MESSINA. A Messina costa praticamente più affittare una casa in periferia che in centro: è quanto emerge dal reportage che ogni anno l’ufficio studi del gruppo Tecnocasa elabora studiando le locazioni in città e in provincia. E nel 2021, si è registrato il sorpasso di alcune zone della litoranea su quelle del centro cittadino sul costo di affitto di case e appartamenti.

Un bilocale in centro, infatti, viene valutato dall’agenzia immobiliare con un costo mensile medio di 400 euro, mentre la stessa tipologia di immobile costerebbe 50 euro in più di media a Pace e Sant’Agata. non solo: un appartamento di due stanze arriva ad avere lo stesso costo nel quadrilatero cittadino che va grossomodo da piazza Castronovo a viale Europa di quello che ha in zone periferiche come Ganzirri e Faro, o residenziali e semiperiferiche come Panoramica, Litoranea e Paradiso. Significativo anche il fatto che lo stesso tipo di unità abitativa “crolli” a 380 euro in zona tribunale e Università, zone un tempo privilegiate per affitti a studenti fuorisede o uso ufficio.

Stessa situazione per i monolocali, quasi: 350 euro di media sia in centro che da Paradiso a Sant’Agata, sia nella direttrice litoranea  che in quella panoramica. Dal punto di vista abitativo, monolocali e bilocali in zone di mare sono in genere unità abitative destinate a utilizzo turistico, e infatti nei mesi estivi i prezzi delle zone balneari schizzano alle stelle, per poi scendere a più miti consigli durante i sei mesi tra fine autunno, inverno e inizio primavera: alcuni locatari impongono anche la clausola di affitto prolungato solo per i sei mesi “morti”, per sfruttare la maggiore appetibilità degli appartamenti durante la bella stagione.

Cosa dicono i dati? Che Messina diventa sempre meno città universitaria e di servizi: i prezzi nelle zone in cui storicamente chi aveva una casa comprata a scopo d’investimento da destinare all’affitto, sono quelli che hanno ricevuto il colpo maggiore, con crolli consistenti, mentre i valori degli affitti a scopo abitativo sono più o meno simili da vent’anni. “Il 60% degli affitti è a canone convenzionato per studenti – analizza Sergio Squillacioti di Tecnocasa – Diminuendo nel 2020 le locazioni per studenti abbiamo dovuto convertire tanti contratti con canoni normali, però lentamente quest’anno la domanda è ritornata importante per gli studenti”, spiega.

Diversa la questione per i trilocali, soluzione abitativa “stabile” per famiglie che non hanno una casa di proprietà (o non ne vogliono una), e quindi con affitti ultradecennali che non dovrebbero risentire più di tanto delle congiunture: anche qui centro e litoranea si equivalgono, segno che l’appeal della zona “storica” è andato scemando nel tempo, in favore di una migliore qualità della vita, meno caos e un panorama decisamente più accattivante, ma anche di case generalmente più nuove e meglio conservate, e zone che una volta erano periferiche e oggi sono dotate di pressochè tutti i comfort e servizi. C’entra il lockdown, che ha cambiato le abitudini abitative delle persone. “Oggi si cerca soprattuto la comodità per verande e spazi esterni, in città ci sono balconi piccoli o case senza balconi“. spiega ancora Sergio Squillacioti. “La gente sceglie case più comode e più grandi, possibilmente con verande e giardini”: quello che è mancato alla maggioranza della popolazione durante i due durissimi mesi di lockdown.

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