MESSINA. Alberghi, caserme, palazzetti dello sport, appartamenti in centro città, case cantoniere dismesse. Sono i beni, per un valore stimato da 44 milioni di euro, che negli anni l’ex Provincia Regionale ha costruito, acquistato e gestito, e che oggi la Città Metropolitana vuole vendere (a un prezzo totale stimato di venti milioni) o valorizzare (per un valore di 24 milioni), avendoli inseriti nel piano triennale di dismissioni 2021-2023 per decreto sindacale del sindaco metropolitano Cateno De Luca.

Di immobili, ma soprattutto terreni, l’ex Provincia ne ha sparsi per tutti e 108 i comuni, accumulati per anni in tempi di spese facili (e folli). Oggi, “stante l’attuale situazione finanziaria dell’Ente e le indicazioni dell’Amministrazione, si intende perseguire l’obiettivo di alienare il patrimonio immobiliare ritenuto non strumentale all’esercizio delle funzioni istituzionali“, recita il decreto: quali sono i pezzi pregiati?

Il primo è l’hotel Riviera, a Messina, giusto di fronte alla rada San Francesco, salito agli onori della cronaca un anno fa, quando De Luca annunciò che ne avrebbe fatto alloggi per dare un tetto dignitoso a chi oggi vive in baracca: operazione che si è infranta ancora prima di nascere davanti agli impossibili costi di realizzazione dei quali il comune e Arisme (la partecipata che si occupa di sbaraccamento) non avevano tenuto conto. oggi per l’ex Riviera c’è in piedi una trattativa con Regione Siciliana e Iacp per tre milioni e mezzo di euro.

L’ex albergo però non è il bene più prestigioso della Città metropolitana: c’è, per esempio, il villaggio turistico Le Rocce di Taormina, per decenni gestito dall’Aapit (azienda autonoma provinciale per l’incremento turistico) e in passato simbolo della “dolce vita” taorminese, poi finito in abbandono e oggi in vendita a oltre sei milioni e 300mila euro: anche il villaggio turistico ha una storia alle spalle: la struttura era stata concessa in comodato d’uso alla fondazione Fiumara d’arte, dopo vicissitudini nei tribunali amministrativi era tornata alla ex Provincia, con volontà da parte dell’ex sindaco metropolitano Renato Accorinti di valorizzarlo, e oggi è invece finito tra i beni in vendita.

Tra gli albergi in vendita risultano che Villa Miraglia di Cesarò (629mila euro tra fabbricati e terreni, l’albergo Sicilia di Mistretta (665mila euro), il rifugio Santa Croce di Floresta (700mila euro) e il “Panorama di Sicilia” di Castelmola a 928mila euro: quest’ultimo era stato destinato dall’ex commissario della Città Metropolitana Filippo Romano a far parte del patrimonio immobiliare di Taormina Arte, fondazione dalla quale De Luca ha deciso di uscire.

Piuttosto renumerative, qualora fossero vendute al prezzo fissato dalla regione, anche le due caserme di Taormina e Milazzo, la prima sul mercato a due milioni e 757mila euro e la seconda a oltre un milione e 600mila euro, così come i dodici appartamenti che la Città metropolitana possiede tra via Principessa Mafalda e viale della Libertà (pertinenze dell’hotel Riviera), che Palazzo dei Leoni ha stimato possano valere in tutto oltre 800mila euro. Per 928mila euro c’è in vendita anche l‘ex autocentro della Polizia provinciale al Don Orione.

In vendita ci sono anche ben 961 terreni, sparsi in 66 comuni della provincia, che in totale coprono una superficie di quasi un milione e mezzo di metri quadrati, da vendere per un totale stimato di 2 milioni e 355mila euro.

Poi ci sono i beni che Palazzo dei Leoni ha deciso di tenere per sè, valorizzandoli: i più renumerativi sono il Palacultura di Barcellona, che la Città Metropolitana stima abbia un valore di quasi 5 milioni e 800mila euro, e cinque impianti sportivi: il palasport di Patti (valore stimato poco più di quattro milioni), quello di Santo Stefano di Camastra (oltre 3 milioni e 900mila euro), la piscina di Castroreale a un milione e 900mila euro, il palazzetto di Briga a Messina (613mila euro) e soprattutto il palasport di Villafranca, del valore stimato di ben 6 milioni e 221mila euro.

Quando saranno messi sul mercato (o emanati i bandi per la manifestazione d’interesse per la valorizzazione? Non si sa: il fatto di aver approvato un piano triennale di dismissione e valorizzazione, non è vincolante in nulla: “Non comporta, comunque, l’impegno per la Città Metropolitana di effettuare l’alienazione, ove previsto”, recita la delibera.

 

 

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