MESSINA. Non si assopisce il dibattito intorno alla Fiera, al suo futuro prossimo e all’immediato, con la ricostruzione del recentemente abbattuto Teatro in Fiera. Sabato 27, LetteraEmme ha pubblicato il progetto del nuovo palazzo che ospiterà, tra l’altro, anche il centro direzionale dell’Autorità portuale, che sta polarizzando le opinioni in città.

Nel dibattito è intervenuto Sergio De Cola, ex assessore al territorio dell’amministrazione guidata da Renato Accorinti, in una lettera che pubblichiamo, e che aggiunge ulteriori particolari al lungo (e travagliato) iter che ha portato alla decisione di ricostruire il palazzo dell’ex teatro in Fiera.

Desidero inviare una precisazione relativa alla discussione in atto in merito alla volontà espressa da gran parte della cittadinanza di NON ricostruire il teatro in fiera e lasciare la città libera di poter godere della bellezza di quell’affaccio a mare ormai da troppo tempo negato.

Nell’articolo del 27 marzo a firma di Daniele De Joannon in più passaggi si legge del coinvolgimento del Comune in quel momento amministrato dalla Giunta  Accorinti:  … che racconta l’iter dell’appalto, il coinvolgimento di tutte le istituzioni (in primis il Comune, guidato all’epoca da Renato Accorinti)… Una prima stesura del nuovo progetto, con la definizione del preliminare, è stata presentata il 15 novembre 2014 nella sede dell’Autorità Portuale alla presenza dei rappresentati ufficiali del Comune di Messina, della Soprintendenza ai beni architettonici ed ambientali e ai dirigenti dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele di Messina per gli aspetti funzionali ed organizzativi legati al nuovo teatro. In tale occasione…

Per chiarezza è utile precisare che il Comune così come gli altri enti furono invitati a prendere visione e a dare eventuali suggerimenti su un progetto la cui realizzazione era stata decisa moti anni prima, infatti l’Autorità Portuale aveva bandito il concorso di progettazione nel 2007 (vedi bando allegato) e poi dopo aver individuato il gruppo vincitore e fatto sviluppare il progetto, mostrò il progetto agli enti che avrebbero dovuto esprimere parere, così come è normale fare per progetti importanti. Deve essere chiaro che non si chiese al Comune se era d’accordo con la realizzazione ma se aveva eventuali suggerimenti per accelerare l’iter approvativo che si sarebbe avviato a breve, iter approvativo che trattandosi di un progetto di demolizione e ricostruzione entro le sagome esistenti non poteva che avere un esito positivo in quanto rientrante in una fattispecie autorizzabile, lo stesso autore dell’articolo correttamente riporta “l’intervento edilizio ipotizzato, come indicato dai rappresentanti del Comune in sede di Conferenza di Servizio del 23/02/2015, rientra tra la tipologia della ‘ristrutturazione edilizia’”. Il Comune quindi non fu chiamato a decidere se andava fatto o no.

Desidero anche ricordare che il Comune sempre sotto l’Amministrazione Accorriti riuscì a far demolire, insieme con l’Autorità Portuale e  senza alcuna spesa a suo carico tutti i serbatoi della ex Smeb che si trovavano nella zona falcata e ben più importante riuscì a definire l’accordo urbanistico denominato Patto della Falce che prevede di CANCELLARE dal Piano Regolatore del Porto circa 100.000 (centomila) metri cubi (equivalenti a più di 300 appartamenti da 100 metri quadri) di costruzioni previsti nella zona falcata, l’accordo fu poi sancito definitivamente nell’approvazione del Piano Regolatore del Porto da parte della Regione.

Inoltre anche se è un fatto poco noto, lo schema di massima del nuovo Piano Regolatore Generale della città, che giace nei cassetti da quasi 3 anni, è incardinato su alcuni progetti chiave per la ripresa della nostra città, uno di questi è il progetto per il recupero e la valorizzazione del waterfront e non si tratta di un’ennesima inutile chiacchiera ma di una forte volontà politica scritta nel più importante strumento di pianificazione di una città.

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