MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Eleonora Urzì Mondo, attivista del gruppo Messène, rispetto la situazione dell’interruzione di gravidanza nella città di Messina. Di seguito il contributo.
“Nella Città Metropolitana di Messina, stando a quanto riferito dal vostro giornale, pare vi sia un solo medico non obiettore di coscienza che può occuparsi di interruzione volontaria di gravidanza.
Uno solo, nell’intera provincia. Ciò comporta una lesione di fatto del diritto sancito dalla legge 194 del 1978. Le polemiche di questi giorni circa la sentenza storica della Corte Suprema degli Stati Uniti – il modello di giustizia lì si fonda su un sistema molto diverso dal nostro, va precisato -, hanno aperto un dibattito estremamente acceso anche in altri contesti. E, dal più grande al più piccolo, hanno acceso i riflettori sull’interruzione di gravidanza nei vari territori. Compreso il nostro.
“Il diritto alla salute, in particolare a quella sessuale e riproduttiva, è un pilastro fondamentale dei diritti delle donne e della parità di genere, e non può in alcun modo essere trascurato”, recita la risoluzione approvava dal Parlamento europeo in seduta plenaria, ribadendo l’esigenza che mira anche a garantire il diritto ad un aborto legale e sicuro. Il massimo organo elettivo europeo ha precisato come le violazioni di questo diritto rappresentino una forma di violenza contro le donne e ostacolino i progressi verso l’uguaglianza di genere.
“Ce lo chiede l’Europa”: un’affermazione che in questi anni abbiamo sentito infinite volte quando governi e Parlamento volevano scaricare la responsabilità di misure austere o di difficile digestione per i cittadini. Allo stesso modo, ha senso evidenziare che “ce lo chiede l’Europa” di “garantire servizi sanitari di alta qualità, completi e accessibili, rimuovendo tutte le barriere che impediscano alle donne di utilizzare questi servizi”.
Non entrando nel merito delle posizioni etiche che dividono abortisti e antiabortisti – antitesi profondamente banalizzante e superficiale – , il fatto inequivocabile è che questo stato delle cose rappresenta una mancata garanzia legata al diritto alla salute che la nostra stessa Costituzione riconosce come fondamentale. Oltre che un danno profondo per quell’unico professionista che, in rispetto alle normative vigenti, garantisce un servizio presso una struttura sanitaria pubblica, in rispetto ad una legge dello Stato.
Allo stesso tempo, costituisce un assurdo per definizione e non esitiamo a considerarlo un caso di emergenza a cui va urgentemente e indubbiamente posto rimedio. Per questo riteniamo essenziale che i rappresentanti istituzionali messinesi, ed in primis il Sindaco della Città Metropolitana e gli amministratori locali nella loro funzione di massimi responsabili della salute della comunità che rappresentano, la Regione Siciliana e i parlamentari regionali e nazionali intervengano con massima urgenza perché, oltre il censimento, si pongano in essere tutti gli interventi necessari per risolvere questa circostanza indecente che non può essere certo tollerata in un Paese civile, democratico e laico.”