MESSINA. Con la conferenza di presentazione in Prefettura, sii alza il sipario sull’ottava edizione della kermesse “Le vie dei tesori”. Ventotto i luoghi da riscoprire, dal 14 al 29 settembre, per tre weekend. Per le visite guidate, come di consueto, sarà necessario acquistare gli appositi coupon, che prevedono un singolo accesso (costa 3 euro) o pacchetti con più ingressi (10 euro per 4 visite, 18 euro per 10). Tornano anche quest’anno le “passeggiate” tematiche e le “esperienze” (qui i dettagli).

Di seguito le schede di tutti i luoghi da (ri)scoprire, tratte dalla sito ufficiale del festival.

 

1. Abbazia Normanna di Santa Maria – Mili San Pietro

Mille anni di storia cominciata col conte Ruggero. Anche quest’anno sarà possibile varcare la soglia dell’antica chiesa abaziale voluta dal Gran Conte Ruggero, tra le più antiche architetture normanne di Sicilia. La chiesa di Santa Maria e l’annesso monastero nascono nel 1090 su un preesistente cenobio bizantino. I monaci orientali già nel 1092 accoglieranno all’interno della chiesa la salma di Giordano, primogenito di Ruggero, morto in battaglia a Siracusa. Nel 1542 il complesso monastico e l’ampio feudo passarono all’amministrazione del Grande Ospedale di Messina. Con le leggi eversive del 1866 tutto fu venduto ai privati ad eccezione della chiesa che è passata al Fondo Edifici di Culto del Ministero degli Interni.

2. Abbazia Normanna SS. Pietro e Paolo – Itala

Il monastero sorto sul terreno di battaglia. La chiesa e il monastero dei Santi Pietro e Paolo d’Itala furono costruiti nel 1093 nel luogo dove, racconta la leggenda, si svolse una dura battaglia tra arabi e normanni che la vinsero. La struttura era uno dei 43 monasteri dipendenti dall’Archimandritato del SS. Salvatore, nel 1328 ospitava dieci monaci ed era considerato fiorente e ricca. Settant’anni dopo l’abate ebbe il 17° posto nel Parlamento di Sicilia con diritto al voto. Nel 1925 rischiò la demolizione e venne salvata da Enrico Calandra che consegnò al Museo di Messina frammenti delle decorazioni interne. Sono originali l’impianto basilicale, la facciata e i prospetti laterali. Le due fiancate della chiesa sono riccamente decorate con elaborati archi in mattoni a tutto sesto intrecciati.

3. Casa museo Maria Costa

Dove visse e compose i suoi versi la grande poetessa dialettale. È la casa di fine Ottocento nel rione della Case Basse di Paradiso, dove visse e morì (il 7 settembre 2016) la poetessa messinese Maria Costa, inserita tra i “tesori viventi” della Sicilia. Gli ambienti, tutti arredati con mobili appartenuti alla poetessa, sono semplici e sobri e rispecchiano l’autenticità di una casa di pescatori del tempo, ma soprattutto portano a comprendere Maria Costa, sempre profondamente legata alle tradizioni e al dialetto della provincia. Sono esposti i libri della poetessa; il cortile esterno ospita mostre e reading poetici. Il Centro studi intitolato alla poetessa è nato un anno dopo la sua morte su iniziativa di un gruppo di studiosi, amici e familiari.

4. Chiesa di San Paolino

La chiesa “accorciata” per far posto alla strada. Si legge negli statuti della Congregazione dei Giardinari Hortulani Insalatari che la chiesa di San Paolino agli Orticoltori venne fondata nel 1600. E vent’anni dopo alloggiarono i padri Carmelitani Scalzi di Santa Teresa, giunti per la prima volta a Messina. Fu risparmiata dai terremoti del 1783 e del 1908, ma nel 1938 venne demolita la facciata originaria, e la chiesa venne accorciata per consentire l’allargamento di via Santa Marta. Fortunatamente si salvarono gli affreschi di Giovanni Tuccari (1719) sulla vita di San Paolino, vescovo di Nola, uno dei maggiori poeti lirici dei primi secoli del Cristianesimo. Sull’altare maggiore in splendide tarsie marmoree policrome (del XVIII secolo), troneggia la grande pala “San Paolino, la Vergine e sullo sfondo gli orti della Maddalena”, dipinta nel Seicento da Giovan Battista Quagliata, in un tripudio di stucchi settecenteschi. La chiesa è molto popolare, dal 1925 ogni 22 maggio si festeggia Santa Rita da Cascia. E’ accessibile l’antica cripta per le sepolture.

5. Chiesa di Santa Maria Alemanna

Dei cavalieri teutonici al tempo delle crociate. Entrando si torna indietro nel tempo, alle Crociate, quando Messina era una delle tappe obbligate per il viaggio verso la Terrasanta. Fu Hermann von Salza, Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici, a far costruire nel 1220 l’ospedale e la chiesa realizzata in blocchi di Selenite e cristalli di gesso. Nel 1485 chiesa e ospedale saranno ceduti all’Arciconfraternita dei Rossi. Interessante il portale laterale ed i capitelli figurati. Le pareti all’interno conservano dei graffiti che documentano il periodo in cui la chiesa fu adibita a deposito e officina.

6. Chiesa di Santa Maria di Portosalvo

La chiesa contesa tra frati e marinai con il crocifisso di frate Umile. Fu terreno di scontro tra i marinai e armatori – che nel 1560 avevano fondato la chiesetta intitolandola alla loro patrona – e i Frati Minori Riformati di San Francesco che avevano edificato il loro convento proprio a vicino alla chiesa. Lo scontro dura per anni, la chiesetta viene addirittura demolita in una notte e riedificata, ma alla fine i marinai lasciarono il sito e costruiscono l’attuale chiesa di Santa Maria di Portosalvo dei Marinai che custodisce il prezioso Vascelluzzo d’argento. Crollata nel 1908 fu ricostruita a croce latina e tre navate, con elementi decorativi che rimandano al ‘700. Ospita, tra le diverse opere d’arte, un bellissimo crocifisso molto veritiero, di Frate Umile da Petralia ed una statua in marmo dell’Immacolata di Vincenzo Scudo.

7. Chiesa di Santa Maria la Nuova

La cappella dei fruttivendoli con la Pietà miracolosa. Fu fondata nel 1619 da una Confraternita di fruttivendoli, dopo la miracolosa sudorazione di un quadretto della Madonna dell’Odigitria; e un secolo dopo fu affrescata da Letterio Paladino. Gravemente danneggiata dal terremoto del 1908, fu ricostruita nel 1932 poco lontano dalla precedente, su progetto di Guido Viola nella parte alta del quartiere San Leone. All’interno conserva importanti opere d’arte, l’altare maggiore intarsiato di fattura barocca del 1762, un’immagine marmorea a bassorilievo della Pietà che leggenda vuole sia miracolosa; un crocifisso del ‘700, un ostensorio ottocentesco e un quadro della “Madonna Nuova” opera del pittore Egitto (1910). Ha una grande cupola sovrastata da un lanternino circolare, su cui poggia una grande croce decorata dal pittore Adolfo Romano.

8. Chiesa e museo San Giovanni di Malta

Il martire ucciso dai pirati e la sorgente d’acqua prodigiosa. La chiesetta è legata al giovane martire Placido che, nato patrizio, prese i voti e fondò, nel 535, il primo monastero benedettino in Sicilia. Nel 541, con la sorella Flavia e una trentina di monaci, fu torturato e ucciso dai pirati saraceni. Ripreso il mare dopo il saccheggio, la flotta saracena fu distrutta da una tempesta. Dopo il ritrovamento delle reliquie (compresa la lingua del martire), nel 1588, Placido fu nominato copatrono della città. venne anche scoperta una sorgente miracolosa: chi ne beveva con devozione l’acqua che si attingeva a un pozzo, guariva da malattie e infermità. La chiesa divenne così meta di pellegrinaggi e tale rimase fino al terremoto. Nel 1608 vi passò il Caravaggio. Si visita il museo del tesoro di San Placido: tra i pezzi esposti, i mezzibusti reliquari d’argento del 1624 dei quattro fratelli martiri, una bella raccolta di argenti del XVI-XIX secolo, dipinti, sculture, paramenti e la bolla di Papa Sisto V che nel 1588 nominò il copatrono; i resti dell’arca d’argento che conteneva le reliquie del santo, realizzata da Giovanni Artale Patti del 1613 andata in gran parte distrutta durante l’incendio del Duomo nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

9. Chiesa museo di Santo Stefano – Salice

L’antichissima chiesa normanna con la Madonna settecentesca. La chiesa di Santo Stefano Juniore sorge nel villaggio Salìce. E’ antichissima, la sua fondazione risale al XII secolo, periodo in cui il villaggio apparteneva al feudo donato da re Ruggero II all’archimandrita del SS. Salvatore dei Greci. Lo stile dell’edificio è normanno – svevo con i caratteristici portali di ingresso a sesto acuto in pietra calcarea. L’interno è a croce latina ad unica navata, la copertura è sorretta da tre archi, restaurati nel XVIII secolo. Il transetto, invece, ha una copertura a capriate lignee restaurate vent’anni fa. Nel transetto ci sono due altari, quello maggiore sempre in pietra calcarea del XVII secolo, e un altare laterale in stucco del XVIII secolo che accoglie una bellissima statua in marmo della Madonna con bambino del 1724. La chiesa è stata utilizzata per il culto fino al 1886, poi fu abbandonata e dimenticata. I restauri iniziati negli anni ‘80 e terminati negli anni ‘90 hanno permesso di riaprirla nel 2014, anche se avrebbe bisogno di importanti interventi. Per l’occasione sarà esposta la statua del titolare Santo Stefano Juniore e sarà possibile visitare la cripta.

10. Chiesa medievale e Pietra di San Paolo – Briga Marina

Lì ove si fermò e predicò San Paolo. Su luogo ove secondo la tradizione sbarcò San Paolo si conserva una antica pietra miliare di epoca romana ove lo stesso Apostolo predicò ai messinesi. Accanto sorgerà già in epoca medievale una chiesa che diventerà la parrocchiale del villaggio marinaro. Negli anni trenta sorgerà la limitrofa nuova chiesa ove si custodisce un antico polittico.

11. Chiesa SS. Annunziata dei Catalani

Il tempio che racconta lo sforzo dei mercanti catalani. È una delle massime espressioni dell’arte siciliana, fusione affascinante di stili bizantino, arabo e normanno. Basilica a croce latina, fu edificata nel XII secolo come cappella reale per poi passare a fine ‘400 alla fiorente comunità catalana. Prima sede in Sicilia dei Domenicani e dei Teatini, nei secoli fu arricchita di opere d’arte, oggi conservate al Museo Regionale e a Capodimonte. L’edificio riesce a raccontare la genesi e il livello stradale di questa parte di città prima del terremoto del 1908: nel sottosuolo c’è una cripta che corre lungo il transetto. Merita attenzione l’antica icona della Madonna della Scala con un rivestimento argenteo, il crocifisso nero del XV secolo e la tela dell’Immacolata del 1608.

12. Collezioni dell’Università degli Studi di Messina

I reperti che raccontano la città e la raccolta dei vasi di Zipelli. Piatti, vasi, anfore, provenienti soprattutto da Caltagirone, ma anche opere di altre maestranze. Nell’antiquarium dell’Università, in un allestimento curato da storici dell’arte, ecco la preziosa collezione di maioliche siciliane e spagnole, circa 170 pezzi, che apparteneva all’ingegnere e appassionato studioso Cesare Zipelli; che nel 2008 volle donarla all’Ateneo, integrando un primo nucleo di ceramiche già cedute in precedenza da lui e dalla moglie Doris. Ma la collezione dell’Università racchiude anche alcuni resti architettonici del XVII secolo, provenienti dal Collegio dei gesuiti, sede barocca del primo “Studium” messinese; e opere di pittori locali tra ‘700 e ‘800, tra cui una gouache del XVIII, che raffigura il castello di Rocca Guelfonia.

13. GAMMA – Galleria D’Arte Moderna Palacultura

La raccolta comunale di preziose opere del Novecento. Il Palacultura “Antonello da Messina” ospita la galleria che raccoglie tutte le opere d’arte contemporanea di proprietà del Comune. Un’ interessante collezione che conta opere di grandi internazionali come Emidio Tadini e Mirò, e alcune testimonianze dell’arte messinese e siciliana del Novecento come Freiles, Samperi e Fiume.

14. Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”

Fontana, Casorati, Guttuso. Tra i grandi del ‘900. La galleria d’arte custodisce una collezione di grande pregio che comprende opere di artisti del XX secolo come Fontana, Casorati e Boetti. Un viaggio che va dal Neorealismo del dopoguerra alla Pop Art italiana, oltre alle sorprendenti installazioni di Agostino Bonalumi o alle sculture di Giò Pomodoro. Opere di Guttuso, Migneco, D’Anna e documenti di Salvatore Quasimodo.ezione di grande pregio che comprende opere di artisti del XX secolo come Fontana, Casorati e Boetti. Un viaggio che va dal Neorealismo del dopoguerra alla Pop Art italiana, oltre alle sorprendenti installazioni di agostino Bonalumi o alle sculture di Giò Pomodoro. Opere di Guttuso, Migneco, D’Anna e documenti di Salvatore Quasimodo.

15. Monte di Pietà

La scenografica scalinata che conduce ai ruderi della chiesa. È un bellissimo esempio di architettura manierista a Messina: il palazzo del Monte di Pietà nasce è un edificio progettato da Natale Masuccio: fu uno degli ultimi progetti dell’architetto, che morì tre anni dopo essere stato espulso dall’Ordine dei Gesuiti. Un primo palazzo fu edificato nel 1548 su incarico dell’Arciconfraternita degli Azzurri – così chiamati per il “sacco” che indossavano quando assistevano i condannati a morte – nel 1616 si passò a questo secondo e attuale progetto. Dall’andito a botte dell’ingresso si giunge al bellissimo loggiato coperto da volte a crociera. Nel 1741 fu realizzata la scenografica scalinata che conduce alla chiesa di Santa Maria della Pietà, in marmo rosso venato di Taormina. Il Monte di Pietà fu gravemente danneggiato dal sisma del 1908 e restaurato nel 1979. L’ Arciconfraternita degli Azzurri e della Pace dei Bianchi lo ha concesso in uso alla Città Metropolitana per ospitare manifestazioni culturali.

16. Museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani

Pupi, strumenti, suoni: qui sopravvive la tradizione. Nell’antico casale di Gesso, sui monti Peloritani, si trova uno spazio museale che racconta la cultura popolare di contadini e pastori: tradizioni, lavoro, giochi, feste religiose e profane. Uno spazio interdisciplinare, che custodisce un patrimonio da valorizzare. Sono esposti ciaramedde (zampogne), friscaletti (flauti), tammuri e tammureddi (tamburi e tamburelli), marranzani, brogne e trumme (trombe). Di particolare interesse è il laboratorio, dove i ragazzi apprendono le tecniche di realizzazione di zampogne e flauti di canna. Uno spazio è dedicato alle foto del villaggio cittadino, e uno ai pupi siciliani. E una sorpresa: le maschere della rappresentazione popolare detta U cavaduzzu e l’omusabbaggiu.

17. Museo della fauna – Università degli Studi di Messina

Un viaggio alla scoperta della cultura naturalistica e faunistica. Il Museo della Fauna presso il Dipartimento universitario di Scienze veterinarie, custodisce importanti reperti e fossili, ma anche esemplari di fauna terrestre e marina. Fondato nel 2011 grazie all’intuizione del naturalista Filippo Spadola, docente di Chirurgia veterinaria, nacque come “laboratorio per lo studio di animali non convenzionali”. La sezione paleontologica ospita reperti fossili ritrovati in gran parte nella grotta di San Teodoro ad Acquedolci, sito preistorico dove, tra il 1937 e il 1942, furono scavate sette sepolture del Paleolitico superiore. I resti fossili documentano le diverse fasi dell’evoluzione geologica dello Stretto di Messina e suggeriscono l’esistenza di ambienti di vita simili a quelli di alcune aree dell’Africa. Una particolare importanza riveste la collezione di resti di grandi mammiferi (elefanti e ippopotami) messa insieme dal naturalista Adolfo Berdar, provenienti dalle cave di ghiaia e sabbia ancora presenti lungo la strada panoramica dello Stretto. La sezione faunistica rappresenta una vera e propria “banca dati” della diversità animale siciliana; vi si conservano esemplari anche rari della fauna terrestre e marina dell’area dello Stretto.

18. Museo e Santuario di Montalto

La Madonna che salvò la città dai francesi. Da quassù si domina Messina: l’antico santuario sul colle della Capperrina fu fatto edificare da Costanza d’Aragona nel 1286 come ringraziamento alla Vergine, al termine della lunga Guerra del Vespro. La sua costruzione è legata alla leggenda della Dama Bianca, la Madonna della Vittoria che intervenne a difesa di Messina, durante il conflitto contro gli angioini, deviando con le mani le frecce degli invasori e nascondendo la città tra le sue vesti bianche. Durante la guerra si ricorda il coraggio di due dame messinesi, Dina e Clarenza, alle quali è stata dedicata la via sulla quale sorge il santuario. Narra la leggenda che il perimetro della chiesa fu indicato dal prodigioso volo di una colomba, episodio che è rappresentato, ogni giorno a mezzogiorno, dall’orologio astronomico del Duomo. Il santuario fu danneggiato dal terremoto, e in parte ricostruito negli anni Trenta del Novecento. In occasione delle visite delle Vie dei Tesori, sarà eccezionalmente visitabile il prezioso museo parrocchiale voluto fortemente dal parroco.

19. Museo I Ferri du Misteri

Il museo degli antichi mestieri che custodisce centinaia di utensili. Il nome è già un’avventura: I Ferri du Misteri (I ferri del mestiere) è un appassionante museo etno-antropologico dell’arte rurale, contadina e marinara dei Peloritani a Castanea delle Furie. È un piccolo locale che è un tesoro: qui ci sono le testimonianze di un passato lontano narrato nel concreto da oggetti che sembrano sbucare dalla macchina del tempo. È la filosofia di questo piccolo museo che nel 1963 ha intrapreso quasi per caso un’opera complessa di recupero di oggetti antichi: tutto nasce dalla passione del compianto Domenico Gerbasi che ha raccolto tutti i “reperti” che oggi possono essere fruibili a tutti.

20. Palazzo del Governo – Prefettura

Fra l’appartamento presidenziale e i salottini privati. Una nuova occasione da non perdere per visitare la Prefettura di Messina: imponente dal punto di vista strutturale in pieno stile neoclassico ma con la compresenza di dettagli in stile rinascimentale e citazioni liberty, il Palazzo del Governo di Messina di Cesare Bazzani fu costruito nel 1915 dopo il terremoto che colpì la città. In origine occupava quasi per intero l’area della cinquecentesca Chiesa di S. Giovanni e il Palazzo dei cavalieri di Malta, della quale è ancora possibile vedere la tribuna sul retro del palazzo. Durante la visita esclusiva si entrerà nella biblioteca, nella stanza del prefetto con il soffitto a cassettoni, e nei salottini.

21. Ruderi del monastero di Santa Maria di Gesù presunta tomba di Antonello

Il mistero irrisolto della sepoltura dell’artista. Intorno a questi ruderi ruotano le leggende, come quella di Santa Eustochia che si sarebbe prestata come “modella” all’amico Antonello da Messina. Il monastero fu distrutto e ricostruito più volte. È legato al mistero della tomba di Antonello, che si cerca ancora oggi. Primo convento dei Carmelitani in Sicilia, nel 1418 fu rifondato dai Frati Minori Osservanti con in testa il Beato Matteo da Agrigento; se ne erano perse le tracce ed è riemerso nel 1989 durante lavori su viale Giostra.

22. Santuario e Campanile del Carmine

La terrazza sullo Stretto e le cinque campane. Il santuario della Madonna del Carmelo (o chiesa del Carmine) fu ricostruito dopo il devastante terremoto del 1908, a circa 500 metri dal precedente. Sarà un’occasione da non perdere quella di salire sul campanile e raggiungere la terrazza da dove si gode un bellissimo panorama dello Stretto di Messina fino alla Calabria. Il campanile non è molto alto (come tutti gli edifici post sisma), circa 15 metri, a due piani: il primo ha una base di stile settecentesco intonato alla chiesa. Il carillon è costituito da cinque campane, la più grande dedicata a Santa Caterina Martire, la più piccola a Maria Santissima della Lettera.

23. Santuario e giardino di San Francesco all’Immacolata

Il convento che accolse Sant’Antonio e a cui si ispirò Antonello. Le sue imponenti absidi merlate sono raffigurate nel famoso dipinto “La Pietà con tre angeli” di Antonello da Messina, esposto al Museo Correr di Venezia. Edificata nel 1254, la chiesa di San Francesco faceva parte del primo complesso religioso dell’ordine francescano di Sicilia, costruito in onore del santo, appena 28 anni dopo la sua morte, per volere di alcuni nobili messinesi. Si conservano due pregiate statue argentee, quella grandiosa dell’Immacolata e quella più antica di Sant’Antonio da Padova. Per l’occasione visitabile il giardino in cui il pozzo ricorda il passaggio da Messina del celebre Santo.

24. Seminario Arcivescovile San Pio X

Il luogo dove si forma il clero messinese. Apre eccezionalmente le porte il Seminario di Messina, istituzione che cura la formazione dei sacerdoti ma che nello stesso tempo, è un polo culturale d’eccezione. Il visitatore potrà conoscere alcune importanti raccolte di carattere scientifico e culturale. Alcune sezioni della Biblioteca Painiana, un’antica raccolta zoologica, ma anche i celebri bozzetti e cartoni di Aristide Sartori per i mosaici del Duomo e la sala storica dedicata a monsignor Angelo Paino con antichi mobili e rari dipinti.

25. Teatro Vittorio Emanuele II

Quell’Aida che riportò alla vita il teatro affrescato da Guttuso. Neoclassico, elegante, con quello straordinario soffitto affrescato da Renato Guttuso che si perse nel mito di Colapesce: il Vittorio Emanuele II all’inizio si chiamava Teatro Sant’Elisabetta, ma cambiò nome dopo lo sbarco dei Mille. Voluto da Ferdinando II di Borbone nel 1842, fu progettato dall’architetto napoletano Pietro Valente, e inaugurato nel 1852. Danneggiato dal sisma del 1908, fu interamente restaurato e i lavori furono completati definitivamente dopo quasi settant’anni, rendendolo il più grande come capienza tra tutte le sale regionali. Fu ri-inaugurato con l’Aida (il 25 aprile 1985), ovvero l’ultima opera rappresentata prima del terremoto.

26. Tempio di Cristo Re Rocca Guelfonia

La chiesa ispirata alla Basilica di Superga. Qui convivono il passato remoto e quello prossimo: la torre ottagonale merlata fa parte di quelle fortificazioni medievali che resero imponente e protetta la città. Su questa testimonianza medievale, però, si trova una campana che parla di un passato abbastanza recente: è stata fusa con il bronzo dei cannoni, bottino della Grande Guerra. Il Tempio, ispirato alla Basilica di Superga di Filippo Juvarra, è stato realizzato nel 1937. Nell’ipogeo, il monumento al Milite Ignoto di Antonio Bonfiglio, alle pareti i resti mortali dei Caduti di tutte le guerre. Sopra vi è la chiesa, con due grandi tele di Salvatore e Guido Gregorietti; le otto statue in bronzo di Teofilo Raggio, in stile razionalista, raffigurano le Virtù teologali e cardinali e circondano la cupola. In una nicchia della scalinata esterna si scopre la statua in marmo del Cristo Re realizzata da Tore Calabrò.

27. Villa Cianciafara

L’elegante dimora gattopardiana. Costruita alla fine del diciottesimo secolo su un preesistente edificio medievale, la Villa rappresenta uno dei pochi esempi di architettura settecentesca rimasta perfettamente conservata dopo il sisma del 1908 e la Seconda Guerra mondiale. Nata come tenuta agricola, mostra ancora le case coloniche, il lavatoio, il palmeto, il magazzino per il vino, il frantoio, il forno, la cappella, la stalla e il fienile, il giardino con puttini e un delizioso tempietto; all’interno, invece, è possibile osservare i preziosi e nobili arredi di un tempo; oltre allo stile del fotografo e incisore Filippo Cianciara, cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e di Lucio Piccolo, che a lungo visse tra queste mura.

28. Villa Giovanna – Sede Master Vitae

La casa tra specie tropicali dove si cura il benessere dell’anima. Nell’antico borgo di pescatori di Villaggio Pace, nel primo ventennio del ‘900 venne costruita Villa Giovanna su quello che in epoca borbonica era un avamposto di vedetta, sede della Guardia Regia: appena superata la pesante porta di ferro della villa – che ospita il centro olistico Mater Vitae – ci si ritrova immersi in un giardino tropicale, tra specie autoctone e officiali, che degradano verso il mare; una doppia fila di preziosi bonsai, si insinua tra collezioni d’arte e rari cimeli raccolti durante i viaggi. Esposte alcune opere del pittore Michele Panebianco, vincolate dalla Soprintendenza. Sarà possibile partecipare ad alcune esperienze immersive del centro olistico, tra antichi strumenti, campane tibetane e al silicio, batacchi, tamburi sciamanici e gong.
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