MESSINA. Torna in aula oggi la delibera di affidamento dei servizi di igiene ambientale a MessinaServizi Bene Comune, la partecipata che prenderà il posto di Messinambiente, che per otto volte ha visto la caduta del numero legale: una delibera che, si è capito molto chiaramente, non sono in molti a voler votare.

Tra di loro c’è Giuseppe Santalco, capogruppo di Felice per Messina, che in un comunicato spiega le ragioni secondo le quali votare la delibera non è una buona idea. “E’ da quasi due anni che non ho condiviso l’impostazione assunta dall’Assessore Daniele Ialacqua. Prima nella stesura del piano ARO, collegato esclusivamente alla previsione di una gestione del servizio totalmente in house, cioè chiusa al miglior mondo imprenditoriale esterno a Messiambiente. E, successivamente, mi sono opposto, come logica conseguenza, alla costituzione della autodefinita nuova società interamente partecipata al 100% soltanto dal Comune di Messina”. La questione, quindi, sembrerebbe riguardare il tipo di società, che comunque è stata costituita, e votata dal consiglio, ormai quattro mesi fa.

“Una innovativa impostazione, più moderna e al passo con i tempi, del servizio di igiene urbana deve vedere come organismo di gestione almeno una società mista pubblico-privato con il controllo del Comune al 60% e la gestione industriale assegnata al privato o ad una società pubblica di settore col 40%”, spiega Santalco, che poi passa ad esporre quelli che, secondo lui, sono i problemi che la nuova società incontrerà.

“Sono fermamente convinto che la nuova società con un capitale di soli 300.000 euro in tre anni non può disporre di adeguati mezzi finanziari e la previsione di poter ricorrere alla bancabilità della Concessione possa essere lo strumento idoneo per gli investimenti necessari. Pia illusione quella dell’Assessore Ialacqua perché il sistema bancario guarderà sempre con sospetto una società partecipata al 100% da un Comune in stato di costante e ancora irrisolto pre-dissesto. Senza considerare gli oneri e gli interessi che da subito graverebbero sui conti economici della nuova società”.

Soluzioni? Il tavolo tecnico, buono per ogni occasione. Giunta e consiglio, cioè, ragionino assieme su un’altra ipotesi: “si emetta un bando entro luglio ove sia messo a gara pubblica il 40% della nuova società MessinaServizi con una concessione di 10 o più anni (15 o 20 anni). Oppure il 40% della Messina Servizi sia messa a mercato rivolgendosi a società pubbliche di settore altamente qualificate e partecipate totalmente da partner pubblici”. 

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