MESSINA. Un progetto che risale al 2001, finanziato con circa 800mila euro di fondi ministeriali messi a disposizione dal dicastero ai Lavori pubblici, terminato nel 2007, collaudato nel 2009 e mai entrato in funzione. Nemmeno per un solo giorno. È qui, fra i ruderi delle scale “mobili” di Peculio Frumentario, che è ambientata la nuova puntata di “MaiPiùScempi”: una serie di filmati-denuncia realizzati dall’imprenditore Marco Bellantone e dal consigliere della IV Municipalità Gabriele Ferrante per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sullo stato in cui versano da anni, o da decenni, alcuni dei beni più rappresentativi della città, dall’ex ospedale Regina Margherita al Tirone, dagli impianti sportivi ai monumenti storici, con l’obiettivo di risvegliare l’opinione pubblica e tenere alta l’attenzione su luoghi, palazzi e strutture della città che ormai da troppo tempo sono in balia dell’abbandono (qui tutte le altre puntate).

 




Da decenni “terra di mezzo” tra due strade, la via XXIV Maggio, in basso, e il viale Principe Umberto, in alto, le scale mobili avrebbero dovuto collegare il centro città e la circonvallazione, con l’intento di “rivoluzionare” la mobilità pedonale a vantaggio di cittadini e turisti. Eppure, a distanza di 13 anni dal collaudo, sono ancora ferme e in balia del tempo che passa, fra strutture arrugginite e immondizia. «Oggi quelle scale sono un ricettacolo di sporcizia e un potenziale pericolo per l’ambiente: si pensi ai metalli e agli ingranaggi lubrificati che la compongono, tutto lasciato alla mercé degli agenti atmosferici», commenta Ferrante, che ha riportato in auge la questione nella II Commissione della IV Municipalità.  «Un ulteriore scempio di denaro pubblico e di opportunità», afferma invece Bellantone, che ripercorre la storia paradossale della struttura, mentre le immagini del drone si soffermano sul degrado intorno, sulle saracinesche (da sempre) abbassate e sui gradini (da sempre) immobili. Il motivo? Pasticci burocratici, rimpalli di responsabilità e situazioni kafkiane che hanno trasformato lo sfortunato impianto in una delle tante incompiute della città, nonostante decine di interrogazioni, l’impegno della politica (in particolar modo degli attivisti di Vento dello Stretto), le periodiche proteste dei residenti e i tanti servizi giornalistici di denuncia, fra i quali pure una capatina su Striscia la notizia nel 2016, quando le scale mobili vennero definite come “l’attrezzo ‘ginnico’ più inutile e costoso di tutta Italia”.

A interessarsi della questione, a novembre del 2021, sono stati anche gli allora consiglieri della IV Municipalità, che si sono interrogati sulle sorti dell’opera: che farne, adesso? Metterla finalmente in funzione (affrontando gli esorbitanti costi già prospettati anni fa, che adesso sono sicuramente aumentati), procedere con la bonifica e la messa in sicurezza o dismetterla del tutto, riqualificando le scalinate adiacenti?

Nel frattempo, in attesa di una decisione “bypassata” da quattro sindaci e da due commissari, le scale restano lì, ferme, immobili. E se ciò non bastasse, a rendere la situazione ancora più emblematica, e surreale, è lo stato in cui versa l’attigua chiesa neogotica dei “Conservatori riuniti”, occupata simbolicamente dagli attivisti del “Pinelli” nel 2013 e in condizioni disastrate da tempo immemore.

 

 

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