MESSINA. Ventisei luoghi da scoprire, sette passeggiate e quattro festival. Sono i numeri dell’edizione 2023 delle Vie dei Tesori, che anche quest’anno aprirà le porte di alcuni dei monumenti e delle chiese più belle dell’antica Zancle, definita “la città eroica, sopravvissuta a invasioni, conquiste e rivolte”, ma anche “la città del grande Antonello e da cui passò in fuga Caravaggio”, che malgrado i tanti ipogei, forti, ville e opere d’arte sopravvissute al devastante terremoto del 1908 è “ancora fuori dai principali itinerari culturali del Paese”.

Tante le conferme nel programma della kermesse, ma anche qualche novità, con un’offerta che si allarga anche alle colline e ai borghi attorno, dove vivono chiese ed eremi dimenticati. Fra i luoghi “inediti”, il Seminario Arcivescovile, che mette a disposizione alcune sezioni della Biblioteca Painiana, un’antica raccolta zoologica e i celebri bozzetti e cartoni di Aristide Sartori per i mosaici del Duomo. Il festival è in corso per tre weekend, dal 16 settembre all’1 ottobre.

 

 

I LUOGHI 

(clicca sul link blu per visualizzare la posizione)

  1. Abbazia di Santa Maria di Mili

Anche quest’anno sarà possibile varcare la soglia dell’antica chiesa abaziale voluta dal Gran Conte Ruggero, tra le più antiche architetture normanne di Sicilia. La chiesa di Santa Maria e l’annesso monastero nascono nel 1090 su un preesistente cenobio bizantino. I monaci orientali già nel 1092 accoglieranno all’interno della chiesa la salma di Giordano, primogenito di Ruggero, morto in battaglia a Siracusa. Nel 1542 il complesso monastico e l’ampio feudo passarono all’amministrazione del Grande Ospedale di Messina. Con le leggi eversive del 1866 tutto fu venduto ai privati ad eccezione della chiesa che è passata al Fondo Edifici di Culto del Ministero degli Interni (Mili San Pietro)

 

 

2. Casa Museo Maria Costa

È la casa di fine Ottocento nel rione della Case Basse di Paradiso, dove visse e morì (il 7 settembre 2016) la poetessa messinese Maria Costa, inserita tra i “tesori viventi” della Sicilia. Gli ambienti, tutti arredati con mobili appartenuti alla poetessa, sono semplici e sobri e rispecchiano l’autenticità di una casa di pescatori del tempo, ma soprattutto portano a comprendere Maria Costa, sempre profondamente legata alle tradizioni e al dialetto della provincia. Sono esposti i libri della poetessa; il cortile esterno ospita mostre e reading poetici. Il Centro studi intitolato alla poetessa è nato un anno dopo la sua morte su iniziativa di un gruppo di studiosi, amici e familiari (Via Case Basse 23 – Paradiso)

3. Castel Gonzaga

Nella prima metà del XVI secolo, l’imperatore Carlo V, per combattere i pirati barbareschi, potenziò il sistema di difesa attorno alla città. Il viceré Ferrante Gonzaga curò il piano dei lavori, su progetto del celebre architetto di Bergamo, Antonio Ferramolino, con la preziosa consulenza dello scienziato Francesco Maurolico. Castel Gonzaga, costruito dal 1540 sulla collina di Montepiselli, difendeva l’accesso meridionale, pur rimanendo esterno alla possente cinta dei bastioni. Si racconta fosse circondato da un fossato, abitato da famelici coccodrilli. Durante l’ultima guerra, divenne sede del Sistema di difesa antiaerea. A pianta poligonale, ha un camminamento anti-mina di forte suggestione (Via Montepiselli, 64)

4. Chiesa di San Giovanni Battista

L’antico abitato di Santo Stefano Briga, detto popolarmente il Soprano, conserva importanti monumenti, tra cui la chiesa madre dedicata al patrono San Giovanni Battista. È a tre navate con altrettanti importanti portali e la cupola. Ospita un grande polittico del XV secolo che raffigura la Madonna con Bambino e Santi, e un ciborio in marmo del 1554 di scuola gaginesca. Spicca per bellezza un monumentale altare maggiore in marmo del 1774 che custodisce il simulacro ligneo del patrono. Uno scrigno di arte e fede che, recentemente restaurato, è ritornato agli antichi splendori (Piazza San Giovanni Battista – Santo Stefano Briga)

5. Chiesa di San Nicola

La vallata di San Filippo fu frequentata fin da epoca medievale dai monaci orientali come testimonia ancora oggi, il monastero abbandonato di San Filippo il Grande. L’abitato di San Filippo Superiore è custode di una grande storia ancora oggi documentata dalla chiesa Madre dedicata a San Nicola. L’interno è ricco di opere d’arte tra cui la grande tela della Madonna del Rosario attribuita ad Antonio Catalano il Vecchio, sull’altare maggiore. Degni di nota gli affreschi e gli altari settecenteschi e il bel dipinto della Madonna della Lettera (Piazza Chiesa – San filippo Superiore)

6. Chiesa di Sant’Elia

La chiesa di Sant’Elia è tra le più antiche della città. Pur essendo stata dichiarata inagibile già prima del 1908, superò meglio di altre la prova del terribile terremoto che distrusse Messina, giungendo sino ai nostri giorni pressoché integra nelle strutture, come documentano i numerosi affreschi dei fratelli messinesi Paolo e Antonio Filocamo. Pare che sia stato proprio Antonello da Messina a siglare, nel 1462, un atto notarile per la realizzazione di un gonfalone destinato alla Confraternita di Sant’Elia dei Disciplinanti. Con il terremoto andò distrutto l’attiguo ed enorme monastero la cui aerea è oggi occupata dal Comando della Brigata Aosta. L’interno della chiesa di Sant’Elia conserva le decorazioni settecentesche ma cela anche un’interessante struttura medievale (Via Sant’Elia, 45)

 

 

7. Chiesa di Santa Maria Alemanna

Entrando si torna indietro nel tempo, alle Crociate, quando Messina era una delle tappe obbligate per il viaggio verso la Terrasanta. Fu Hermann von Salza, Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici, a far costruire nel 1220 l’ospedale e la chiesa realizzata in blocchi di Selenite e cristalli di gesso. Nel 1485 chiesa e ospedale saranno ceduti all’Arciconfraternita dei Rossi. Interessante il portale laterale ed i capitelli figurati. Le pareti all’interno conservano dei graffiti che documentano il periodo in cui la chiesa fu adibita a deposito e officina (Via Santa Maria Alemanna, 24)

8. Chiesa di Santa Maria dei Giardini

Tra le più belle chiese dei casali di Messina, le sue origini affondano nel Medioevo. L’attuale edificio a navata unica risale ai rifacimenti del XVII e XVIII secolo. Al suo interno numerose opere d’arte tra cui spicca sull’altare maggiore, una grande tela settecentesca dell’Immacolata e Dio Padre; da ammirare il soffitto ligneo. Ma la sorpresa è una tavola cinquecentesca di Santa Maria dei Giardini di Gerolamo Alibrandi detto il Raffaello di Sicilia. Si tratterebbe della prima opera documentata dell’artista, consegnata ai committenti nell’agosto del 1516. Il portale d’ingresso è decorato da un’edicola della Madonna col Bambino del 1613. Antica la devozione a Sant’Antonio Abate che viene festeggiato ogni anno a gennaio (Piazza Santa Maria dei Giardini – Santo Stefano Medio)

9. Chiesa dei Catalani

È una delle massime espressioni dell’arte siciliana, fusione affascinante di stili bizantino, arabo e normanno. Basilica a croce latina, fu edificata nel XII secolo come cappella reale per poi passare a fine ‘400 alla fiorente comunità catalana. Prima sede in Sicilia dei Domenicani e dei Teatini, nei secoli fu arricchita di opere d’arte, oggi conservate al Museo Regionale e a Capodimonte. L’edificio riesce a raccontare la genesi e il livello stradale di questa parte di città prima del terremoto del 1908: nel sottosuolo c’è una cripta che corre lungo il transetto. Merita attenzione l’antica icona della Madonna della Scala con un rivestimento argenteo, il crocifisso nero del XV secolo e la tela dell’Immacolata del 1608 (Via G. Garibaldi, 111)

10. Chiesa e Museo di San Giovanni di Malta

La chiesetta è legata al martire Placido che, nato patrizio, rinunciò ai suoi beni, divenne monaco e venne inviato in Sicilia dove fondò, nel 535, il primo monastero benedettino dell’isola. Nel 541, con la sorella Flavia e una trentina di monaci, fu torturato e ucciso dai pirati, nella chiesa che finì incendiata e verrà poi ricostruita in epoca normanna e di nuovo nel 1588. Dopo il ritrovamento delle reliquie, compresa la lingua del santo in un vasetto, e la scoperta di una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa, divenne meta di pellegrinaggi. Da qui, nel 1608, passò anche il Caravaggio, evaso e in fuga, inseguito dai Cavalieri di Malta. La chiesa rinascimentale fu “tagliata” dopo il 1908 per far spazio alla Prefettura (Via San Giovanni di Malta, 2)

11. Chiesa Gesù e Maria delle Trombe e il Bambinello delle Lacrime

Era una delle chiese più sfarzose della città, il terremoto ha distrutto quasi tutto ma in suo ricordo è stato edificato un piccolo luogo di culto che custodisce alcuni altari settecenteschi ma in particolare un piccolo Bambinello in cera proveniente dalla chiesa di San Gioacchino. Questa piccola scultura lacrimò più volte dal 1712 ed i messinesi si affidarono a lui in occasione di particolari calamità. Dopo un regolare processo canonico, ordinato dall’arcivescovo Giuseppe Migliaccio, il Tribunale Ecclesiastico, all’unanimità, riconobbe che le lacrime del bambinello erano vere e miracolose. Quando la chiesa di San Gioacchino fu distrutta dal terremoto, la piccola statua fu trasferita in questa nuova chiesa di Gesù e Maria delle Trombe (Via San Giovanni di Bosco, 27)

12. Collezioni dell’Università di Messina

Piatti, vasi, anfore, provenienti soprattutto da Caltagirone, ma anche opere di altre maestranze. Nell’antiquarium dell’Università, in un allestimento curato da storici dell’arte, ecco la preziosa collezione di maioliche siciliane e spagnole, circa 170 pezzi, che apparteneva all’ingegnere e appassionato studioso Cesare Zipelli; che nel 2008 volle donarla all’Ateneo, integrando un primo nucleo di ceramiche già cedute in precedenza da lui e dalla moglie Doris. Ma la collezione dell’Università racchiude anche alcuni resti architettonici del XVII secolo, provenienti dal Collegio dei gesuiti, sede barocca del primo “Studium” messinese; e opere di pittori locali tra ‘700 e ‘800, tra cui una gouache del XVIII, che raffigura il castello di Rocca Guelfonia (Piazza Salvatore Pugliatti, 1)

13. Eremo Regio Madonna di Trapani

Alle prime pendici dei Peloritani, a pochi passi dalla città, sorge un eremo tra i più importanti di Messina. Di fondazione incerta, forse ad opera di frati anacoreti dell’ordine Carmelitano (tra cui era Sant’Alberto da Trapani), divenne nel 1531 la prima sede di Sicilia dei Frati Minori Cappuccini. In seguito, dal 1654, fu sede principale dei monaci pacomiti che da questo luogo tenevano le fila di una rete di eremi distribuiti a corona sulla città. Forte la devozione alla Madonna di Trapani il cui culto è mantenuto dall’omonima confraternita fin dal 1670, attuale titolare dei luoghi. Importanti lavori di restauro e riqualificazione lo hanno riportato agli antichi splendori (Torrente Trapani alto)

14. Forte Ogliastri

Sulle prime alture collinari che abbracciano la città, ecco un’altra fortezza. Questa, però, risale alla fine dell’Ottocento, quando re Umberto I dispose l’edificazione di ben quattordici forti, a scopo militare, sul modello di quelli cinquecenteschi, fuori dal centro urbano, così come sulla sponda calabra. Elementi caratteristici dell’antica fortezza sono il ponte levatoio, la capponiera per difendere il fossato e le feritoie per la fucileria (Contrada Colle Ogliastro)

15. Forte San Salvatore e stele della Madonnina

È il simbolo di Messina. Da qui lo sguardo abbraccia sia la costa della Sicilia che quella della Calabria, fortezza voluta da Carlo V a difesa del porto falcato. E poi c’è la Madonnina, posta in cima ad una bianca stele collocata nel 1934 su Forte San Salvatore. La visita si conclude con il colpo d’occhio sul mare, dall’alto del bastione. Questa estrema propaggine della falce era anche una zona sacra, che mantenne questa sua energia anche in periodo cristiano. Il forte deve il suo nome all’antico monastero del SS. Salvatore, voluto del Conte Ruggero nel 1086 in ricordo di alcuni suoi soldati uccisi, che diventerà sede del celebre Archimandritato. Ospita un’interessante mostra di antiche stampe dello Stretto degli Amici del Museo (Castello del Santissimo Salvatore)

16. Galleria D’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”

La galleria d’arte custodisce una collezione di grande pregio che comprende opere di artisti del XX secolo come Fontana, Casorati e Boetti.Un viaggio che va dal Neorealismo del dopoguerra alla Pop Art italiana, oltre alle sorprendenti installazioni di Agostino Bonalumi o alle sculture di Giò Pomodoro. Una sezione è dedicata agli artisti che hanno fatto grande il ‘900 siciliano, Renato Guttuso, Giuseppe Migneco, Giulio D’Anna. Spazio anche a cimeli e documenti appartenuti al poeta Salvatore Quasimodo (Via XXIV Maggio, 48)

17. GAMM – Galleria D’Arte Moderna di Messina

Il PalaCultura “Antonello da Messina” ospita la galleria che raccoglie tutte le opere d’arte contemporanea di proprietà del Comune. Un’interessante collezione che conta opere di grandi internazionali come Emilio Tadini e Mirò, e alcune testimonianze dell’arte messinese e siciliana del Novecento come Freiles, Samperi e Fiume (Viale Boccetta)

18. Monastero San Placido Calonerò – Enoteca Provinciale

Era una sera di ottobre del 1535 quando l’imperatore Carlo V, reduce dai trionfi di Tunisi, prima di entrare a Messina, sostò a San Placido Calonerò, ma il complesso benedettino era molto più antico. Le origini sono del 1361 per poi passare nell’attuale sede dal 1394 grazie alla donazione dei Vinciguerra. Studi recenti lo indicano costruito sui resti dell’antica Villa romana di Santa Melania. Enigmatici gli ipogei nel sottosuolo, la piccola Cuba nel giardino a sud del monastero (Strada Provinciale, 35 – Pezzolo)

 

19.Museo della Fauna – Università degli Studi di Messina

Il Museo della Fauna è un’istituzione al servizio della collettività, istituito per finalità di ricerca, di conservazione, di divulgazione e di tutela di testimonianze faunistiche. Custodisce importanti reperti di fauna fossile ma anche di faune terrestre e marine (Dipartimento di Scienze Veterinarie – Via Palatucci, 1 – SS. Annunziata)

20. Museo di cultura e musica popolare dei Peloritani di Gesso

Nell’antico casale di Gesso, sui monti Peloritani, si trova uno spazio museale che racconta la cultura popolare di contadini e pastori: tradizioni, lavoro, feste religiose e profane, giochi. Uno spazio interdisciplinare, che custodisce un patrimonio da valorizzare. Sono esposti ciaramedde (zampogne), friscaletti (flauti), tammuri e tammureddi (tamburi e tamburelli), marranzani, brogne e trumme (trombe). Di particolare interesse è il laboratorio, dove i ragazzi apprendono le tecniche di realizzazione di zampogne e flauti di canna. Uno spazio è dedicato alle foto del villaggio cittadino, e uno ai pupi siciliani. E una sorpresa: le maschere della rappresentazione popolare detta U cavaduzzu e l’omusabbaggiu (Via Basiliani – Gesso)

21. Palazzo del Governo – Prefettura

Una nuova occasione da non perdere per visitare la Prefettura di Messina: imponente dal punto di vista strutturale in pieno stile neoclassico ma con la compresenza di dettagli in stile rinascimentale e citazioni liberty, il Palazzo del Governo di Messina di Cesare Bazzani fu costruito nel 1915 dopo il terremoto che colpì la città. In origine occupava quasi per intero l’area della cinquecentesca Chiesa di S. Giovanni e il Palazzo dei cavalieri di Malta, della quale è ancora possibile vedere la tribuna sul retro del palazzo. Durante la visita esclusiva si entrerà nella biblioteca, nella stanza del prefetto con il soffitto a cassettoni, e nei salottini (Piazza dell’Unità d’Italia)

 

 

22. Santuario di San Francesco all’ Immacolata

Le sue imponenti absidi merlate sono raffigurate nel famoso dipinto “La Pietà con tre angeli” di Antonello da Messina, esposto al Museo Correr di Venezia. Edificata nel 1254, la chiesa di San Francesco faceva parte del primo complesso religioso dell’ordine francescano di Sicilia, costruito in onore del santo, appena 28 anni dopo la sua morte, per volere di alcuni nobili messinesi. Si conservano due pregiate statue argentee, quella grandiosa dell’Immacolata e quella più antica di Sant’Antonio da Padova (Viale Boccetta)

23. Seminario Arcivescovile San Pio X

Apre eccezionalmente le porte il Seminario di Messina, istituzione che cura la formazione dei sacerdoti ma che nello stesso tempo, è un polo culturale d’eccezione. Il visitatore potrà conoscere alcune importanti raccolte di carattere scientifico e culturale. Alcune sezioni della Biblioteca Painiana, un’antica raccolta zoologica, ma anche i celebri bozzetti e cartoni di Aristide Sartori per i mosaici del Duomo e la sala storica dedicata a monsignor Angelo Paino con antichi mobili e rari dipinti (Via Mons. Angelo Paino – Rione Giostra)

24. Tempio di Cristo Re – Castello di Roccaguelfonia

Qui convivono il passato remoto e quello prossimo: la torre ottagonale merlata fa parte di quelle fortificazioni medievali che resero imponente e protetta la città. Su questa testimonianza medievale, però, si trova una campana che parla di un passato abbastanza recente: è stata fusa con il bronzo dei cannoni, bottino della Grande Guerra. Il Tempio, ispirato alla Basilica di Superga di Filippo Juvarra, è stato realizzato nel 1937. Nell’ipogeo, il monumento al Milite Ignoto di Antonio Bonfiglio, alle pareti i resti mortali dei Caduti di tutte le guerre. Sopra è la chiesa, con due grandi tele di Salvatore e Guido Gregorietti; le otto statue in bronzo di Teofilo Raggio, in stile razionalista, raffigurano le Virtù teologali e cardinali e circondano la cupola. In una nicchia della scalinata esterna si scopre la statua in marmo del Cristo Re realizzata da Tore Calabrò (Tempio di Cristo Re)

 

 

25. Villa Cianciafara

Costruita alla fine del diciottesimo secolo su un preesistente edificio medievale, la Villa rappresenta uno dei pochi esempi di architettura settecentesca rimasta perfettamente conservata dopo il sisma del 1908 e la Seconda Guerra mondiale. Nata come tenuta agricola, mostra ancora le case coloniche, il lavatoio, il palmeto, il magazzino per il vino, il frantoio, il forno, la cappella, la stalla e il fienile, il giardino con puttini e un delizioso tempietto; all’interno, invece, è possibile osservare i preziosi e nobili arredi di un tempo; oltre allo stile del fotografo e incisore Filippo Cianciara, cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e di Lucio Piccolo, che a lungo visse tra queste mura (Via Comunale, 17 – Zafferia)

 

 

26. Villa Giovanna

Nell’antico borgo di pescatori di Villaggio Pace, nel primo ventennio del ‘900 venne costruita Villa Giovanna su quello che in epoca borbonica era un avamposto di vedetta, sede della Guardia Regia: appena superata la pesante porta di ferro della villa – che ospita il centro olistico Mater Vitae – ci si ritrova immersi in un giardino tropicale, tra specie autoctone e officiali, che degradano verso il mare; una doppia fila di preziosi bonsai, si insinua tra collezioni d’arte e rari cimeli raccolti durante i viaggi. Esposte alcune opere del pittore Michele Panebianco, vincolate dalla Soprintendenza. Sarà possibile partecipare ad alcune esperienze immersive del centro olistico, tra antichi strumenti, campane tibetane e al silicio, batacchi, tamburi sciamanici e gong (Via Consolare Pompea, 18 – Pace)

 

 

(Schede e immagini tratte dal sito web del festival. Foto di Igor Petyx)

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