MESSINA. La notizia è stata diffusa sabato mattina, con l’arrivo in città di Francesco Paolo Figliuolo, il generale dell’esercito che è stato nominato a capo dell’ufficio commissariale governativo per la pandemia da coronavirus: la Sicilia è la prima regione in Italia per somministrazione di vaccini rispetto alle quantità consegnate, attestandosi ad oltre l’86%, rispetto ad una media nazionale del 82,2%. Cosa significa, e come procede la campagna vaccinale nell’isola?

Il primo dato è quello quantitativo: su 840.535 dosi ricevute, ne sono state somministrate 723.242. In questo, la Sicilia è la regione più virtuosa d’Italia.

(tutti i grafici sono di Simone Vellei su dati Protezione CivileStruttura Commissariale l’Emergenza Covid-19)

Un primato che, però, ha un rovescio della medaglia. E cioè che le “scorte” di vaccino nell’isola sono molto basse, e questo potrebbe portare a rallentamenti nell’inoculazione delle prime dosi, e a qualche grattacapo per il richiamo delle seconde, nel caso in cui, per qualche motivo (indipendente dalla volontà della Regione o del Governo), dovessero esserci ritardi nelle consegne delle fiale. Un aspetto che il presidente della regione Siciliana Nello Musumeci ha sottolineato sabato mattina: “Per i primi di aprile dovrebbero arrivare 110mila fiale dei tre vaccini, speriamo possa essere così”.

Nella somministrazione dei vaccini la fa da padrone lo Pfizer/Biontech (quasi 800mila dosi consegnate ad oggi), il primo ad essere stato utilizzato, all’inizio del 2021, che continua ad essere somministrato al personale medico e sanitario, agli over ’80 e ai soggetti con patologie che sconsigliano l’inoculazione dell’AstraZeneca. Proprio il vaccino anglosvedese, le cui somministrazioni sono iniziate nella prima decade di febbraio (circa 200mila dosi consegnate), molto dopo rispetto ai primi due (il secondo è Moderna), registra ogni giorno un numero di inoculazioni più o meno uguali allo Pfizer. Residuale, invece, la quota di vaccino Moderna, con poco più di cinquantamila dosi di disponibilità. Questo nonostante la non comodissima modalità di conservazione dello Pfizer (all’inizio era stata raccomandata la conservazione a temperature comprese tra -80 e -60 gradi), problema che invece Astrazeneca non ha (che in compenso ne ha dovuti affrontare altri, principalmente di comunicazione). Secondo Figliuolo, “Tra il 29 marzo e il 3 aprile arriveranno in Italia un milione di dosi Pfizer, 500mila dosi di Moderna e un milione e trecentomila dosi di Astrazeneca”. L’approvvigionamento di quest’ultimo sta creando qualche problema: secondo Sandra Gallina, direttrice generale della direzione Salute della Commissione europea, mentre “Pfizer e Moderna stanno rispettando gli impegni, salvo pochi problemi di breve durata settimanale” il vero ritardo si è verificato “con AstraZeneca, un contratto col quale abbiamo forti problemi” dal momento che la casa farmaceutica “non ha rispettato neanche un quarto delle consegne” previste dall’accordo con l’Ue, riporta il sito Fanpage.

 

 

Ad oggi, la Sicilia ha vaccinato circa il 4,6% della popolazione con la seconda dose, e una cifra oscillante tra il 10,5 ed il 10,9% con una sola dose: numeri che sembrano non altissimi, che mettono l’isola nella parte media della classifica, ma che si ribaltano considerando il numero assoluto di dosi, che vanno divise per il numero degli abitanti (la Sicilia è la quinta regione più popolosa d’Italia). In quel caso, i quasi 521mila vaccinati confermano la virtuosità della campagna vaccinale siciliana, dietro solo a Lombardia e Lazio, a un tiro di schioppo da Veneto e Campania e praticamente uguale all’Emilia Romagna.

 

 

 

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