MESSINA. Quasi otto ore per tornare a casa da Napoli, con la partenza dalla stazione partenopea avvenuta con oltre 50 minuti in ritardo: tempo che non è stato recuperato durante il tragitto e che ha obbligato i passeggeri messinesi ad aspettare altri 40 minuti al buio all’approdo della Caronte, dopo aver perso la nave delle 22:40.

È l’Odissea per il ritorno in patria della consigliera della IV circoscrizione Debora Buda, che racconta la sua esperienza fra ritardi e pozzanghere sparse sul precipizio di una gelida e buia cortina del porto, tra i pescatori, i loro ami e la fogna a cielo aperto e tra i lavori in corso che costringono i viaggiatori a condividere la corsia con dei colossi su ruote. «Questo è il Sud. Questa è la beffa del nostro meridionale destino», commenta.

«Ieri pomeriggio, dopo un paio di giorni a Napoli, mi dirigo verso la stazione ferroviaria Partenopea. Giunta lì scopro che il mio treno aveva circa 50 minuti di ritardo. In prossimità della destinazione (intermedia) di Villa San Giovanni prima di tornare sull’isola, assieme a tutti gli altri passeggeri, spero vanamente che quel ritardo iniziale possa essere recuperato durante il lungo tragitto, ma il treno, che in principio doveva arrivare a Villa San Giovanni alle ore 21.43, arriva a destinazione alle ore 22.35», racconta.

“La folla inferocita prova a scendere giù dal treno più in fretta che può per non perdere la preziosa coincidenza con le navi traghetto della Caronte delle 22.40. La carovana corre verso l’uscita trascinando con se borse e valigie, mentre di scale mobili, da decenni, neppure l’ombra”.

“Riuscire a prendere la Caronte delle 22.40 è divenuto un miraggio, ma il gruppo non demorde e non si perde d’animo intravedendo una nave Fs(ferrovia dello Stato, ndr). Niente da fare, però, neanche qui: l’unica nave satale presente (poco lungimirante e coordinata con i suoi stessi treni) approderà solo a Tremestieri”.

“Tutti, pertanto, iniziano a camminare verso il più distante approdo della Caronte, barcamenandosi tra 600 metri di pozzanghere sparse sul precipizio di una gelida e buia cortina del porto e facendo lo slalom tra i pescatori e i loro ami; a tratti passando sulla fogna a cielo aperto e per altri tratti costeggiando i lavori in corso che costringono i viaggiatori a condividere la corsia con dei colossi su ruote”.

“Giunti lì, dopo aver pagato il biglietto, l’attesa è di ben 40 minuti al buio (senza una sala d’attesa) con il vento che dal mare soffia contro. Sono le 23.20 quando finalmente arriva la nave”.

“Napoli ore 16.45 – Messina 00.00. 7 ore e 55 minuti di viaggio. 52 minuti di ritardo del treno: troppi perché una nave Statale si ricordi di concedere una corrispondenza; troppi perché la privata Caronte attenda 5 minuti oltre l’orario previsto; troppo pochi per Trenitalia che se avesse sforato di altri 8’ sarebbe stata costretta ad indennizzare i malcapitati del 25%», conclude.

 

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alberto
alberto
8 Giugno 2019 19:33

Ad onor del vero le scale mobili della stazione di Villa hanno funzionato per anni ora è da un pò che non uso il treno ma condivido il pensiero della ragazza