto del rischio di contagio è derivante dal mancato rispetto delle norme anti assembramento e di distanziamento fisico: sono questi i rischi di diffusione del contagio, certamente non gli orari di vendita delle birre in città. E’ sulla rigida osservanza di queste norme, piuttosto, che l’Amministrazione dovrebbe essere attenta (mascherine, vicinanza fisica, assembramenti, norme igieniche…). Emanare provvedimenti che ricordano i regimi totalitari o teocratici, dove lo Stato impone ai cittadini comportamenti che si ritengono “morali” o “giusti” rispetto ad una norma di controllo, è scelta che può andar bene, forse, a Teheran o a Pyongyang, non certo in una città che, con grandissime difficoltà, sta cercando di riaprire le proprie attività economiche per tornare a vivere”.

Anche Andrea Argento del Movimento 5 stelle ha detto la sua: “Inutile il tentativo di buttare la palla al Prefetto da parte di chi sostiene questa Amministrazione quando è risaputo che il DPCM del 17 maggio autorizza le riaperture anche di bar e ristoranti, ma lascia agli Enti territoriali l’adozione di disposizioni specifiche sulla base della situazione contingente, anche relativamente agli orari. Quindi competenza del Sindaco che, anche ci fosse un invito, poteva determinarsi nel non emettere nulla, così come è stato in altre città o altre ancora con misure ben lontane dall’essere così stringenti. Proprio così, quando la fame d’aria sembrava poter essere finalmente soddisfatta, ecco le mani tese a strangolare la città”.

Ivan Cutè è intervenuto nella doppia veste di Politico, (è il presidente della Quinta circoscrizione), sia di organizzatore di serate: “Quando per un caso pagano tutti si percepisce il puro fallimento della classe politica che anziché amministrare con buon senso, reprime con la forza ! Come se bastasse.. Ma un po, diciamocelo, è anche colpa di tutti questi leoni da tastiera che anziché rendere utili le loro vite, vivono sui social postando e commentando ogni dove e quando. Siamo ciò che desideriamo di essere…”.

Dai fatti alle parole, invece, annunciano di voler passare due associazioni. “Il provvedimento che vieta a un bar di servire un amaro dopo le 20, o alla rosticceria di vendere una bottiglia di birra, è una limitazione della libertà d’impresa. Con la mia associazione e con la Alces che raggruppa quasi la totalità della movida del centro storico, e che ha deciso di federarsi con la Pmi Sicilia, siamo disposti ad aprire un tavolo di confronto per trovare una soluzione al problema. Soluzione che esiste ma che non può essere ricercata in una misura che riteniamo essere draconiana. Già abbia ridotto il nostro fatturato per il Covid, non vorremmo che adesso ci venga assestato il colpo di grazia da questa amministrazione, che ha mostrato apertura per il comparto del commercio”, afferma Lino Santoro, delegato provinciale della Pmi Sicilia

Domenico Anna, rappresentante della Alces e del “Movimento dei Tavolini”, annuncia che gli imprenditori sono disposti anche a ricorrere alla giustizia amministrativa, e forme di protesta eclatanti. “ Confido nel buonsenso del sindaco che ha mostrato di tenere ai messinesi e all’imprenditoria locale con le sue azioni eclatanti, schierandosi anche contro il ministro dell’Interno, ma se non arriveranno risposte concrete urgenti saremo costretti a impugnare l’ordinanza. La movida sicura deve essere garantita dalle istituzioni statali, cui spetta il compito di garantire la presenza delle forze dell’ordine per i controlli necessari. A noi imprenditori spetta la tenuta di un comportamento responsabile”.
La foto di copertina è di Giandomenico La Fauci
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