MESSINA. Non tutti gli eroi portano il mantello, però osservano la città dall’ alto e fanno di tutto affinché si possano dormire sogni tranquilli. Così Lelio Bonaccorso, classe ’82, nato e cresciuto a Messina, ha tramutato matite, colori e fantasia nei suoi super poteri, unendo la sua grande passione per il mondo del fumetto al grande amore che da sempre ha avuto per la città dello Stretto e per la sua storia. Terremoto incluso. Lelio è riuscito a realizzare il sogno che aveva sin da bambino diventando un fumettista professionista di fama internazionale ed è riuscito a realizzarlo senza abbandonare la sua città. Una breve parentesi fuori ed è subito tornato per creare una realtà che potesse andare a riunire tutti coloro che desideravano intraprendere questa strada e che si sentivano senza prospettive a tal riguardo perché nati in una piccola città sul mare. Ma è proprio questa piccola città sul mare, con la sua storia e le sue tradizioni, a diventare una grande opportunità dato che raccontarla fa sicuramente la differenza. Ad oggi Lelio Bonaccorso, fumettista, illustratore e poeta messinese, oltre a seguire il suo lavoro tra pubblicazioni e collaborazioni con realtà nazionali ed internazionali, come Disney, Marvel, DC Comics, grafiche per serie tv e testate editoriali, è il fondatore, insieme ad altri giovani fumettisti, dell’Officina del Sole, centro multiculturale con sede in via Giacomo Venezian 15, e non smette mai di darsi da fare per risollevare e far crescere la città di Messina tra incontri, passeggiate d’ arte ed iniziative culturali indirizzate soprattutto ai giovani. La sua matita è capace di abbracciare dagli iconici personaggi dei fumetti come Spiderman a personalità importanti come Peppino Impastato: racconta la storia, la contemporaneità, le ingiustizie e l’evoluzione del mondo con gli occhi di chi sta dalla parte del giusto, senza mai tralasciare il suo DNA giallorosso, le avventure che hanno caratterizzato la città dello Stretto e le battaglie che porta avanti in prima persona.
Com’ è scattata la scintilla con il mondo del disegno e del fumetto?
“A cinque anni sognavo già di fare il fumettista perché mia madre mi comprava Topolino. Volevo fare il fumettista o l’esploratore come Indiana Jones. Son diventato un fumettista e l’animo da esploratore è rimasto sempre con me: ho viaggiato tanto nella vita ed ho sempre disegnato mentre viaggiavo.”
Qual è stato il tuo percorso?
“Da messinese doc ho studiato a Messina ed ho scelto l’Istituto d’ arte, anche se non c’ era nulla che riguardasse il fumetto. Successivamente, non esistendo in città una scuola del fumetto, ho provato a fare varie cose ma non mi piacevano perché avevo le idee molto chiare e volevo fare il fumettista. Così ho illustrato una sceneggiatura di mio cugino Antonello Piccione e come un ragazzo di provincia che va alla scoperta di un mondo fatato sono andato al Lucca Comics alla ricerca di consigli. Là ho conosciuto la realtà della Scuola del Fumetto di Palermo che dal 2004 ho frequentato. Sono rimasto per circa sette anni a Palermo, ho insegnato all’ Accademia ma mi mancava sempre di più Messina. Così nel 2011 sono tornato in città.”
È stata una bella sfida tornare a Messina e continuare a perseguire il tuo obiettivo?
“Ho sempre avuto il pallino di ritornare a Messina anche solo per dare il mio contributo permettendo a chi come me voleva lavorare nel mondo del fumetto di poterlo fare riscontrando meno difficoltà rispetto a quelle che dopo il diploma ho riscontrato in città. Durante i miei primi anni di carriera in tanti mi dicevano di andare via da qua ed io rispondevo che gli avrei dimostrato che potevo fare il lavoro di fumettista, anche ad un certo livello, stando a Messina. Ho lavorato tantissimo con le scuole e ci continuo a lavorare da più di quindici anni, e nel mentre ho portato avanti i miei lavori tra pubblicazioni e collaborazioni ed effettivamente, nel tempo, sono riuscito a tirare su e radunare altri fumettisti messinesi che lavorano con me, che oggi sono dei professionisti con le loro carriere, e con cui abbiamo poi avviato il progetto dell’Officina del Sole.”

Quando e perché nasce L’ Officina del Sole?
“L’Officina del Sole nasce come idea studio insieme a Fabio Franchi, Michela De Domenico, Giuliana La Malfa, Debora Braccini, Federica Centi e successivamente si è aggiunto Carmelo Pillè. Prende vita come studio, ma contemporaneamente ci viene l’idea di andarci a creare anche un luogo dove poter svolgere degli incontri culturali e quindi fare conoscere a chi la frequenta, e al pubblico in generale, non solo quello che è il nostro lavoro ma anche quelli che sono i talenti messinesi e non. Ci piacevamo molto l’idea di poter invitare fumettisti ed artisti di fuori che potevano portare qui il loro bagaglio e con cui ci si poteva confrontare in modo diretto tramite chiacchierate e domande. Abbiamo avuto un sacco di ospiti, l’ultimo è stato un candidato al premio Oscar per l’animazione che ha lavorato su King Kong, abbiamo ospitato uno dei direttori editoriali di Feltrinelli, di Disney, insomma un sacco di gente, anche abbastanza di livello, a cui i ragazzi hanno potuto chiedere curiosità e consigli per poter cominciare a fare questo lavoro. Ed è molto bello anche ospitare messinesi che hanno avuto successo fuori e che metto a disposizione le loro esperienze. Questi incontri permettono di creare una rete, opportunità di lavoro e di crescita professionale.”
Cosa non bisogna mai perdere di vista quando ci si ritrova in una piccola realtà?
“I propri sogni non vanno mai abbandonati, ma soprattutto non ci si deve sentire mediocri perché ci si trova al sud. A Messina, in Sicilia, non ci manca il talento ci manca l’opportunità. Quindi l’opportunità te la devi andare a cercare, ma con la consapevolezza che lavori come il mio possono essere svolti tranquillamente da remoto. Ecco è importante andare fuori e fare esperienza, creare contatti e collaborazioni, proprio ai fini poi del tornare qui e creare una rete che tenga viva la scena e dia opportunità anche a chi verrà dopo. Per me è importantissimo dare sempre il mio appoggio a tutte quelle persone che hanno talento e passione nel campo del disegno e del fumetto. Cerco sempre di farle riflettere sul fatto che trovandoci in una piccola realtà siciliana ovviamente non si può competere con la quantità del mercato globale perché sarebbe un massacro, ma si può competere offrendo altissima qualità e per offrire alta qualità basta comprendere il fatto che noi abbiamo il grande vantaggio di essere nati e cresciuti in una città come Messina con le sue origini, il suo passato e le sue storie che nessuno ci potrà mai togliere. Raccontare la città dello Stretto, quindi, diventa una sorta di marketing culturale, un po’ come quello ha fatto Camilleri con un’altra zona della Sicilia, che ti porta a ricreare una narrazione nuova e diversa dalla città senza mai perdere di vista il legame con la sua storia.”
Scegliendo di restare a fare il fumettista a Messina hai avvertito anche una sorta di responsabilità sociale che si rispecchia in tutto quello che fai per la città?
“Il mio obiettivo è quello di far tornare Messina meglio di com’era prima del terremoto, la tocco piano. Sono estremamente convinto che sia possibile e fattibile. E per far sì che accada bisogna partire da una cosa semplicissima: cominciare a prendere coscienza di sé. Ovvero conoscere le cose grandiose che abbiamo fatto: ok quella Messina non c’è più, adesso ci sono condizioni e contesti differenti, ma questo non deve diventare una scusa per non fare più niente. Non bisogna rassegnarsi, rassegnandosi “allo schifo” non si va da nessuna parte e non si va nessuna parte neanche dando la colpa alle Istituzioni varie ed eventuali. Non ci si rende conto che l’azione dei cittadini, ovvero prendere in mano la situazione è fondamentale. Questo dovrebbero farlo soprattutto i giovani e più giovani. Con il mio lavoro metto a disposizione le mie skills per raccontare la città ed i suoi antenati che hanno fatto cose incredibili proprio come esempio. Messina distrutta tante volte, sempre rialzata, può tornare ad essere una città di grande fermento, però dobbiamo un attimino scrollarci di dosso questa cosa che siccome ormai hanno distrutto tutto non si può fare più niente: le persone fanno il luogo in cui vivono e l’energia della gente è indistruttibile.”
Quali sono i tuoi tre lavori a cui sei più affezionato?
“È difficile scegliere: il primo direi che è Peppino Impastato. È quello che mi ha lanciato e mi ha anche lanciato come lavoro di divulgazione della cultura e della legalità in tanti ambiti collegati anche, ad esempio, all’aspetto dei migranti che mi ha portato a dar vita a Salvezza, un lavoro che per farlo ci ho rischiato la pelle dato ho fatto il reportage a bordo dell’Aquarius. E quindi dopo ci metterei proprio Salvezza che è un lavoro umanamente molto difficile. E poi ci metterei Vento di Libertà, che è la storia di Dina e Clarenza: racconto un pezzo della storia di Messina ed è il primo fumetto che scrivo e disegno totalmente da solo.”

Tre fumettisti che ti piacciono molto?
“Bella domanda, ce ne sono tanti, ma scelgo Edoardo Risso che è un fumettista argentino straordinario, il francese Moebius che è uno dei mostri del fumetto, mentre in Italia direi Gipi.”
Ci racconti tre momenti importanti, ma anche buffi, della tua carriera che non scorderai mai?
“Quando in Polonia abbiamo presentato la versione polacca di Jan Karski – L’ uomo che scoprì l’Olocausto e siamo finiti all’interno di un caso politico di scontro tra l’estrema destra polacca e la sinistra polacca. Ci ha accolto un deputato nazionale dicendoci che noi con quel fumetto avevamo fatto quello che la sinistra polacca non era riuscita a fare, ossia raccontare un eroe di guerra polacco. E poi siamo stati addirittura ospiti di un grande evento, che è il Forum Economico Europeo, in una cittadina polacca, dove addirittura c’erano dei Rothschild e siamo finiti nel librone dei grandi ospiti insieme a loro. Poi quando sono andato a New York per il mio primo incontro in DC Comics e mi sono ritrovato sul terrazzo di questo enorme palazzo su Times Square, una roba incredibile, e prima di cominciare il colloquio gli ho offerto un vassoio di paste di mandorla: sono usciti pazzi, gli sono piaciute tantissimo. E poi un’altra volta buffa è stata quando ospite all’ Etna Comics ho conosciuto Esad Ribic, uno dei più grossi autori di fumetti a livello mondiale, ed è venuto a Messina con sua moglie: l’abbiamo portato in giro, siamo andati all’ Argimusco, a Milazzo e mi ricordo una scena fantastica: lui seduto sul lungomare di Villafranca che mangia la focaccia e beve la birra Messina beato. È tornato poi altre tre volte, perché gli è piaciuto tantissimo stare qui.”
Come sempre tante novità in uscita e proprio tra le ultimissime il secondo volume di “Lo diceva mia nonna” ed il Calendario dell’Officina del Sole…
“È un libretto molto carino in cui io e Graziano Delorda ci siamo divertiti parecchio a raccontare quelli che sono i detti e di proverbi siciliani. È un lavoro più locale, la prima parte è uscita lo scorso anno e la seconda pochi giorni fa. Mentre il calendario dell’Officina del Sole 2026 arriva con la novità che quest’ anno i dodici illustratori che partecipano arrivano da tutta Italia: ci sono i messinesi Amalia Caratozzolo e Claudio Naccari, c’è un autore straordinario come Andrea Serio, c’è Franz Ripoli che è un autore di Dylan Dog, e lo si può avere passando all’ Officina del Sole e dando un’offerta per sostenerla. Per il resto sto lavorando molto in Francia, sto lavorando ad un altro calendario che uscirà sui personaggi celebri siciliani, tante cover per la Marvel ed altri progetti.”

La città di Messina nel tuo progetto professionale ti ha più aiutato o ostacolato?
“Messina è una delle mie fonti principali di ispirazione, è la città più bella del mondo. Mi ha assolutamente aiutato nonostante poi l’ambiente sia quello che è, però io non sono un tipo che si abbatte: penso sempre che dove ci sono cose negative devi essere capace di trovare quello che ti è utile e quindi le cose belle che ci sono te le devi godere. Messina ha un sacco di cose positive ed io come artista vedo la città come sarà nei prossimi anni e so che sarà una città completamente diversa. Basta solo riflettere sul fatto che la crisi globale ci porterà ad un certo punto, per forza di cose, ad assistere non solo ad un ritorno di massa su Messina ma anche ad una situazione in cui più nessuno va via ma resta ed inizia a riutilizzare quelle che sono le nostre risorse per creare una città nuova. Amo molto la storia di Messina e mi appassiona molto la storia del terremoto con tutto ciò che si porta dietro e solo studiando bene, e capendo bene i fatti, si arriva a comprendere come Messina sia una grande risorsa. Il 21 dicembre farò a Piazza Caroli uno spettacolo, ovvero una lettura dei dati di alcuni sopravvissuti del terremoto, con immagini anche poco note di quello che è stato. Non sarà semplicemente una commemorazione del terremoto, ma sarà far vedere quello che hanno combinato e quello ci hanno voluto raccontare.”
Qual è il tuo P.S. (Post Scriptum)?
“È importante per Messina iniziare soprattutto a lavorare con i ragazzi ed i ragazzi dovrebbero iniziare a prendere un po’ in mano il proprio destino, unirsi e proporre in maniera decisa quello che vogliono e di cui hanno bisogno. Bisogna unire le forze e far valere la qualità per combattere la mediocrità che qui è usata come strumento di controllo di potere. Di qualità ce n’è tanta, il problema è che ognuno va per i fatti suoi ma pian piano le cose stanno cambiando e ci si sta riunendo. Mi piacerebbe anche, a tal proposito, e prima o poi spererei di avere il tempo di farlo, che in città nascessero dei canali alternativi ad internet, e quindi televisivi o radiofonici, dove dar vita a dei dibattitti che abbracciano in toto le questioni cittadine. Ed infine vorrei fare un invito agli intellettuali di alto livello messinesi, soprattutto a quelli che vivono fuori, nell’ essere più presenti nella vita culturale della città mettendoci la faccia.”



