L’operazione, che prende il nome del capodoglio Siso, morto a causa della pesca illegale e il cui scheletro oggi si trova al MuMa, durante il suo quarto anno di attività ha raggiunto il risultato (ancora solo provvisorio) di 100 FAD contrastati e 100 attrezzi da pesca illegale eliminati dai fondali. Si parla in totale di 150mila metri di filo di polipropilene o nylon, più di 600 bottiglie di plastica, oltre 200 taniche di olio motore usate come galleggianti e 300 foglie di palma tolte dalle acque delle Eolie.
La Siso è stata avviata nel 2018 dalla Sea Shepherd in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, la Guardia Costiera, la Capitaneria di Porto di Catania e la Guardia di Finanza sezione Milazzo per contrastare la stima annuale di oltre 5000 FAD illegali calati nelle acque delle Eolie, per un totale di 10.000Km di attrezzature illecite.
I principali obiettivi dell’operazione sono infatti i Fishing Agregating Devices (FAD), meccanismi di pesca artigianali formati da tre componenti, come spiegato anche sul sito della Sea Shepherd: “una galleggiante, fatta di bidoni di plastica (molto spesso contenenti sostanze nocive per l’ambiente), – spiegano- una ombreggiante composta da foglie di palma o teli di plastica e una di ancoraggio sul fondo, costituita generalmente di un lungo filo di polipropilene, legato attorno ad un peso di cemento o rocce e che agisce come zavorra, permettendo all’attrezzo di ancorarsi a grandi profondità” e le spadare, reti da posta cioè non fisse, usate per la cattura di grossi pesci pelagici, soprattutto pesci spada, da cui prendono il nome. Sono reti che possono raggiungere una lunghezza di 20 chilometri e una larghezza di 30 metri e provocano il cosiddetto “effetto muro” catturando tutto ciò che vi finisce dentro.