Cos’è il meme marketing? Molto semplicemente fare meme marketing, significa inserire nella propria strategia di marketing, o content marketing i meme. 

Cos’è un meme? Il termine deriva dal greco mìmema che significa ciò che è imitato, e può essere definito come un’immagine o un’azione che si propaga velocemente nella cultura di massa. La tipologia può cambiare a seconda del formato nel quale lo si vuole diffondere ed è spesso scelta tra le immagini in jpeg, le GIF o dei brevissimi video.

Sfruttando i social come canale pubblicitario, diversi brand con gli anni si sono accorti che veicolare solo contenuti commerciali o pubblicitari, non giovava all’engagement delle proprie pagine social. Soprattutto quei brand le cui pagine social sono seguite o “frequentate” da un pubblico più giovane. Una delle caratteristiche primarie del meme marketing è l’umorismo. Un meme, in buona sostanza deve far ridere, per poi essere condiviso e diventare (se tutto va bene) virale

Meme marketing, moda o strategia. Capire qualcosa di più su questo fenomeno sempre più diffuso serve ad analizzare quando è il caso di seguire i trend, e quando invece è meglio non seguirli. Content is king, ma siamo sicuri che valga per tutto? Al giorno d’oggi non tutti sembrano pensarla così e proprio i meme iniziano a intrufolarsi prepotentemente nelle strategie social di ogni tipo di azienda grande o piccola che sia.

I meme sono ormai un fenomeno che riempie il web di contenuti, basta aprire un qualunque social network per trovarne a decine, tra politici, personaggi famosi, scene iconiche di film cult (come Leonardo Di Caprio ne Il Grande Gatsby o in Django Unchained) o persone prese dalla strada durante una comune intervista, nessuno può considerarsi immune dalla possibilità di diventare un meme.

 

Nell’ultimo mese, si è assistito alla nascita di un meme al giorno, che è stato riprodotto a catena da tutte le agenzie che si occupano di content marketing, dalle più grandi alle più piccole. E’ stato il turno di Bernie Sanders piazzato praticamente ovunque o per restare sul local di Angela da Mondello, che ha (addirittura) girato un video musicale a seguito della viralità di una sua frase “non ce n’è covidd” detta ad un giornalista durante un intervista. 

Un esempio che può considerarsi “virtuoso”, è stata la riproduzione della frase del video diventato virale di Matteo Renzi in cui si nota una pronuncia non perfettissima della frase “first reaction. schock. schock because”. Ne citiamo solo due, che secondo noi, possono essere presi come un esempio di utilizzo del meme marketing. Ma non sempre è così.

Pasta Garofalo: ad un visual di sicuro impatto, un pacco di pasta vuoto, unisce la frase “first reaction: shock”. E’ un messaggio ben fatto, in tutta la sua interezza, studiato per il suo pubblico che se finisce la pasta va in panico. Chi non lo sarebbe? 

 

Durex: la loro comunicazione è sempre ironica e a doppio senso, se non altro per la natura dei prodotti che vendono. E’ lineare con il suo tono di voce che utilizza sempre, ed approfitta del meme per veicolare un messaggio di grande impatto. Praticare sesso sicuro. 

 

Questi sono due esempi virtuosi dell’utilizzo del meme marketing, che come tutte le strategia di content marketing, deve essere coerente con la strategia madre dall’azienda. 

 

Seguire i trend del meme marketing: pro e contro. Utilizzare i meme all’interno della propria strategia di marketing sia on line che off line, senza un preciso scopo può essere molto controproducente nel lungo periodo, infatti per quanto l’immagine “virale” ci garantisca istantaneamente like ed interazioni (che ricordiamo vengono chiamate vanity metrics per una ragione) con la nostra pagina, rischia di non lasciare niente di noi ai nostri clienti ma semplicemente di farci perdere nella massa di chi, come noi ha deciso di accodarsi alla moda del momento, senza che questo porti valore al nostro pubblico, ed è un grande rischio perché l’utente si sa è pigro e si stanca facilmente.

 

Quindi è conveniente fare meme marketing o no? Il meme marketing si può fare, ma va fatto bene. Come? 

 

    • Calibrando il meme al proprio pubblico, è diverso se sto parlando ad un pubblico adulto o ad un Millennials;
  • Porsi le domande giuste. Il mio prodotto si adatta a questo tipo di meme? Vi ricordate quando fu il momento dell’opera di Maurizio Cattelan, la banana attaccata con lo scotch. In quel preciso momento storico (durato poco più di tre giorni) abbiamo visto i prodotti più disparati, attaccati ovunque!
  • Tono di voce. il meme deve essere coerente con il tono di voce del proprio brand. Se sono ironico sarò ironico. Se non lo sono mai stato, un contenuto ironico potrebbe non piacere al mio pubblico; 
  • Originalità. Questa sconosciuta! Scopiazzare i contenuti è semplice. Essere originali è un’altra cosa. Un contenuto originale e di valore, ha molte più probabilità di essere ricordato anche dopo che la moda sia passata.

Come ci piace ripetere sempre ai corsisti del Corso in Digital Marketing de Lo Stretto Digitale, alla base di una buona strategia c’è l’analisi. Solo con una buona analisi del proprio pubblico, del proprio prodotto, degli obiettivi (misurabili e smart), è possibile creare una strategia di marketing per la propria azienda o per un’azienda cliente vincente. Lo insegniamo da sette edizioni, ed abbiamo quasi pronta l’ottava, in partenza ad ottobre 2021.

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