MESSINA. Niente “piede di porco” e qualche risposta parziale ai tanti quesiti ancora irrisolti. Malgrado gli intenti bellicosi annunciati con un post su Facebook,  lo spirito natalizio ha pervaso il sindaco Cateno De Luca, e non ci sono stati gli attesi fuochi d’artificio nel corso del comizio odierno davanti ai cancelli del controverso Giardino delle Luci.

Si inizia parlando dei prezzi, ridotti a due euro per i bambini di età inferiore ai due anni, ma si sta cercando di estendere la riduzione anche agli under 10: questo però è ancora “sub judice”: non è stato verbalizzato e sarà oggetto di calcoli da fare con i gestori del Giardino, per vedere di rientrare nei costi ed eventualmente di rendere renunerativo un investimento che era nato con un “business plan” composto da ben altre cifre. Poi si passa alla questione ticket, di cui il primo cittadino ha dichiarato di non esserne a conoscenza (stessa cosa per il telone) e di essersene reso conto solo successivamente (e in seguito alle feroci polemiche): «Abbiamo fatto tutto di fretta», spiega . «Non ci è piaciuto il pagamento dei 5 euro di biglietto», ha aggiunto il sindaco, ribadendo che “a noi non era noto questa passaggio. Siamo intervenuti l’indomani e ieri abbiamo aperto un ragionamento per farlo scendere a 2,50 euro e togliere ciò che impediva la visuale perché non ci sembrava una scelta consona dal punto di vista del decoro». De Luca, quindi, sostiene ancora, candidamente, di non essere stato a conoscenza delle modalità di organizzazione dell’evento principale del Villaggio di Natale, la cui prima riunione organizzativa risale praticamente a metà ottobre (e il Natale pare arrivi sempre intorno al 25 dicembre).

Poi un passaggio “criptico”: «Noi della giunta non abbiamo permesso che qualcuno facesse l’affare – tuona, senza specificare a cosa o a chi si riferisse – Mi deve essere dato atto che ci ho messo la faccia. Magari poteva rimanere qualche guadagno in più ma non l’abbiamo permesso. Abbiamo spiegato che abbattendo il costo si sarebbe garantita una fruibilità maggiore».

Si passa poi al pagamento della Cosap sull’area ricoperta dal Giardino: «In base ai dati forniti dai nostri tecnici l’area ricoperta è di 1788 mq», spiega, specificando come l’importo da pagare ammonti a circa 11mila euro e che si stia provvedendo a versare la prima di tre rate. In tutto, il sindaco, piuttosto infastidito dalle polemiche “che non servono”, ha calcolato un incasso di circa 25mila euro. In realtà non è una polemica, dato che il Comune, stando al regolamento per l’occupazione suolo vigente da febbraio, avrebbe dovuto richiedere il pagamento della prima rata all’atto della concessione, e non dopo, e in seguito alle “polemiche”.

Si parla anche della documentazione tecnica relativa all’impianto, la cui conformità, afferma, risale al 7 dicembre.

Poi, dopo la risposta alla tempesta di critiche (“non mi sono piaciute tutte queste polemiche”), cita il paragone, tirato in ballo da molti, con le luminarie di Salerno, mettendo a confronto le spese sostenute nella città campana (436 mila euro) con i 100mila impegnati invece dal Comune di Messina per il centro e le periferie (tutte le iniziative sono state organizzate da associazioni, enti e circoscrizioni. Palazzo Zanca ha messo a disposizione solo i fondi relativi ai servizi).

Infine la parte “emozionale”: «Se a Messina fai qualcosa c’è sempre qualcuno che si lamenta. Ma noi non apparteniamo a quelli che hanno paura delle critiche. Abbiamo restituito alla città questo splendido panorama, che spero un giorno di permettere di farlo fruire gratuitamente. Quest’anno Messina non se lo è potuto permettere. Abbiamo anche fatto marketing per far sì che Messina potesse gradire questo elemento di novità», conclude,  annunciando degli interventi per ripristinare anche i giochi d’acqua di Piazza Cairoli. Infine il sotterramento dell’ascia di guerra (e la speranza): “Spero che la questione sia chiarita una volta per tutte”

Nessun dettaglio aggiuntivo, infine, sulle due ore a forti tinte surreali di ieri sera, in cui non si sapeva se il Giardino fosse aperto o chiuso e quale fosse il reale motivo, date le versioni contrastanti.

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