Virginia Azzurra Di Giorgio, nata e cresciuta a Messina, ma ormai d’adozione fiorentina, ama la storia dell’arte, disegna, mangia cioccolata ed è mamma, oltre che una giovane illustratrice e imprenditrice dello scorpione. Classe ’85 Virginia ha frequentato il liceo classico La Farina, e ha proseguito gli studi universitari a Firenze laureandosi in Storia dell’Arte Medievale, senza mai smettere di coltivare la sua grande passione per il disegno.
Passione che dal 2013 in poi si è trasformata un in un vero e proprio lavoro grazie alla creazione di “Virgola”, una pupetta dall’aspetto dolce ed elegante, da lei disegnata, che in pochissimo tempo ha conquistato la simpatia e il cuore di tantissime persone diventando una delle protagoniste più seguite e ricercate sul web. Un profilo Instagram con attualmente più di 184.00 follower, premiata per la categoria Arte agli Igers Award 2014, ha collaborato negli anni con tantissimi brand famosi, non ultima quella con Lindt per cui ha curato le illustrazioni delle scatole Lindor in occasione di San Valentino 2025, ha due libri all’ attivo e ha creato una linea di cartoleria tutta sua.
Virgola ha i tratti stilizzati, delicati e da sognatrice, è immersa in paesaggi stupendi della vita di tutti i giorni o scenari fiabeschi, è spesso circondata da fiori e sprigiona un’emotività amica, ma soprattutto è diventata una vera e propria icona di stile come iconiche sono le agende realizzate da Virginia che, negli anni, hanno visto la sua creatura vestire i panni delle divinità greche o di donne che hanno cambiato il pensiero e il mondo, l’ hanno vista ritratta a spasso nei luoghi d’ arte più belli d’ Italia e nei quadri più significativi del mondo dell’ arte, l’ hanno vista dedicarsi ai fiori e alle sue passioni, dalla musica alla danza, e così via.
Nelle illustrazioni di Virginia c’ è uno stile unico: disegni dalle linee molto semplici che si fondono con oggetti reali come fiori, conchiglie o chicchi di caffè, ad esempio, unendo il digitale a tecniche come l’acquerello o normalissime matite. La sua linea stationery è in continua evoluzione, dalle agende alle matite, ai set da scrivania alle tazze, passando per i quaderni, agli accessori e pelletteria. Ma la caratteristica fondamentale dei suoi prodotti è data non solo dall’ estetica e dall’ alta qualità, dato che lei stessa si occupa di seguire tutto passo per passo, dai materiali ai fornitori, ma dalla grande collaborazione con la sua community con cui è in contatto costante proprio realizzare il tutto ad hoc, cucito su misura in base alle esigenze di chi la segue.
Virginia, con la sua Virgola, è decisamente una delle rare dimostrazioni di come i social, se usati bene e in modo intelligente, possano rappresentare un’ottima forma di comunicazione, informazione, compagnia e condivisione. Questo perché sul suo profilo oltre che a parlare di storia dell’arte, passeggiate tra chiese e musei, consigli sul disegno (dalle tecniche, ai programmi, agli strumenti) e cacce al tesoro, c’ è tanto spazio per la musica e per il vivere quotidiano, dalla maternità alle “avventure” di tutti i giorni, il tutto raccontato e condiviso nel modo più genuino, simpatico, umano e interessante possibile.
Come e quando è iniziato tutto?
“Disegno da sempre, da che ne ho memoria. Da bambina disegnavo sul retro dei cartoncini dei calendari o delle calze di mia nonna. L’ ho sempre tenuta come una passione, anche se mi sarebbe piaciuto fare l’artistico ma poi sono finita al liceo classico. Da lì ho iniziato a studiare storia dell’arte e successivamente mi sono laureata in Storia dell’Arte Medievale. Mentre studiavo per la magistrale ho iniziato a fare dei disegni sostanzialmente per me stessa, una volta però, prima di partire per un viaggio, ne lasciai uno sulla mia scrivania per il mio fidanzato e lo postai così, senza pretese, su Instagram. Quel disegno piacque molto, certo limitatamente a quanto potesse essere usata la piattaforma nel 2013, però piacque tanto e a me venne proprio voglia di continuare a disegnare. Mi iniziarono così a contattare le aziende chiedendomi dei disegni dedicati per vari brand come Lancôme, Netflix, Lindt e atri ancora, fin quando nel 2019 ho deciso di iniziare a fare qualcosa di strettamente mio per cui ho cominciato a produrre i miei disegni sottoforma di materiale da cartoleria come agende, quaderni, segnalibri e quant’ altro.”
Chi è Virgola e cosa c’ è di Virgina in Virgola?
“Virgola è la mia “creatura” e ha una vita romanticissima. È una sognatrice, con la testa sempre tra le nuvole e me la immagino sempre in cieli dipinti di rosa. Virgola è un personaggio molto diverso da me e dalle mie sfaccettature caratteriali che ovviamente si alternano in base al quotidiano, in lei cerco di mantenere ben salde alcune caratteristiche che sono la dolcezza e la delicatezza in primis. Probabilmente è più vicina all’ IO della me bambina, che della me di adesso. Mi è capitato, a volte, che mi chiedessero, in tono anche un po’ polemico, il perché non le disegno mai la bocca pensando, addirittura, che lo facevo perché non volevo dare parola ad una donna. Ovviamente non è assolutamente così. Virgola parla con gli occhi e soprattutto mancandole sopracciglia e bocca, dunque l’espressività, ognuno può darle la propria interpretazione emotiva in base al proprio stato d’ animo. Nonostante questo, spesso però mi accade che mi dicano o scrivano che la vedono felice, triste, nostalgica o malinconica.”
Nei tuoi disegni unisci acquarelli, matite, digitale e oggetti reali. Com’ è nato il tuo stile così unico, originale e inconfondibile?
“Per caso, è nato giocando. Il gioco è il metodo privilegiato dai bambini e io credo tantissimo nelle loro intuizioni. Poi l’ho rafforzato quando ho visto che mi piaceva e divertiva. Sono autodidatta, non ho studiato disegno, ma sono molto curiosa e quando fai qualcosa secondo me ne scopri sempre un’altra e così via. Amo gli acquerelli, forse perché sono un pochino pigra, con una pennellata hai già fatto quasi tutto, mentre con le matite devi starci molto più dietro”.
La caratteristica fondamentale dei prodotti del tuo brand è che nascono insieme a chi ti segue…
“Esatto, per me far sì che ciò accada è molto importante. Chiedere alla gente quello che vuole e di cui ha bisogno potrebbe essere visto come un atto un po’ ruffiano, ma non è così perché credo tantissimo nel valore della community e nel momento in cui realizzo un prodotto lo faccio per tutti coloro che mi seguono o seguiranno. Ho un canale Telegram, ad esempio, dove mando in anteprima le bozze dei prodotti a cui sto lavorando e chiedo proprio alle persone che partecipano di correggermele. Mi piace l’idea che questi oggetti che verranno usati dalle persone possano essere in un certo senso creati dalle persone stesse in base alle esigenze e a ciò che più apprezzano. Mentre produco i miei articoli da cartoleria, però, continuo in ogni caso a collaborare con vari brand che mi chiamano come ad esempio Saugella, Lindt o Mastercard. Devo dire che anche se faccio meno per i brand, mi piace continuare a collaborare con loro per progetti più selezionati, progetti che possano rappresentare quello che faccio io.”
Dai fornitori, ai materiali scegli e segui tutto tu?
“Seguo tutto personalmente. Per me Scegliere qualunque cosa è fondamentale e ci tengo tantissimo. Nel momento in cui si spende una determinata cifra per un prodotto, allora quel prodotto deve rappresentarla in pieno. Sarebbe impensabile offrire un prodotto che poi sotto sotto valga meno solo per risparmiare qualcosa in produzione. Le mie agende, ad esempio, in produzione costano tanto e potrei risparmiare qualcosina ma non mi interessa farlo, perché voglio rispettare la fiducia che mi dà il cliente soprattutto nel gusto e nella qualità, dato che mi segue lo fa proprio perché condivide i miei colori, la mia linea e voglio che quando gli arrivi il prodotto a casa arrivi un prodotto che rispecchia in particolare quello in cui ha investivo o che l’ha colpito seguendomi.”
Avere un proprio brand da gestire, in base alla tua esperienza, risulta più difficile essendo una donna?
“Più che più difficile direi che è decisamente più complesso: mi è capitato con i fornitori o con altre persone di dovermi affermare come un uomo, dover prenderne le sembianze, il carattere, il piglio perché con il mio modo di fare, che non voglio caratterizzare perché non credo sia rilevante il maschile o il femminile, tendevano ad essere più lassi, mi prendevano sotto gamba e invece attribuendomi delle caratteristiche che sono legate all’ immaginario maschile allora cambiava il registro comunicativo. Ed è una cosa che detesto perché, appunto, non amo le etichette. Altra cosa spiacevole che mi è accaduta è che sono stata fraintesa, il mio essere gentile e tranquilla è stato frainteso da un uomo con cui lavoravo, che voleva approfittarne, e le sue avances mi hanno creato non da poco dato che il giorno dopo dovevo tornarci a lavorare e tutto ciò si p tradotto in delle difficoltà. Quindi non è l’essere donna in sé ma tutto il contorno, e tutto ciò m’ ha fatto cambiare atteggiamento portandomi, in certi casi, a comportarmi come loro.”
Hai organizzato vari eventi molto carini che ruotano attorno a quello che fai, pensi di farne qualcuno prima o poi anche qui a Messina?
“Mi piace tanto l’idea di organizzare degli eventi per incontrare la community, come il primo che ho organizzato qui a Firenze in una chiesa del ‘500 vicino Ponte Vecchio: volevo incontrare le persone che realmente mi supportano ogni giorno. È stato molto carino perché è stata una delle prime cose fatte dopo il lockdown, eravamo 250, con le mascherine ma c’ eravamo. Ho fatto un temporary store a Roma, sia per incontrare la community che per far conoscere i miei prodotti dato che sono venduti solamente online mi piaceva far toccare con mano la loro alta qualità. E poi mi è capitato di partecipare a dei meet and greet con brand con cui collaboro. Mi piacerebbe tantissimo organizzare qualcosa in Sicilia, soprattutto a Messina. Mi sono riscoperta innamorata persa della mia città. Vent’ anni fa mi sono trasferita a Firenze perché ne ero innamorata persa, però può capire che all’ inizio ci si faccia trasportare dalla novità e dal bello, soprattutto perché Firenze è una città che offre tanto. Ma ultimamente, forse perché c’ è stato un periodo in cui non sono tornata a Messina per tre anni di fila, quando ci sono ritornata ho guardato la mia città come se fosse la più bella al mondo riscoprendo quello che c’ era dentro di me. Puoi girare tutte le città che vuoi ma quel rito, che è quasi una liturgia, non ti lascerà mai: arrivi al porto senti l’odore del carburante delle navi, vedi la Madonnina, il Nettuno, il vialone di via Garibaldi. Ecco rivedere questo cerimoniale, che si ripeteva tutte le volte in cui sono tornavo con il treno per me è stato illuminante: mi sono sentita un attaccamento addosso che non ricordavo più di avere e non voglio più lasciare. Mi sono ritrovata innamorata di una città che non sapevo di amare.”
L’ essere nata e cresciuta a Messina credi che possa aver influito in qualche modo nella tua passione per il disegno?
“Inizialmente non pensavo che tra la mia passione per il disegno e Messina ci fosse un legame, pensavo che il disegno fosse legato semplicemente a qualcosa che c’ è dentro di me da sempre. Ma dentro di me c’ è Messina, e mi sono resa conto che tutte le volte che torno in città o a Vulcano rivedo non solo i colori che uso nei tramonti, nella sabbia, ma osservando quei palazzi, quelle chiese che sono semplici pur celando una grandissima forza ci rivedo le mie linee. E mi piace immaginare che un disegno semplice in realtà sottintenda tanta forza e personalità, che è proprio quello che io sento quando sono a Messina.”
Come ti trovi a Firenze?
“Adesso benissimo. I primi tre anni a Firenze piangevo in continuazione, anche sull’ autobus, perché mi trovavo in difficoltà con le persone. Qui hanno proprio un altro modo di ragionare, e mi è servito tempo per capirlo. Son un po’ chiusi e ostili, ma basta trovare la chiave giusta ed entri nel loro cuore. Pian piano, anzi, mi è iniziato a piacere questo essere finto burbero fuori e avere un cuore enorme e tenero dentro come quello dei fiorentini. È il loro modo di proteggersi. Non accolgono tutti, accolgono chi decidono loro e questo fatto pian piano è diventato parte di me. E nonostante io sia cresciuta e nata a Messina, quindi con il calore che contraddistingue i siciliani, un po’ mi sono indurita all’ esterno perché mi piace l’idea di selezionare chi può entrare qui dentro.”
Tre cose, oltre al mare, che ti mancano di giù…
“La focaccia, in primis, ma perché la focaccia è un modo: è un’idea, è tavola, è convivialità. Torni a casa stanca la sera e che fai? Prendi un po’ di focaccia. Mi manca tantissimo la focaccia come mondo e come gusto. Mi mancano tantissimo le stelle delle Eolie o di Torre Faro, qui a Firenze non ne vedo neanche una. E il vivere alla giornata, perché qui tutti corrono per fatturare, mentre giù è tutto più calmo e ti pupi godere le cose e le persone molto ma molto di più.”
Se credi in un sogno poi si avvera?
“Non credo nel crederci, cioè non è detto che se ci credi per forza si realizzi. Però credo che ognuno di noi ha dentro una piccola bolla di rivoluzione. Ognuno ha la propria e se la si coltiva questa piccola bollicina, allora le cose possono accadere. Magari poi non succederà, ma la cosa bella e importante è tenerla sempre viva.”