MESSINA. Cateno De Luca ha perso la corsa a Palazzo D’Orleans. Ma ha piazzato due deputati al parlamento nazionale. Non è riuscito ad espugnare la Regione “col 41% più iva” (non ci è andato nemmeno vicino), ma all’Ars avrà sette parlamentari, lui compreso. Non ha sfondato in nessuna delle province, ma a Messina ha dettato legge. le sue ambizioni ne escono mortificate, ma ha incassato mezzo milione di voti. Ma quindi ha vinto o ha perso? Dipende. Più e più volte De Luca ha dimostrato che a Messina è praticamente imbattibile. L’ex sindaco si è infatti costruito una roccaforte così solida da riuscire a far vincere alle amministrative un candidato sindaco che non era lui, e per di più più al primo turno, per non parlare delle vittorie ottenute in tutti i comuni in cui abbia presentato candidati.

Questa è stata la base a partire dalla quale ha preparato la scalata a Palermo e a Roma. Solo la lista Sud Chiama Nord al Senato, che nel collegio uninominale candidava Dafne Musolino, ha  ottenuto ben quarantamila voti in più del Movimento Cinque Stelle, e il doppio dei voti della lista Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni, anche se la coalizione per il collegio uninominale che vedeva come candidata Ella Bucalo alla fine ha preso in generale solo duemila voti in meno. Questo nell’intera provincia di Messina, ma se si va a guardare il dato della sola città dello Stretto, il divario è ancora più ampio: Dafne Musolino ha preso in tutto 36.571 voti, mentre Ella Bucalo ben 14mila in meno. Segno che nel capoluogo peloritano De Luca fa mangiare la polvere a chiunque. Il problema, però, nasce quando si esce fuori da Messina: già nel collegio di Catania Nello Musumeci nella sfida diretta all’uninominale al Senato, lo ha annientato con oltre il doppio delle preferenze. E anche il Movimento 5 Stelle lo ha lasciato con 50mila preferenze dietro. Con i suoi 60mila voti De Luca è, infatti, arrivato terzo. A Siracusa, invece, ha proprio fatto fiasco: poco più di 26mila preferenze ad Antonio Guastella, contro le 117mila a Salvatore Salemmi del centrodestra, le 94.050 di Giuseppe Pisani del Movimento 5 Stelle e le 58mila di Paolo Amenta del centrosinistra. Proprio Siracusa e Ragusa sono state le zone in cui gli è venuto meno il supporto che sperava per poter ambire alla presidenza della Regione, forte del “tesoretto” messinese che, se la Sicilia orientale non si fosse dimostrata così tiepida, gli avrebbe consentito di ammortizzare la forza di Renato Schifani (il candidato alla presidenza della Regione Siciliana che alla fine ha vinto) nella Sicilia occidentale e almeno “giocarsela”. Così non è stato.

Discorso quasi speculare per la Camera dei Deputati, dove Francesco Gallo, nella lista Sud Chiama Nord ha preso più del doppio dei voti di Fratelli d’Italia (rispettivamente 58.226 e 28.919), anche se, come con il Senato, la coalizione intera del centrodestra (pur sempre arrivata seconda) ha collezionato complessivamente oltre 52mila voti. Se però ci contiamo anche il collegio di Barcellona Pozzo di Gotto, zona Nord della provincia di Messina, nel complesso è il centrodestra a vincere: 113mila voti (di cui 56mila di Fratelli d’Italia) contro i quasi 93mila di Sud Chiama Nord. Questo perché spostandosi verso la parte occidentale della Sicilia De Luca perde molto consenso: solo nel collegio di Barcellona Pozzo di Gotto, infatti, il centrodestra ha preso il doppio dei voti di Sud Chiama Nord, compensando così il gap che De Luca aveva guadagnato nella Messina orientale. Neanche a dirlo, nella sola città di Messina Sud Chiama Nord ha stravinto contro qualsiasi lista, anche se la coalizione di centrodestra nel complesso, che portava Matilde Siracusano come capolista nel collegio uninominale, “c’era quasi”, avendo ottenuto solo 4mila voti in meno rispetto a Francesco Gallo: ma siccome arrivarci vicino conta solo se si gioca a bocce, De Luca ha di ribadito la sua superiorità in città. A Palermo, invece, il suo movimento è stato asfaltato: appena 40mila preferenze, contro le 174mila del centrodestra, le 167mila del M5S e le 87mila del Pd. A Gela idem, e così anche ad Agrigento, a Marsala, a Catania e ad Acireale, dove è sempre quarto.

Ma la situazione nazionale non è nient’altro che un modo per guardare quadro da un profilo più lontano: anche per le elezioni regionali il discorso è sempre lo stesso, e De Luca ha la sua roccaforte a Messina e provincia, mentre perde fuori dai confini messinesi. E non basta quanto lasci indietro tutti nel messinese, perché non è sufficiente a compensare le preferenze perse nelle altre otto province siciliane. Se, infatti, a Messina ha stravinto su tutti (qui le statistiche messinesi), a Palermo la lista di punta di De Luca Sindaco di Sicilia – Sud Chiama Nord è dietro (di molto) di Forza Italia (più del doppio dei voti con 59mila preferenze) che era a sostegno di Renato Schifani. Ma a Palermo sta dietro anche a Fratelli d’Italia (52mila voti), al Pd (36mila) ed è di appena qualche centinaio di voti sopra Democrazia Cristiana. E peggio ancora a Catania (altra città che gli ha riservato una grossa delusione), dove sta dietro, oltre quelli già nominati, anche a Democrazia Cristiana e Prima L’Italia – Salvini Premier. Ad Agrigento anche Popolari e Autonomisti, M5S e Terzo Polo (Azione – Italia Viva – Calenda) hanno avuto più successo. A Ragusa è superato anche da Cento Passi per la Sicilia. A Siracusa è dietro tutti tranne che di Cento Passi per la Sicilia. E meglio non è andata a Caltanissetta e Trapani. Ad Enna sicuramente pensava di ottenere di più, vista la quantità di liste presentate, ma alla fine i voti si sono “sparsi” fra le liste e nessuna ha spiccato più di tanto.

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