“Flavia Vento rompe il silenzio”. Questo titolo di una rivista online ieri mi ha sconvolto e mi ha spinto a riorganizzare le priorità della mia vita, partendo proprio da questa avventura chiamata playlist del lunedì. Per questo motivo oggi usciremo insieme da questo casino, ne usciremo come fanno le persone per bene ovvero cantando a squarciagola qualcosa che selezioneremo secondo il nostro umore piovano. E poi, diciamocelo, usare la musica per mandare messaggi è sempre stato quello che volevo.

Lunapop – Un giorno migliore

 

 

“Dirti che non voglio niente senza te” è una frase facile da pronunciare, ma nella poetica cremoniniana precede quasi in toto gran parte della produzione solista del cantante bolognese, bravo a crescere in solitaria dopo la proficua esperienza di fine anni ’90 con i Lunapop. Selezioniamo Un giorno migliore per un paio di motivi molto semplici: è lunedì e tutti ci auspichiamo sempre possa essere un lunedì migliore di altri, un inizio di settimana più esaltante degli altri; in più, insomma, ieri pioveva assai e noi non ci stiamo a questa cosa, per cui, visto il nostro immotivato ottimismo, la scelta poteva essere solo una.

 

Gotye – Somebody That I Used To Know (feat. Kimbra)

 

 

Cosa era successo nel magico mondo della musica nell’anno domini 2011? Difficile a dirsi, ma questa canzone aveva sfondato ovunque (e qualunque cosa). Bene o male tutti l’hanno canticchiata due o trecento volte in macchina, il pezzo di per sé è orecchiabile e grazie a questo il pur bravo Gotye può essere considerato un vero e proprio one hit wonder. Riascoltando il pezzo per inserirlo qua dentro, infatti, ho notato con mio sommo stupore i numeri che ha raggiunto in poco più di sette anni. Oltre a platini, Grammy e chi più ne ha più ne metta, Somebody That I Used To Know ha superato abbondantemente un miliardo di visualizzazioni, roba che davvero io non-.

 

The Verve – Bitter Sweet Symphony

 

 

Vedo nella mia mente questo video ogni volta che cammino per la città, in mezzo al traffico di una Messina mai clemente con i pedoni, e penso che Ashcroft qui da noi avrebbe tolto il dolce dalla sua sinfonia. Scherzi a parte, un po’ di Inghilterra ogni tanto è quantomeno necessaria, perché anche negli anni ’90 è stata una terra che ci ha regalato parecchia meraviglia, dopo i fasti a cavallo tra ’70 e ’80. Urban Hymns è un gran disco, il migliore in una carriera travagliata per un gruppo che si è sciolto, probabilmente, un numero di volte pari a quanto voi durante la giornata controllate l’ora.

 

A Toys Orchestra – Celentano

 

 

Che la musica italiana abbia alcuni importanti punti di forza credo sia chiaro anche a chi non la frequenta. Il problema è che certe vette sono passate quasi inosservate in un panorama troppo pigro per andare a scoprire una gemma come Midnight talks, disco delicatissimo uscito otto anni fa ma che ancora oggi suona davvero bene. Gli A toys orchestra nel frattempo hanno sfornato un altro paio di album, hanno fatto decine di date insieme a Nada e a dicembre torneranno a farci visita qua in Sicilia. Il tempo per dargli un ascolto ce l’avete, e così sia.

 

Tool – Parabola

 

Il popolo musicale italiano ogni tanto mi spaventa, specie chi supporta sulla carta il “rock”. Lo scorso anno l’annuncio dei The National al Milano Rocks venne sbeffeggiato perché a Firenze c’erano i Guns and roses che erano più rock, quest’anno in tantissimi hanno scritto commenti pregni di ignoranza quando proprio per Firenze sono stati annunciati i Tool, ovvero una delle band più particolari e meno commerciabili degli ultimi trent’anni. Sinceramente non sapevo neanche come reagire a quei commenti pertanto non l’ho fatto, ma ho deciso di chiudere così la playlist di oggi, perché vorrei vi ricordaste sempre, come cantato in Parabol e Parabola, che a decidere la vostra vita siete solo voi. Tatuatevelo in mente e poi, a margine, per Halloween travestitevi da paura di sbagliare tutto, così per strada vedrò tanti pseudo rockettari la notte del 31.

 

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