MONTALBANO ELICONA. Appena due anni fa è stato eletto borgo più bello d’Italia nel corso della trasmissione di Rai Tre Alle falde del Kilimangiaro, ottenendo una ribalta senza precedenti, con tanto di servizi sulle principali emittenti televisive e l’attenzione dei più importanti quotidiani nazionali. Un riconoscimento, quello attribuito nel 2015 a Montalbano Elicona, che faceva seguito alla vittoria di Ganci, comune del palermitano che aveva trionfato l’anno precedente, e che lasciava presagire una rinascita turistica ed economica che c’è stata solo in parte.
Perché a quasi ventiquattro mesi di distanza da quella sbornia mediatica che aveva esaltato i più, dopo un primo fisiologico boom da 70mila turisti annui, il comune nebroideo è costretto adesso a fare i conti con un repentino ritorno alla realtà. Una realtà fatta sì di turismo e tante iniziative culturali – fra festival, eventi e ospiti di prestigio – ma anche di attività economiche che chiudono i battenti, decine e decine di case in vendita e una popolazione che si fa anno dopo anno sempre più vecchia.
«La vittoria del 2015 – racconta Giuseppe Pantano, commercialista ed editore del mensile “Montalbano Notizie” – ha portato a un turismo mordi e fuggi che non ha risollevato l’economia cittadina. I motivi? L’atteggiamento di tanti commercianti che hanno aumentato i prezzi con rincari del 100% (un caffè venduto a 2 euro) e le condizioni dissestate della strada provinciale 112». Di competenza della Città Metropolitana di Messina, la strada che conduce da Falcone a Montalbano – circa 20 km in salita – sembra essere stata bombardata dalle milizie cecene. Buche a ogni piè sospinto, dislivelli da montagne russe, tornanti ripidissimi e massi pericolanti rendono il tragitto quasi proibitivo per i pulmann di turisti che durante l’anno raggiungono il paese per visitare il Castello di Federico II e le tante bellezze del borgo medievale.
«La strada – conferma Nicola Belfiore, consigliere comunale e direttore di “Montalbano Notizie” – è responsabile per il 70% del mancato arrivo dei turisti degli ultimi mesi. Nel periodo immediatamente successivo al 5 aprile 2015, il giorno della vittoria, i visitatori arrivavamo a frotte, mentre successivamente solo il sabato e la domenica. In tanti mi hanno detto: “il paese è bellissimo, ma la strada l’ho fatta una volta e non la faccio più”. Noi paesani abbiamo fatto di tutto per valorizzare il borgo, ma non abbiamo avuto nessun riscontro da parte della Regione, che ritengo la vera responsabile delle condizioni della provinciale”
Di tutt’altro avviso il primo cittadino Filippo Taranto, che annuncia novità importanti: «Da aprile a dicembre abbiamo registrato circa 70 mila presenze, e altrettante, circa 68mila, nel corso del 2016. Adesso c’è stato un piccolo calo nei mesi invernali, ma è normale. Abbiamo le case vacanze sempre occupate, sta per nascere qualche nuovo punto di ristoro nel centro storico e stiamo portando avanti il progetto dell’albergo diffuso. Ci sono tanti imprenditori disposti ad investire, soprattutto forestieri». «Per quanto riguarda i collegamenti – prosegue il primo cittadino – ci sono in cantiere due progetti: il primo, in dirittura d’arrivo, riguarda il ripristino della “bretella”, con un finanziamento della protezione civile di 300mila euro. Il secondo, che dovrebbe iniziare nell’autunno del 2017, dopo il bando di gara per l’assegnazione degli appalti, riguarda la sistemazione di due ampi tratti della Montalbano-Falcone, per un importo complessivo di 240.000 euro complessivi, finanziato dalla Città Metropolitana di Messina».
LA CRISI DEMOGRAFICA. Secondo i dati relativi al 2016, il 63 per cento della popolazione montalbanese ha più di 45 anni. Un dato che si riferisce però a tutti i cittadini residenti, circa 2200 (nel 2002 erano 2800), a fronte di una popolazione effettiva di appena mille anime, composta per lo più da anziani. Basti pensare che nell’ultimo anno i bimbi nati in paese si contano sulle dita di una mano. Un fiocco rosa e uno azzurro in mezzo ai sempre più frequenti funerali – una settantina nel corso del 2016 – che scandiscono a lutto la monotona vita di paese. «Purtroppo – conferma Belfiore – l’indice di crescita è molto negativo. Ci sono tantissimi anziani e pochissimi giovani. Se non erro l’anno prossimo entreranno in prima elementare appena 5 o 6 bambini. Qualche anno fa abbiamo perso pure l’autonomia scolastica, passata a San Piero Patti, malgrado fossimo un comune montano, e quindi svantaggiato, esattamente come Novara, che invece l’ha mantenuta».
A ripopolare le suggestive vinelle di Montalbano non è bastato nemmeno l’arrivo di centinaia di immigrati, e soprattutto immigrate, provenienti il larga parte dall’Europa dell’Est. I primi forestieri sono arrivati in paese una quindicina di anni fa per lavorare nei bar e nei ristoranti locali o per dare assistenza agli anziani. Poi piano piano, nel corso delle stagioni, attirati dallʼospitalità dei montalbanesi e dalla prospettiva di un futuro più roseo, a quei primi pionieri se ne sono aggiunti altri, e poi altri ancora. Fino a arrivare agli oltre 250 stranieri che a tuttʼoggi vivono, perfettamenti integrati, in un paese che di abitanti, in inverno, ne ha poco più di 2000 considerando anche Santa Barbara, Braidi e le altre frazioni.
LE CASE IN (S)VENDITA. È sufficiente farsi un giro per il centro storico per accorgersi delle decine e decine di cartelli con la scritta “Vendesi” appesi alle porte o alle ringhiere dei balconi delle tante case che attorniano il Castello. Abitazioni di proprietà dei tanti montalbanesi che nel corso degli anni e dei decenni hanno dovuto lasciare il paese e la Sicilia in cerca di lavoro. Qualcuno ci ha fatto un b&b, qualcun’altro ci ha provato, ma senza riuscirci. Altri invece attendono delle proposte di acquisto che non arrivano. E che forse non arriveranno mai.
«Le abitazioni in vendita – spiega Francesco Di Salvo, agente immobiliare – sono tantissime. Bisogna tenere a mente però che nel “periodo d’oro” Montalbano faceva 7000 abitanti. Considerando le varie case non agibili o demolite, è rimasto un patrimonio immobiliare in grado di assicurare un tetto a circa 4mila abitanti. Il mercato attuale è lento o quasi fermo. Le case più richieste sono quelle da ristrutturare, che sono state vendute anche a prezzi irrisori, e parliamo di 100 o 300 euro al metro quadro».
E mentre le case restano disabitate, tante attività commerciali chiudono i battenti. «Negli ultimi anni – racconta Belfiore – hanno abbassato le saracinesche cinque o sei negozi», fra i quali due ristoranti, una putia nella strada di ingresso del paese e uno storico negozio di giocattoli ed elettrodomestici. Un trend negativo proseguito con la recente chiusura del bar-ristorante “Elicona Deli” di Roberto La Bella, tornato a Montalbano con la voglia di investire, e soprattutto dall’hotel Federico II, albergo a 4 stelle con tanto di Spa che è chiuso ormai da mesi in attesa di un cambio di gestione.
BUONE NOTIZIE. Fra tanti risvolti, arrivano buone nuove per il Castello Federiciano, che verrà restaurato grazie ad un finanziamento di oltre un milione di euro dell’Assessorato Regionale alle Infrastrutture. I lavori sono finalizzati al consolidamento e al restauro della torre, oltre che alla messa in sicurezza delle aree adiacenti. Il Comune di Montalbano aveva partecipato al bando pubblico per la predisposizione di un programma regionale di finanziamento per la promozione di interventi di recupero finalizzati al miglioramento della qualità della vita e dei servizi pubblici urbani nei comuni della Regione siciliana. Entro 180 giorni dalla notifica del decreto, l’amministrazione dovrà procedere adesso all’espletamento della gara di appalto e alla consegna dei lavori all’impresa aggiudicataria. «È un’altra iniziativa epocale – racconta Taranto – Un milione e centomila euro di finanziamento per la ricostruzione delle due torri del castello. Adesso stiamo procedendo con la gara d’appalto. Si tratta del primo finanziamento del Patto del Sud e l’unico restauro ricostruttivo approvato».
…E VECCHI GRATTACAPI. Si è conclusa invece dopo un ventennio la vicenda del mai ultimato centro polifunzionale: si tratta di un ecomostro di cemento che deturpa il paesaggio e rientra a pieno titolo nella poco lusinghiera lista del “mai finito siculo”. Dopo un lungo contenzioso fra i proprietari del terreno e le precedenti amministrazioni, infatti, una sentenza ha stabilito che spetterà al Comune occuparsi del relitto, riportandolo a nuova vita o abbattendolo. «I costi? Centinaia di migliaia di euro», spiega Nicola Belfiore. «Abbiamo già richiesto un mutuo per acquistare il rudere e farne un centro espositivo», replica il sindaco.