Di Giorgia Nunnari

MESSINA. Lo scorso settembre è stato pubblicato “Oneiros – un nuovo viaggio”, romanzo d’esordio dello scrittore messinese Giorgio Donato. Si tratta di un fantasy ambientato in un mondo fittizio ma fortemente ispirato alla realtà, con importanti riferimenti alla Sicilia, la cui trama intreccia vicende e personaggi diversi. I protagonisti sono due: il giovane Tiberio, allievo di un’accademia isolata in montagna, che si trova coinvolto in un omicidio; e l’adolescente Cori, che lascia per la prima volta la sua isola per cercare il nonno scomparso.

Come nasce questo libro? Da dove arriva l’ispirazione?
«Prima di decidere di far diventare questa cosa un libro -ha spiegato l’autore- ho cominciato per diletto a scrivere il cosiddetto “worldbuilding”, quindi ambientazioni fantasy, linguaggi, geografia, mappe… Questo è iniziato già circa una ventina di anni fa. Si trattava prevalentemente di racconti disorganici, di sperimentazione. Cose fatte solo per piacere personale. Ma una decina di anni fa, alcune di queste storie hanno iniziato ad essere più importanti e di conseguenza ho iniziato a chiedermi se fosse il caso di provare a scrivere qualcosa. E l’ho fatto ispirandomi un po’ a tutto quello che leggevo, non necessariamente fantasy.  Sono un lettore abbastanza vorace e non specifico. Ero affascinato dal “Signore degli anelli”, da George Martin, ma anche da Asimov, quindi non solo dal fantasy, ma anche dal fantascientifico. Ma anche alcuni libri, come ad esempio “Il nome della rosa”, mi hanno fornito l’idea per condensare quello che è il racconto che ho cominciato a scrivere.
Più o meno un anno fa, ho ritirato fuori dal cassetto questa cosa e ho pensato che in effetti, risistemandola, poteva essere proponibile. Se dovessi citare un solo libro che è stato un po’ un punto di svolta, sicuramente sarebbe “Il nome della rosa”»

In effetti anche in “Un nuovo viaggio” c’è un omicidio e vengono coinvolti due personaggi. Si può dire che questo fantasy ha anche un po’ del genere giallo?
«Un po’ di giallo c’è, chiaramente molto diluito -risponde- Mi ispirava molto l’dea di questo posto isolato sui monti nel quale si svolgono una serie di dinamiche che ricadono sulla testa del protagonista.
L’impostazione che ho voluto dare al libro è quella di vedere lo svolgimento degli eventi non tanto dal punto di vista di chi prende decisioni e conduce gli eventi, ma dal punto di vista di chi gli eventi li subisce.
Quindi l’idea era avere uno dei protagonisti principali in un luogo, in questo caso un’accademia, in cui iniziano a succedere una serie di eventi, apparentemente slegati tra di loro, tra cui un omicidio del quale il principale sospettato è effettivamente il protagonista»

Nonostante sia un romanzo fantasy, alcuni paesaggi sembrano mediterranei. Quanta Sicilia c’è in questo tuo mondo?
«Per me era fondamentale -spiega- Il racconto si sviluppa su due livelli, uno è quello di cui abbiamo parlato, il cui centro è l’accademia sui monti, l’altro riguarda la seconda protagonista, che è cresciuta in delle isole. E mentre le scrivevo avevo in mente assolutamente le isole Eolie. Lei ad un certo punto decide di partire, tra l’altro forzandosi, perché, per dei motivi chiariti nel libro, nessuno va mai via da questo posto. Comincia quindi a viaggiare in dei posti totalmente ispirati alla Sicilia. Il passaggio nei tre regni descritto nel libro è stato disegnato sullo stretto, sui peloritani, sull’entroterra siculo. E avviene, tra l’altro, in un’estate particolarmente torrida, con il vento che viene dal deserto. Per me era fondamentale riportare a quel genere di dimensione, sia dal punto di vista dei paesaggi, sia con l’introduzione di alcuni elementi che fanno parte della nostra tradizione e mitologia, oltre che elementi linguistici. Il dialetto siciliano l’ho voluto utilizzare definendolo come la lingua parlata in quest’isola da cui la protagonista parte. C’è stato un voler mettere la Sicilia al centro dello sviluppo della storia anche con tutto quello che è il suo passato importante ma anche con un senso un po’ di rovina»

Oltre al siciliano, si può dire che greco e latino facciano parte del linguaggio in “Oneiros”.
«Come ho detto, ho passato tanti anni a scrivere di questo mondo sia in termini geografici che di storia. Per dare il senso di sedimentazione filologica, ho giocato anche con quella che è la nostra stratificazione linguistica, quindi dal greco e dal latino. Quindi partendo da nomi latini, deformandoli e italianizzandoli, sono arrivato ai nomi delle città, dei personaggi…»

A quale personaggio è più legato?
»Un po’ a tutti in modo diverso e in momenti diversi -spiega- Uno che meriterà in futuro un approfondimento è un personaggio in questo momento secondario. Si chiama Phili, anche lui parte dalle isole ma è un personaggio goffo, impacciato, probabilmente inadatto al viaggio che deve affrontare, ma proprio per questo è il più coraggioso. È anche l’unico che ha un’idea chiara di dove vuole andare e perché. Dal punto di vista emotivo è quello per cui ho più empatia e comprensione»

Si tratta di un primo capitolo, “Oneiros” sarà quindi una saga. Quanti libri hai pianificato per questa storia?  
«In questo momento non lo so. Lo avevo progettato come la forma più classica, quella della trilogia. Ma quando sono arrivato alla pubblicazione ho dovuto già dividere in due parti quello che doveva essere il primo volume. Quindi saranno almeno quattro»

Il romanzo è stato pubblicato con bookabook, tramite crowdfunding e quindi tramite il sostegno di lettori che hanno avuto un’anteprima e hanno voluto sostenere la pubblicazione del libro preordinandolo. Com’è stata l’esperienza con questa forma di editoria alternativa?  
«È stata una decisione presa senza rifletterci molto -commenta l’autore- quindi non ero particolarmente preparato. Non è stata una passeggiata perché bisognava raggiungere un obiettivo minimo di preordini e bisognava coinvolgere le persone perché comprassero il libro e finanziassero questo progetto. Ma se da una parte i momenti di frustrazione sono stati frequenti, d’altra parte questa formula ha grandi vantaggi. Innanzi tutto fa sì che si cominci a parlare del libro prima ancora che esca. In secondo lungo, ha il vantaggio di metterti in contatto con tanta gente, di parlarci, di confrontarsi e questo mi ha permesso di capire di più quello che volevo fare. Mi ha anche messo in contatto con una serie di persone, di professionisti che mi hanno aiutato, per l’editing, per la mappa, per la copertina… Probabilmente in un’altra situazione avrei dovuto subire, invece in questo caso ho partecipato alle scelte della casa editrice. Sono soddisfatto del percorso che ho fatto»

Quale sensazione vorrebbe lasciare al lettore?
«Sicuramente la voglia di fare un altro po’ di strada, di capire come continua il viaggio. L’impostazione che ho dato è quella di introdurre e fare affezionare ai personaggi. Quindi se alla fine rimane quel senso di pena e la voglia di saperne di più, l’obiettivo è centrato.»

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