MESSINA. Cosa succede se un privato vuole donare “beni di modico valore” al Comune? E se i beni sono tre bagni prefabbricati che un privato vuole regalare a Palazzo Zanca perché li piazzi nella villetta Quasimodo? Servono carte. Su carte. Su altre carte. Un oceano di burocrazia.

Perché intanto bisogna risalire alla norma che regola la donazione. “L’acquisizione di beni attraverso la donazione è disciplinata dalle disposizioni contenute nel Titolo V (delle donazioni) del Libro Secondo (delle successioni) del Codice Civile alI’art.782 (forma della donazione), primo comma, primo periodo”, recita la delibera con cui Palazzo Zanca accetta la donazione. Finita qui? Manco per idea.

“L’atto di donazione ed accettazione non riveste carattere di obbligatorietà nel caso in cui la donazione abbia carattere di modico valore, ai sensi delle disposizioni di cui all’art.783 del Codice Civile. Tale disposizione – continua la delibera – stabilisce, al primo comma, che la donazione di modico valore avente per oggetto beni mobili è valida a tutti gli effetti di legge, purchè vi sia stata la materiale consegna dei beni al donatario da parte del donante”. Basta? Ancora no.

“A seguito dell’entrata in vigore dell’art. 1 della Legge 2210612000, n. 192 che sostituisce I’art.13 della Legge 1510511997, n. I27 – annuncia il documento – sono state abrogate le disposizioni che subordinavano l’accettazione di lasciti o donazioni di qualsiasi natura o valore da parte dei Comuni ad autorizzazione prefettizia”.

La donazione l’ha effettuata Maurizio Guanta, consigliere del IV quartiere e oggi candidato al Consiglio comunale: la sua non è una trovata elettorale, sia perché già nel 2008, tramite la sua associazione “Amici di Edy” aveva donato dei giochi alla stessa villetta, sia perchè la richiesta di donare i bagni alla villetta (che ne ha estremo bisogno) risale addirittura a gennaio. Al 28 gennaio. Il 30, la richiesta è protocollata dal Quartiere. “Si richiede il parere dell’Edilizia privata e autorizzazione come da ultimo incontro tenutosi al tavolo tecnico in assessorato”, scrive Guanta. Questo per far partire i bagni da Treviso.

Pian piano arrivano i pareri. Quello contabile, un mese dopo, a firma del ragioniere generale facente funzioni Antonio Le Donne, poi quello di regolarità tecnica. Quindi la palla passa ai dipartimenti: all’uufficio tecnico di quello ai Cimiteri e verde pubblico per lo “svolgimento delle relative competenze atte a garantire la collocazione e successiva fruibilità dei succitati bagni all’utenza”, poi tocca al Dipartimento Manutenzione immobili comunali di “inserire i beni oggetto di azione del programma di manutenzione giornaliero”, quindi rassicurare che “dal presente provvedimento scaturiscono effetti indiretti sulla situazione economica finanziaria dell’ente”.

Poi, alla fine, si può accettare il cadeau: dopo quasi quattro mesi. E carte su carte su carte in un oceano di burocrazia.

 

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