Gli esperti definiscono blue monday il lunedì più triste dell’anno; di solito cade la terza settimana di gennaio, ma quando leggerete questo articolo saranno ufficialmente terminate le mie ferie ed è lunedì, pertanto fate voi da soli le somme del caso. Dato che oggi sono sicuro di non essere il solo in questa situazione, cercherò di affrontare l’argomento il meno possibile pertanto la playlist odierna parlerà di altro. Di letteratura, di impegno sociale, di politica? No, forse non arriveremo a tanto. Diciamo che proveremo a farci trasportare dalla marea. Ah, la marea: vi ricordate quando eravate in vacanza?

Slipknot – Unsainted

Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio che mi chiedeva perché nella playlist non avessi ancora inserito nulla riguardo il nuovo disco degli Slipknot; semplicemente non avevo ancora messo su We are not your kind, il nuovo lavoro di Corey Taylor e compagni, e probabilmente non lo avrei fatto come successo da All hope is gone in poi. Però, notizia incredibile, avrei fatto male: Unsainted è un singolone e presenta bene quello che probabilmente è uno dei lavori più compatti dei ‘knot e sicuramente un buon modo per iniziare la settimana. Non a caso, l’ho messo su Spotify per arrivare stamattina a lavorare. Pura botta d’adrenalina.

Fontaines D.C. – Too Real

La verde Irlanda, dove trovano posto pascoli infiniti, boschi, folletti e liquori da sorseggiare sdraiati sull’erba, è anche la patria di un gruppo doloroso, nel senso che bisognerebbe ai loro live pronti a farsi male. Dogrel è uno degli album più interessanti e potenti del 2019 e il consiglio obbligato è quello di ascoltarlo solo con cuffie ed elmetto, perché la voglia di andare a pogare con il muro che avete a fianco potrebbe essere dannosa—ovviamente per il muro, data la violenza di cui è intriso Too Real, pezzo che inseriamo oggi in playlist perché la realtà l’affrontiamo di petto, senza farci spaventare da nulla.

I Hate My Village – Acquaragia

Degli I hate my village ne parlai su queste pagine circa sei mesi fa, e le buonissime impressioni di allora sono state confermate nella mia estate di festival in cui ho avuto l’opportunità di vederli live due volte, una a Lamezia e una a Milazzo. I quattro sono nella realtà esattamente quello che è stato nell’immaginario collettivo il Dream Team USA di basket: quattro campionissimi che insieme diventano clamorosamente imbattili. Anche live la resa del primo self titled è pazzesca e il finale dei concerti regala momenti di giubilo. Assolutamente da andare a vedere se si è in zona (ma anche se non lo si è e volete vedere un concerto degno di questo nome).

Verdena – Valvonauta

Oggi, ci perdonerete, ci dobbiamo muovere sui guitaroni e su qualcosa che riesca a darci una scossa pari almeno a quella di tre caffè tutti insieme. Anche se sì, pensiamo tutti lo stesso, “mi affogherei”. La voce è sempre quella degli I hate my village, perché Ferrari sta bene su entrambi i tappeti sonori, e poi intendiamoci, Valvonauta non dimostra affatto i suoi vent’anni ma riesce ancora a suonare decisamente fresca in un oceano di proposte musicali al limite dell’osceno. Uno dei brani simbolo dei Verdena, uno dei pezzi che più li identifica nell’immaginario collettivo come simbolo di un alternative rock all’italiana che negli anni ’90 era ricco di proposte, ma le chitarre torneranno di moda anche in questo paese, prima o poi.

Vinicio Capossela – Con una rosa

Ieri sera è iniziata ufficialmente la stagione del fantacalcio, con la prima asta che mi aspetta in queste settimane. Dura vita, quella del fantacalcista: affidi ad altri il tuo destino e il tuo danaro, sperando che vada tutto bene. Mentre potevi stare ad acculturarti, leggere Carlo Levi o Gavino Ledda (non certo i “romanzi di poca cosa” di cui parla Capossela), ti trovi a discorrere del ritorno in Italia di Balotelli Mario e di assistere ad aste incredibili per Romelo Lukaku. Scene che fanno pensare, a tratti anche penare, perché l’asta del fantacalcio è un simbolo del vivere sociale: non conosci bene una persona finché non hai visto il suo approccio a un’asta del fantacalcio, probabilmente. L’approccio e le scelte, quelle che poi compongono la loro rosa, che non è rossa, non è il più bel fiore e non è gialla come la febbre che ci consuma, ma è il motore immobile che tiene viva una generazione di fantacalcisti anche alle soglie della fine delle vacanze—ah, pensavate ci fossimo dimenticati, eh? Buon lavoro a tutti.

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