Sono ufficialmente iniziate quelle giornate in cui al mattino cercate su Maps il percorso per l’ottobrata di Zafferana Etnea mentre dall’ora di pranzo in poi pensate che effettivamente potrebbe essere l’ultimo giorno di mare, e allora bisogna approfittarne; in questo mondo caotico, c’è una sola costante: non è il lunedì, ché tanto è solo uno stato mentale, ma questa playlist, che arrogantemente ha deciso di portarvi il sole di cui avete bisogno. O la pioggia, se preferite. Basta che non rompete, che in fondo è lunedì anche qua.

Lucio Battisti – Ancora tu

Premessina doverosa: questa playlist si è posta a lungo l’obiettivo di selezionare quanto più possibile cinque artisti diversi ogni settimana. Dando per buoni un paio di casi limite ce l’abbiamo sempre fatta, e questa autopacca sulla spalla per aver rispettato un patto non scritto non avrebbe senso se non fosse che di Battisti vi ho già fatto ascoltare Anna, che è un brano favoloso nonché il mio preferito (credo) del cantautore. Ieri però era l’anniversario della morte di Battisti, il ventesimo anniversario, e io ancora ricordo il me di quel tempo prendere la sua foto dalla Gazzetta dello sport, ritagliarla e attaccarla sull’armadio in un triste pomeriggio. E dato che questa è una rubrica in cui musica e autoreferenzialità spesso vanno a braccetto siamo qua a dirti ciao Lucio, ci sei Ancora tu.

 

Sparklehorse – Sick Of Goodbyes

Parlando di anniversari e di date importanti, ieri sarebbe stato anche il compleanno di uno degli artisti più fragili e delicati che abbia mai avuto l’onore di ascoltare. Sì, perché connettersi mentalmente con Mark Linkous è un privilegio, non certo un qualcosa di scontato, perché la sofferenza che c’è dietro Sparklehorse purtroppo non è materiale per tutti. Purtroppo, sì, perché il suo talento nello scrivere brani, nel trasmettere emozioni, nell’inchiodare su un foglio il dolore proprio e di altri avrebbe meritato altro. Invece ricorderò per sempre quel thread su un forum, nel marzo del 2010, “S’è sparato Sparklehorse”. Che magone incredibile. Auguri Mark, siamo tutti noi i cani che hanno mangiato la tua torta di compleanno, ti voglio bene ovunque tu sia. Ah, il brano che ho scelto è uno dei più accessibili, tratto dal mio disco preferito, Good morning spider.

 

Virginiana Miller – Lunedì

Mi è stato chiesto in questi giorni se secondo me le persone possono essere dimenticate. È un argomento molto particolare, perché ad esempio le persone che spariscono da una vita possono essere richiamate da alcuni scorci panoramici, da un luogo, da un sapore o da un brano, una band o qualcosa di simile. Però mentre pensavo alle canzoni da inserire questa settimana in playlist mi è venuto in mente di non aver mai inserito nulla dei Virginiana Miller, specie da questo disco chiamato Il primo lunedì del mondo. Questa Lunedì, poi, finisce in un modo che mi sorprende ogni volta per la semplicità di queste parole messe una in fila all’altra: “Cammina, cammina / Le nostre scarpe non fanno più male / Le nostre parole non saranno nuove mai più”. Secondo me è la risposta più bella possibile, e quindi va bene così.

 

Subsonica – Veleno

Un paio di giorni fa è uscita Bottiglie rotte, la nuova canzone dei Subsonica su cui non esprimerò alcun parere perché l’ho ascoltata due volte e sono curioso di sentirla all’interno del contesto disco. Però mi è venuta altresì voglia di riascoltarli dopo averli messi un po’ da parte negli ultimi tempi, e avevo un dubbio importante su quale inserire qua dentro: Veleno o Benzina Ogoshi. Vince di poco Veleno, una delle loro che preferisco, una di quelle canzoni dei Subsonica che ti fanno pensare che c’è tanto oltre un frontman carismatico e l’aver azzeccato qualche singolone tra fine novanta e inizio anni zero. So’ bravi i ragazzi, qualche passaggio a vuoto magari c’è stato, ma so’ bravi. Attendiamo con interessa il nuovo lavoro, intanto ripassino perché qua spaccavano forte.

 

Placebo – Passive aggressive

Chiusura sacrale, perché sì. Black Market Music è un disco che è diventato maggiorenne proprio nel 2018, un album che tanti giustamente ricordano per quella meraviglia che è Special K ma che forse fa capire meglio di altri il periodo della maturità di Molko e soci, che forse proprio tra il 2000 e il 2003 raggiunge il suo picco. Passive aggressive sarà difficilmente la canzone che qualcuno tirerà fuori quando direte “dimmi la prima canzone che ti viene in mente”, ma l’arrogante timidezza di quella richiesta, “can you find me space inside your bleeding heart?”, unita alla voglia di scuotersi, di prendersi a sberle per riaprire finalmente gli occhi, è proprio quello che ci vuole per capire che è iniziata un’altra settimana e noi siamo qua per lottare, tutti uniti, anche rischiando di perdere ma senza mai metterci in disparte.

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