MESSINA.Nessun atto di compravendita è stato istituito e portato a conclusione dalla società Patrimonio Messina S.p.A., atteso che le predette procedure sono state istituite espletate portate a compimento dal personale del dipartimento Servizi alla persona e alle imprese – servizio Politiche per la casa – ERP – fitti attivi, con la collaborazione di due unità distaccate presso la società in house Patrimonio S.p.A. e provenienti dalla società Messina servizi bene comune”. La bomba la sgancia Salvatore De Francesco, uno dei pochi dirigenti sfuggito alla riduzione operata dall’amministrazione di Cateno De Luca, che in qualità di guida del dipartimento che si occupa delle politiche abitative, ha risposto a un’interrogazione di Alessandro Russo, consigliere comunale del Pd, che chiedeva di conoscere il “Numero di atti di compravendita istruiti e portati a conclusione dalla società Patrimonio Messina S.p.A. Sin dalla sua costituzione alla data della presente richiesta”. E De Francesco spiega chiaramente come la Patrimonio Spa non abbia di fatto venduto un solo alloggio di proprietà del patrimonio immobiliare del comune di Messina, come da missione per cui la partecipata è stata creata il 1 luglio del 2019 (valorizzare i beni immobiliari di proprietà comunale), e messa in liquidazione dal consiglio comunale  l’8 febbraio, in una seduta incandescente.

Non solo: da una tabella dello stesso dipartimento si scopre che il comune di Messina sotto l’amministrazione di Renato Accorinti (tramite il dipartimento per la Casa, non la Patrimonio Spa), ha venduto nel biennio 2016/2017  il doppio degli immobili venduti nei quattro anni successivi. Sono stati 130 nel 2016, per un incasso di 715mila euro, e 86 nel 2017, per 671mila euro. Quindi 53 nel 2018 (395mila euro di incasso), 28 nel 2019 (163mila euro), 3 nel 2020 (8326 euro incassati) e 50 nel 2021, con un guadagno per le casse del comune di Messina di 337mila euro. De Francesco ci tiene a sottolineare che il lavoro è stato svolto integralmente dal suo dipartimento e non dalla Patrimonio Spa, scrivendo in neretto, a proposito dei 50 alloggi del 2021, “procedimenti sono sempre stati istruiti e conclusi dal personale del dipartimento , e tutti sottoscritti dallo scrivente“. E quindi, secondo quanto riferisce il dirigente, in quelle vendite la Patrimonio Spa non c’entra nulla.

Eppure, nella relazione del terzo anno di attività delle partecipate, nel capitolo dedicato alla patrimonio Spa, il presidente della partecipata Roberto Cicala, e le consigliere d’amministrazione  Patrizia Rizzo e Simona Gullì, scrivono che che “alla data del 30/06/2021 sono state completate le vendite di 26 alloggi, di altri 6 si è in fase conclusiva di firma contratto”, che “L’entrata aggiuntiva nel primo semestre 2021 è di € 227.272,79, e cioè € 204.080,49 per vendite di alloggi”, e che “Si punta a vendere nella seconda metà dell’anno ulteriori 50 alloggi”. Secondo la relazione di fine mandato di De Luca, dei suoi assessori e delle governance delle sue partecipate, invece, si legge che dalla Patrimonio Spa “sono state completate le vendite di 47 alloggi, di altri 18 si è in fase conclusiva di firma contratto, mentre altre 5 richieste sono alla verifica finale dei documenti da parte degli uffici”, e che “L’entrata aggiuntiva nell’anno 2021 è pari a € 348.564.30, oltre che la partecipata ha riattivato la procedura di vendita degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica”: effettivamente la vendita degli alloggi era stata sospesa nel 2019 con una delibera di giunta.

Motivo della messa in liquidazione da parte del consiglio comunale, come indicato da due interrogazione di Movimento 5 stelle e Pd, è nei fatti una sostanziale inutilità della società, che ha chiuso il 2020, secondo i dati del bilancio depositato a maggio 2021, con un utile di poco più di cinquemila euro, un patrimonio netto da circa 110mila euro, l’unico investimento effettuato consiste in “hardware” per  5600 euro. Numeri molto bassi, che in effetti testimoniano una mole di lavoro non elevatissima, certificata anche dal dirigente De Francesco. Di diverso avviso era stata Carlotta Previti, vicesindaca e assessora al Bilancio, secondo la quale l’emendamento votato dal consiglio sarebbe “privo di alcun fondamento normativo” e pertanto illegittimo.

 

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